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L'urlo si fece largo per tutta l'enorme casa nella quale i quattro stavano giocando a quel gioco.

Kevin saltò letteralmente in aria e spalancò i propri occhi, girandosi verso la porta che rappresentava il confine tra la stanza nella quale lui, Jonathan e Ginger, in quel momento si stavano rilassando, per modo di dire.

Il loro cuore prese a battere più rapidamente, e iniziarono a guardarsi tra loro.

Quella era Clio.

Che diavolo stava accadendo?

Cos'era successo alla ragazza?

Una leggera aria di terrore iniziò a volteggiare tra i loro animi, insieme a un sentimento di preoccupazione.

Aveva appena urlato.

Aveva appena infranto una regola.

Si alzarono velocemente, e Kevin, in quel momento, voleva solo vedere l'altra sana e salva.

Inizió a camminare verso la porta, seguito dagli altri due, che rimanevano muti come un pesce.

Con il cuore in gola, si preparò a scendere il primo gradino, ma qualcuno lo afferrò per il polso: Jonathan.

Si girò, incontrando le iridi dell'altro, e le vide fisse su un punto sotto di loro.

Seguì il loro tragitto.

E lo vide.

Qualcuno era seduto sull'ultimo scalino.

Era una figura nera, non si riusciva bene a scorgere il corpo per intero.

Però era seduto, si stringeva le gambe al petto e dondolava lentamente la testa.

Il corpo del biondo divenne completamente fatto di pietra: non riusciva più a muovere neanche un muscolo.

Una melodia inizió a raggiungere le sue orecchie.

Era una cantilena inquietante.

Sembrava la canzoncina dei Puffi.

Peccato che, cantata all'una di notte, perdeva tutto il suo fascino.

La testa dell'essere dondolava a ritmo della canzoncina.

Piano piano si fece sempre più veloce.

Ancora di più.

Ancora di più.

Ancora di più.

Ancora di più.

Ancora di più.

Finchè non si bloccò.

Si bloccò la canzoncina.

Si bloccò la testa.

Si bloccò ogni cosa.

Poi si girò.

E fece incontrare quel suo ghigno lungo fino alle tempie, pieno di denti affilati e bianchi.

E i suoi occhi rossi, che si trovavano affianco ai bordi del bianco ghigno.

Kevin riprese a tremare sul posto.

E quello cosa diavolo era?

Il cuore, ormai, non tornava più al normale battito.

Il respiro non smetteva più di essere irregolare o spezzato.

Il suo corpo non smetteva più di tremare.

Poi la figura si alzò all'improvviso, senza staccare i suoi occhi dai loro.

The Game of SilenceWhere stories live. Discover now