Una strana voglia si aprì in lui: doveva gridare.

Doveva urlare.

Doveva far vedere agli altri cosa stesse accadendo.

Il respiro divenne irregolare e spezzato.

Il cuore prese a battere ancora più velocemente.

Le mani tremavano in maniera incontrollata.

Gli occhi si facevano lucidi.

La bocca diventava arida e la gola secca.

Uno scintillio attirò il suo sguardo, che si andò a posare su una specie di ghigno bianco, nato sotto l'occhio del mostro.

Non era molto grande, ma non aiutava la situazione nella quale lui si trovava.

Piano piano divenne più grande.

Sempre di più.

Sempre di più.

Comparvero più denti affilati.

Sempre di più.

Sempre di più.

La paura aumentava nel giovane.

Sempre di più.

Sempre di più.

Le sue gambe tremavano.

Sempre di più.

Sempre di più.

Perchè nessuno se ne era ancora accorto?

Aveva tanta, troppa paura.

L'oscurità che nascondeva l'essere inizió a sparire, ad indietreggiare.

Sempre di più.

Sempre di più.

La paura per il buio di Kevin aumentava.

Sempre di più.

Sempre di più.

Iniziò a vedere delle strane estremità appuntite, color nero pece.

Voleva allontanarsi, ma quell'emozione lo stritolava.

Sempre di più.

Sempre di più.

Un'urlo decise di nascere, ed iniziò a risalire verso la sua bocca.

Sempre di più.

Sempre di più.

Ma qualcuno riuscì a bloccarlo sul nascere.

Sentì un dolore sulla guancia, e i suoi occhi incontrarono la parete della stanza.

Ingoió l'urlo, e si portó una mano alla parte colpita, che gli doleva.

Quando spostò la testa, vide che l'essere era sparito e, successivamente, incrociò le iridi verdi di Jonathan, che lo guardava preoccupato.

Sentì gli occhi bruciare.

Lo vide muovere velocemente le mani, mettendo una dietro l'altra le lettere dell'alfabeto muto.

"Tutto apposto? Ti ho visto tremare e fissare l'angolo."

Il ragazzo si morse il labbro, sentendo il terrore iniziare a disperdersi sotto forma di lacrime, prima di gettarsi nelle braccia dell'altro.

Aveva avuto così tanta paura...

Non voleva più giocare.

Non gli era piaciuto quel momento.

Non gli era piaciuto quel l'occhio rosso.

Non gli era piaciuto tutto quel buio.

Non gli era piaciuto e non gli piaceva quel silenzio.

Quel silenzio predatore.

Quel silenzio assordante.

Si misero entrambi seduti, anche perchè le loro gambe sembravano non riuscire più a reggerli.

Kevin si sistemò tra le gambe del riccio, poggiando la testa sul suo petto e ascoltando i battiti accelerati per la tensione dell'altro.

Sapeva di avere lui alle spalle, e cacciava continuamente l'idea contraria che si era fatto nella propria testa, quindi si sentiva più tranquillo.

Ma, alla fine, tranquillo era un parolone.

Decise di provare a rilassarsi.

O, almeno, smettere di tremare.

*

Clio se la stava per fare sotto: la reazione di Kevin per chissà che cosa l'aveva spaventata molto.

Davvero.

E, dopo averlo visto piangere e cercare di rilassarsi con il corvino, decise che quello era un buon momento per andare in bagno.

Se la stava per fare sotto.

Mosse i propri piedi sulle assi di legno, raggiungendo la rossa e toccandole la spalla, per poi dirle, utilizzando l'alfabeto muto, che sarebbe scesa per andare in bagno.

L'altra annuì, e osservò la ragazza dai lunghi capelli neri uscire dalla stanza e proseguire verso il bagno.

Clio scese le scale, una dopo l'altra, sentendo ogni tanto il rumore fastidioso che producevano.

I calzini antiscivolo le permisero di evitare di cadere, così, passo dopo passo, scese le lunghe scale.

Quando posizionò l'ultimo piede, sobbalzò.

Spostò lo sguardo dove aveva sentito uno strano fruscio.

Niente.

Nulla.

Zero assoluto.

Ingoiò a vuoto, sentendo una leggera tensione attraversare il suo corpo.

Decise di sbrigarsi.

Arrivò davanti alla porta dal colore scuro.

Afferrò la maniglia, prima di girarsi velocemente.

Aveva visto qualcosa muoversi con la coda dell'occhio.

Guardò a destra.

Guardò a sinistra.

Guardò davanti a sè.

Ma niente.

Aprì la porta ed entrò in bagno.

La chiuse alle sue spalle e lasció un sospiro uscire dalle sue labbra.

Andò davanti allo specchio e si passò una mano trai capelli, mordendosi un labbro e chiudendo gli occhi.

Chi glielo aveva fatto fare?

La tensione sembrava divorarla nel profondo.

Non voleva più giocare.

Affatto.

Spalancò gli occhi, sentendo un rumore.

Si girò, appoggiando le braccia sul lavabo.

Niente.

Guardò alla sua destra.

Niente.

Guardò alla sua sinistra.

Niente.

Tremò.

Si girò ancora.

Niente.

Sentì un respiro alle sue spalle.

Si girò.

Niente.

Tremò.

Iniziò a respirare velocemente.

Guardò in alto.

Rosso.

Si fece l'una.

Urlò.

The Game of SilenceWhere stories live. Discover now