CAPITOLO 40

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"Skye, dobbiamo parlare"

Mi tiro su a sedere faticosamente, tra qualche ansito e gemito di dolore.

"Di cosa?" Domando, allarmata.

"Tu sai che dopo... Dopo l'incidente, non ti sei risvegliata subito, giusto?"

Annuisco, non capendo dove voglia andare a finire.

"Sarà passato un mese da... Dal nostro momento di intimità" Ricomincia, esitante. "E... I medici non hanno accennato a una possibile gravidanza o aborto. Perciò sono abbastanza fiducioso sul fatto che non abbiamo concepito un bambino. Ma devo esserne sicuro, ti giuro, sto impazzendo. Devo sapere."

Trattengo il respiro, non sapendo come rispondere e come comportarmi.

"Si... Certamente, potresti comprare un test di gravidanza e potremmo farlo anche subito se vuoi. Ti chiedo solo una cosa, non liquidare la faccenda come se fosse solo un peso in più, un enorme errore. Un bambino non è mai qualcosa di questo. È un dono, capisci?" Spiego, con gli occhi lucidi, pensando ai miei genitori che non l'hanno mai capito. O almeno non hanno ritenuto che questo discorso valesse anche per me.

Il suo sguardo si indurisce di poco, ma parla comunque con un tono di voce abbastanza calmo e controllato:"Skye, sai come la penso. Ora, non litighiamo inutilmente. Per favore"

"Non stiamo litigando. E non ne avevo alcuna intenzione. Semplicemente ti ho esposto la mia opinione, che penso sia la più giusta" Spiego, forzandomi a non innervosirmi.

"Ritorniamo sempre al punto di partenza! Anche io ti ho esposto la mia opinione. E cioè che sarebbe un grosso errore, sopratutto alla nostra età! Cosa vuoi che due sedicenni, senza una famiglia alle spalle e un aiuto finanziario, possano fare con un bimbo a carico? Pensi sarebbe semplice?"

"Nessuno ha detto questo. Indubbiamente, sarebbe un cambiamento radicale nelle nostre vite, ma non puoi condannare il bambino per i tuoi sbagli!" Comincio a gridare, gesticolando come una vera italiana.

"Semmai i nostri! Non ricordo che tu mi avessi detto di prendere precauzioni! E comunque, non ho voglia di continuare questo discorso. Adesso vado a comprare il test. Aspettami qui e non ti muovere! Chiaro?" Mi dice, puntandomi il suo sguardo fiammante nel mio, altrettanto acceso e preso dalla discussione.

Non rispondo, semplicemente, incrocio faticosamente le braccia e alzo il mento, in una posizione molto infantile, ma soddisfacente.

Sean scuote la testa, ma un piccolo sorriso fa capolino sul suo viso, prima adombrato.

Vedo che esita sulla porta della stanza, poi si avvicina a me velocemente e mi ruba un casto bacio sulle labbra, che però mi fa rabbrividire di piacere.

Non faccio in tempo a prenderlo per la maglia e impegnarlo in un bacio ben più profondo e passionale che lui è già sull'uscio di casa, pronto ad uscire nel rumoroso traffico newyorkese.

Sbuffo sonoramente, poi lascio scorrere il mio sguardo per tutta la stanza, soffermandomi poi sul famoso pacco, speditomi dai miei nonni.

Mi alzo dal letto, sempre molto lentamente, e mi avvicino ad esso, finalmente pronta a scoprirne il contenuto.

Lo sollevo e lo butto sul letto, rischiando di farlo cadere. Poi mi ci arrampico sopra e ne accarezzo piano la superficie liscia della scatola.

Rabbrividisco per l'anticipazione, indecisa se aprirlo piano o velocemente. Alla fine, opto per la seconda opzione e in pochi secondi il mio letto si riempie di plastica e pezzi di cartone. Inoltre, pezzi di polistirolo volteggiano attorno a me, in una danza silenziosa e rilassante.

Un sogno a occhi apertiWhere stories live. Discover now