CAPITOLO 45

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Poco prima di uscire di casa, un suono metallico mi blocca.

Sblocco il cellulare e ciò che vedo sullo schermo mi fa raggelare sul posto.

"Ciao Sean,
Voglio solo dirti che me ne vado. Non so per quanto tempo starò via, ma stai sicuro che tornerò. Tornerò prima di quanto credi.
Per favore, non cercarmi.
Skye"

Sento come se un peso si fosse poggiato sul mio petto, e il respiro mi si mozza.

"Dio, Skye! Mi vuoi far morire" borbotto, serrando una mano in un pugno, desideroso di scaricare tutta questa frustrazione e questa rabbia su qualcosa. O qualcuno.

Rilascio un profondo sospiro, sentendomi impotente di fronte a questa realtà. A questa realtà che mi colpisce violentemente, facendomi ondeggiare pericolosamente sui miei piedi.

Tutto d'un tratto, una furia ceca si abbatte sul mio corpo e mi ritrovo ad imprecare contro quella maledetta ragazza che mi ha rubato il cuore.
Ma che mi sta facendo soffrire enormemente.

Non poterla aiutare, non poter fare nulla per alleviare le sue sofferenze mi uccide internamente.

Sapere di essere inerme di fronte al suo dolore mi rende tremendamente instabile di umore e facilmente incline alla rabbia.

Come ora.

Cercando di trattenere questa furia ceca che mi spinge a vagare come un dannato all'interno di queste quattro mura, cercando di capire e di decifrare il messaggio di Skye, per captare un qualunque indizio che possa aiutarmi a trovarla.

A trovarla per non farla scappare più da me. Dal mio cuore. Dalla mia anima, ora lacerata dai sensi di colpa per averla lasciata andare in seguito al litigio. E dal dolore per la sua perdita.

Il nome della mia amata rimbomba nella mia mente, sempre più fioco come a voler simboleggiare il suo allontanamento.

Perché Skye? Perché amore mio, mi hai lasciato?

Preso da una spasmodica voglia di riabbracciarla, scendo in strada, impegnandomi nelle successive tre ore in una sfiancante e vana ricerca.

La mia iniziale speranza di poterla baciare fino a toglierle il respiro si affievola col passare dei minuti. E la morsa al petto si stringe sempre di più.

I miei occhi luccicano nella penombra della camera in cui mi sono rinchiuso in seguito alla ricerca.

Ma mi impongo di non lasciare che i sentimenti abbiano la meglio su di me. Non di nuovo.

E mi odio. Mi odio con tutto il cuore per aver lasciato che potesse accadere. Che una persona potesse diventare tanto importante da sentirne la sua mancanza, da diventarne dipendente.

Sospiro frustrato, obbligandomi a cambiare rotta ai miei pensieri.

Se n'è andata. E mi ha lasciato solo.

È lei a perderci.

Devo solo dimenticarla. Non può essere tanto difficile. Non ho mai avuto un legame emotivo e sentimentale con le altre persone, quindi perché Skye dovrebbe arrecarmi tanto dolore e fastidio?

"Già... Perché?" Sussurro sconsolato, sapendo bene che il mantra 'dimenticala' non potrà darmi alcun sollievo.

Mi è entrata dentro. Così dentro da non riuscire più a farla uscire.

E tutto quello che mi rimane ora è solo una grandissima quantità di furia e dolore, che si agitano nel mio corpo, lasciandomi insofferente e nervoso.

Comincio ad immaginare i peggiori scenari, da un incidente stradale a uno stupro. Nella mia mente si delineano le peggiori cose che potrebbe accadere alla mia bambolina.

E il mio demone interiore ruggisce, volendo prendere il sopravvento. Volendo uscire dal suo vaso, accuratamente chiuso con un lucchetto, per potersi rendere utile.

Ma il mostro che ero, e che non sono più grazie all'aiuto di quell'angelo diabolico di Skye, non potrà mai darmi un aiuto.

Non mi agevolerà nel doloroso compito di dimenticarla. E nemmeno nei tentativi di trovarla.

Devo solo spingerlo indietro nel vaso e chiudere un altro lucchetto attorno, evitando la possibilità che possa uscire definitivamente.

Scuoto il capo, cercando una qualche idea geniale che possa aiutarmi.

E solo dopo ventuno minuti e trentasei secondi mi tiro a sedere, colto da una spaventosa, ma al contempo buona intuizione.

Gli ospedali! Posso provare a chiamare gli ospedali più vicini alla nostra casa!

Non so se sperare che si sia fatta male e poterla ritrovare o che non si trovi in quelli orribili edifici.

Entrambe le opzioni mi raggelano e decido di non pensare, ma di darmi da fare.

"Pronto? Mi scusi, vorrei sapere..."

E le successive due ore e diciassette minuti le trascorro alla presa di questa seconda ricerca.

Anche questa senza alcune buone notizie.

Non è stata ricoverata alcuna ragazza di nome Skye.

"Maledizione!" Urlo a squarciagola, lasciando che un poca della mia sofferenza fuoriesca per mezzo di questa imprecazione.

Dove diavolo sta quella sua amica?! Lei potrebbe sapere.

Mentre aspetto che arrivi, nonostante non sia sicuro che possa darmi un aiuto, visto il loro recente allontanamento, vado in camera di Skye.

Un'esclamazione di sorpresa fuoriesce dalle mie labbra quando apro la porta.
Il caos.
Il caos regna sovrano in questa stanza.

Cumuli di vestiti e oggetti non identificati sono sparsi sul pavimento, completamente coperto.

Storco il naso, disgustato e non poco.

Poco disordinata, la ragazza.

Comincio a scostare un vestito dopo l'altro e trascorro un'altra oretta in questo modo.

Solo dopo aver perso tutta la mia poca speranza, prendo un paio di jeans, stranamente familiare.

Lo giro fra le mie mani, rovistando nella mia mente per ricordare quando l'ho già visto.

Frugo nelle tasche e un bigliettino di carta stropicciato torna alla luce.

C'è un numero scritto sopra.

Un sorriso soddisfatto spunta sulle mie labbra, fino ad ora strette in un'espressione accigliata.

Prendo nuovamente il cellulare e prima di digitare il numero del foglietto, chiamo la polizia, non resistendo alla voglia di sapere dove stia.

"Certo, le farò sapere se dovesse tornare. Perfetto, la ringrazio. Buonasera" Termino la telefonata, una piccola fiaccola di speranza che si accende nel mio cuore.

Non potendo attendere ancora, chiamo il numero sconosciuto, sentendo crescere ad ogni squillo un'agitazione che non mi si addice per niente.

Bambolina, quando ti trovo ti farò vedere cosa significa lasciare con un misero messaggio il temerario Sean!

"Pronto?"

La voce dall'altro capo del telefono mi fa raggelare sul posto e quella poca speranza nata, si spegne improvvisamente.

Diamine, io lo uccido!

***
MI DISPIACE INFINITAMENTE! Non avrei voluto farvi aspettare tanto per il capitolo. Ma spero di scriverne un altro il prima possibile per poter inaugurare il nuovo anno.
Vi faccio i miei più sentiti auguri di Natale (anche se in ritardo)!

Non odiatemi, please.
Alessia

Un sogno a occhi apertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora