Capitolo 20

1.3K 151 21
                                    

2000 a.C., Marzo

"Aspetta, ragazzino, aspetta! Prendi questo!" Il demone passò un secchio di legno al giovane davanti a lui, mentre si occupava di tappare uno dei buchi della piccola imbarcazione alla bell'e meglio. I suoi occhi erano concentrati unicamente sul legno, mentre attorno a loro un mare che prima non esisteva si agitava e ricadeva continuamente su sé stesso, in una tempesta alla quale la piccola barca sopravviveva per pura fortuna.

Quattro bambini, ciascuno di un'età non superiore ai dieci anni, erano occupati a tenere l'acqua fuori da quella che era appena più di una zattera, correndo avanti e indietro sul legno umido, rattoppando la vela fatta di stracci e senza trovare un solo momento di riposo.

Tra di loro, un uomo, più o meno, tra i quali ricci rossi si nascondeva una treccia creata dalle mani dell'unica ragazzina a bordo. Aveva il viso stanco e la tunica fradicia. Se tunica ancora la si poteva chiamare, dato che era stata in gran parte stracciata e usata per scaldare durante le notti fredde i corpi scheletrici di quei bambini.

All'improvviso, però, arrivò la calma piatta. Quasi in un attimo, quasi con violenza, il cielo si rischiarò, l'acqua ridotta a un pacifico flusso di ondicelle venne illuminata dai raggi del sole e il vento smise di tirare e strattonare.

"Crawly, Crawly! - gridò la bambina che stava in piedi sull'albero improvvisato, dalla vela ormai praticamente inutile - Si sta avvicinando qualcuno!"

"Cosa? Non... non è possibile, a meno che non sia l'Arca..."

Il demone si voltò senza capire, vedendo davanti a sé, occupato a fluttuare a qualche centimetro dall'acqua, con le ali spalancate, un Aziraphale dall'espressione abbastanza confusa. Crawly spalancò gli occhi da rettile, sentendosi come un criminale colto con le mani nel sacco.

"Crawly?"

"Non è assolutamente come pensi!"

Ecco, sicuramente non era una cosa da tutti i giorni vedere un demone dai lunghi capelli rossi con una treccina mezza disfatta starsene su una barca rovinata e bucata da una recente tempesta insieme a un gruppetto di bambini dal viso sporco. Soprattutto quando teoricamente gli unici esseri viventi a starsene al di sopra del livello dell'acqua sarebbero dovuti essere Noè e tutti gli "ospiti" della sua Arca.

"Cosa... cosa dovrei pensare esattamente?" chiese Aziraphale, aggrottando le sopracciglia.

I bambini avevano gli occhi spalancati, un'espressione di meraviglia nel vedere quella creatura mandata direttamente dai cieli. Uno di loro, il piccolo Navé, di non più di quattro anni, allungò una manina oltre la barca, quasi a voler toccare con mano l'apparizione davanti ai propri occhi. Aziraphale però non si mosse, restando con le mani intrecciate tra di loro e un'espressione pensierosa.

"Sto combattendo contro il piano ineffabile - affermò Crowley, soffiando - E contro di te! Dovevano annegare tutti, invece io ho salvato questi bambini. Sono andato contro la Sua volontà."

"Capisco."

E quel capisco intendeva dire tutt'altro. Aziraphale non era stupido. Crowley non aveva detto al proprio dipartimento che stava salvando dei bambini, non stava usando miracoli proprio perché loro non lo notassero. Se Crowley avesse usato dei miracoli, non si sarebbe trovato in una situazione così difficile, e Aziraphale doveva essersene reso conto.

"E immagino... che dovrei dirlo al mio dipartimento. O impedire il tuo lavoro malefico - disse Aziraphale - Dato che stai lavorando contro di noi."

Crowley si chiedeva come potesse essere giusto lasciar annegare dei bambini innocenti. Come la propria azione potesse essere davvero considerata sbagliata. Quei bambini non avevano responsabilità per la cattiveria e le brutte azioni dei genitori.

Si aggrappò con le dita affusolate alle spalle di uno dei ragazzini, tirandolo un poco verso di sé "Non guardarlo con quello sguardo ammirato, Yona. Sta per ucciderci tutti."

"Ma lui è un angelo - replicò il piccoletto, voltandosi verso Crowley - Non fa paura."

"Perché lo vedi così - sibilò il demone serpente - Gli angeli fanno molta, moltissima paura. Aziraphale, non avvicinarti. Se solo provi ad affondare questa barca... se solo..."

Il Principato era fermo al proprio posto, appena sopra l'acqua. Crawly poteva quasi sentire il suono dei suoi pensieri.

"A cosa pensi, Angelo? - chiese il demone - Al modo più caritatevole di spedire delle anime all'altro mondo?"

I ragazzini iniziavano a sembrare preoccupati. Si guardavano tra di loro, sussurravano. Routh, la bambina, scese dall'albero maestro e incrociò le braccia sul petto da bambina "Ci farà del male, Crawly?"

"Non lo farò - disse infine Aziraphale - Non sarebbe giusto."

Crawly quasi sorrise. Eccola di nuovo, la scintilla di ribellione che aveva visto tanti anni prima durante il loro primo incontro. Era di nuovo lì, come quando aveva dato via la spada che gli era stata assegnata.

"Ma come, Angelo? - disse, mentre il suo sorriso si allargava - Non eri tu quello che non metteva in discussione la volontà dell'Onnipotente?"

"Io... non uccido. E non... non dirò nulla ai miei capi."

"Sai, mi viene quasi da pensare che tu abbia un tuo codice morale, diverso da quello dei piani alti. È molto interessante, non trovi? Ti offrirei del vino e un pasto, ma sfortunatamente è già tanto se peschiamo il necessario per far sopravvivere queste pesti."

Crowley aveva perso la propria aria seria dopo aver capito di averla scampata, era andato tutto bene.

"Non- io seguo solo ciò che è giusto. Io non posso fare la cosa sbagliata."

"Chissà se esiste - quasi gli sussurrò Crowley - la cosa sbagliata."

Aziraphale sparì così come se n'era andato. Il cielo si scurì di nuovo, ma le onde non tornarono a tartassare la zattera di colpi.

"Quello era davvero un angelo?" chiese Navé, ancora con le mani sul bordo e gli occhi sull'acqua, dove un attimo prima si trovava Aziraphale.

"Immagino di sì - disse Crowly - È anche un vecchio amico."

"Crawly non mangia mai - disse Routh a Yona - Non dorme e non beve. Forse è un angelo anche lui. Ci ha salvati, no? Come gli angeli, che fanno cose buone."

Crowley sorrise tra sé e sé "Oh, quanto vi sbagliate."

Chissà cosa aveva fatto, Crawly. Chissà, si chiedeva, se era stato buono o cattivo, se aveva fatto la cosa giusta o quella sbagliata. E chissà cosa aveva fatto Aziraphale.

The Fall | Good OmensOù les histoires vivent. Découvrez maintenant