Non sa niente, è impossibile che sappia qualcosa.

«Certo, Bogum-ie, perché dovrei mentirti?» domando, fingendomi sconvolto. In realtà ho vari motivi...

«Uh, niente.» sorride quasi soddisfatto e mi accompagna sino alla porta dell'aula.

Ci diamo un veloce bacio a stampo, appurando che nessuno sia nei paraggi.

«A dopo TaeTae, ti voglio portare in un posto.» sorride e io ricambio, annuendo.

Entro e mi siedo al mio posto, con le guance un po' rosse. Può essere anche lui dolce, allora.

[- - -]

«Dove mi porti?» chiedo, agitando le gambe, seduto sui comodi sedili dell'auto del mio ragazzo.

«Ti va del gelato? Poi dopo, magari, studiamo assieme.» propone, mettendo in moto.

«A me va benissimo, anzi. Avevo proprio voglia di gelato alla fragola!» esclamo, contento.

Finalmente mangio un cazzo di gelato. Okay che siamo a settembre più che inoltrato, però...

Dopo pochi minuti raggiungiamo un piccolo parchetto, il primo che vedo qui che non sembra per spacciatori. Non fraintendetemi, non è curato o con giochi adatti a dei bambini eppure questi ultimi corrono e ridono, rendendo il tutto più bello. Ho sempre amato i bambini, peccato non poterne avere di miei.

«Tae? Ti sei incantato?» ride Bogum e scuoto la testa. Entriamo nella gelateria, un piccolo posticino al fresco, con un signore anziano dietro al bancone.

Ordiniamo e ci sediamo nelle panchine mezze diroccate che possiede il parco. Devo dire che Seoul mi manca e non poco, ma qui tutto è più... Confidenziale, amichevole, familiare. O almeno, da quello che ho potuto vedere ‒non fra noi adolescenti‒ tutti si conoscono. Nella grande città, invece, ognuno procede con la propria monotona vita, senza far caso a ciò che ci capita intorno.

«Dovresti smetterla di non darmi attenzioni.» esclama il moro facendomi ridere e quasi strozzare con il gelato.

«Scusami, hyung, ma stavo solo pensando un po'.» ridacchio, scuotendo il capo.

«Pensa a me, piuttosto.» ammicca.

«Ovviamente.»

Torniamo a mangiare, silenziosi. Io continuo a guardare il posto, Bogum, fissa solo il gelato. Finiamo e torniamo alla macchina. 

Venti minuti di chiacchiere varie dopo, arriviamo alla casa- villa- reggia, ecco, del mio ragazzo. Sul serio, è gigantesca, bellissima, ma davvero troppo grande ed isolata. 

«Vivi qui?!» esclamo, sorpreso.

«Ho anche una casa delle vacanze.» aggiunge, fiero, aprendo la porta.

«Wow...» sussurro, guardandomi in giro. Tolgo immediatamente le scarpe, non volendo sporcare nulla.

Il silenzio regna sovrano, qui, e tutto ciò mi rende un po' inquieto.

«I tuoi genitori non ci sono?» domando, studiando ogni minimo particolare del salotto.

«Saranno a lavorare.» fa spallucce e io decido di non chieder altro.

«Hai proprio una casa bellissima.» mi complimento.

«Lo so bene.» ride e butta i nostri zaini nel divano affianco a me.

Si avvicina lentamente e deglutisco. Cosa‒ Perché si sta avvicinando?‒ Aspetta un attimo!

«B-Bogum, cosa f-fai?» esclamo, una volta toccata la parete con la schiena.

Danger-Zone  |KookTae|Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz