5. Tè

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«Buon giorno, madama, come siete mattiniera.»

Il saluto la fece sobbalzare e si strinse la bisaccia. Si voltò verso il bancone, dove l'ostessa stava pulendo i boccali con uno straccio. La figura era imponente e i capelli neri erano raccolti in una crocchia, come ali di un corvo pronto a beccare i cadaveri.

«B... buongiorno...» mormorò Tessa, ormai svuotata del proprio coraggio.

«Spero che la notte non sia stata troppo rigida.» l'osservò di striscio, vedendola così stretta nel suo semplice abito nero e con lo scialle dalle bande intervallate di azzurro e marrone legato dietro alla schiena. «Volete ordinare la colazione?»

La giovane scosse lievemente il capo, lanciando una veloce occhiata alle sue spalle. «N... no, grazie...» mormorò, stringendo un po' di più la bisaccia. «Potrei avere solo un po' di carne secca?»

La donna sorrise appena alle parole di Tessa e si voltò, dirigendosi verso il magazzino sul retro. Raccolse un po' di provviste e una tazza e la mise sul tavolo, assieme ad alcune erbe. Tessa allungò lo sguardo, nervosa, seguendo i movimenti del donnone.

«Prendete un po' di infuso, fuori fa particolarmente freddo.» la invitò la donna con un tono materno, versando un po' d'acqua. «Ne siete sicura?»

«Come?» mormorò Tessa, lanciando un'occhiata nervosa alle scale. Ormai lui aveva dovuto sentire la presenza di chi lo scaldava.

«Andarvene in questo periodo da sola.» il tono con cui lo disse sottolineava l'ovvietà delle sue parole e seguì lo sguardo di lei. «Posso capire che avere un marito più vecchio possa non essere l'ideale per una ragazzina, ma merita davvero andarsene ora?»

Tessa allungò le mani alla tazza calda, sorseggiando il liquido e chiedendosi quando mai sarebbe riuscita a trovarne un altro così. Chiuse gli occhi, sospirando.

«Per favore... non dite nulla... non dite di avermi visto...» mormorò la giovane, guardando dal basso verso l'alto la donna negli occhi neri, due pozzi in cui stava scivolando l'ultimo coraggio che le rimaneva. «Io... non posso... non posso continuare...»

In pochi sorsi nervosi bevve l'infuso, sentendo la gola ustionarsi, e appoggiò con delicatezza la tazza per non farla sbattere e creare altri suoni che sarebbero sicuramente riecheggiati nella stanza vuota.

«Bambina, se andrai lì fuori da sola non ce la farai.» cercò di dirle ancora l'ostessa. «Per quanto sia dura, non è meglio avere un tetto sulla testa ed un fuoco a scaldarti?»

Tessa infilò la mano nella bisaccia, estraendo alcune monete di rame e lasciandole sul tavolo.

«Sono anche per la stanza.» sussurrò la giovane, lanciando occhiate nervose in giro e ne aggiunse una d'argento sul tavolo. «E questa perché non mi avete mai vista...»

Infilò la carne secca nella bisaccia e si coprì la testa con parte dello scialle. Si voltò e si affrettò verso l'esterno, senza dire più nulla e con un'ultima occhiata dalle scale, sulle quali scricchiolavano i passi dei primi avventori che si stavano svegliando.

«Grazie per l'infuso...» sussurrò, uscendo nella gelida aria mattutina.

Writober 2019Where stories live. Discover now