10 Peyton

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«Buon pomeriggio, Hazel», dico salutando la segretaria. «Ti ho chiamata ieri per vedere se l'appuntamento con il capo era ancora valido». 

«Buon pomeriggio Peyton, buon pomeriggio anche a te JJ», dice mentre controlla l'agenda davanti a se. «Siete arrivati in leggero anticipo, ma il capo dovrebbe liberarsi del suo impegno tra pochissimi minuti».

JJ sbuffa alzando gli occhi al cielo. «Io ti avevo detto che eravamo in anticipo, tu non mi ascolti mai», mormora. «A pranzo avrei potuto prendere anche il dessert, ma tu non volevi arrivare tardi. Mi devi offrire il dolce». 

Gli tiro uno schiaffo sul braccio. «Ti compro una torta, basta che tu la smetta di fare la lagna», dico per poi riportare la mia attenzione su Hazel. «Nessun problema, possiamo aspettare».

Non ho avuto manco l'opportunità di sedermi sul divanetto per leggere una rivista, tutto per non sentire più le lamentele del ragazzo accanto a me, che il capo esce dall'ufficio accompagnato dalla fidanzata. Scusate volevo dire accompagnato dalla futura moglie.

«Ciao Peyton, saranno passiti mesi da quando non ci vediamo», urla Allison venendo verso di me per abbracciarmi. «Che mi racconti?»

Ricambio l'abbraccio con molto affetto. «Tutto bene, anche se sembra che al momento il futuro non ha in serbo molti progetti per me», dico ridendo. «Invece tu, che mi racconti?»

Mi fa l'occhiolino. «Sono stata molto impegnata con gli ultimi preparativi per il matrimonio e fortunatamente procede tutto molto bene. Ne parliamo meglio dentro l'ufficio», dice avviandosi verso la porta, ma prima si gira verso la segretaria. «È meglio se per il futuro ti ricordassi che la moglie del vostro capo non è un'impregno, bensì è colei che può interrompere anche una riunione importante.
Ho il pieno potere».

Alex, il mio capo, scuote la testa sorridendo e le sue guance diventano rosse sicuramente per l'imbarazzo «Accomodatevi», mormora facendoci segno di entrare prima di lui nell'ufficio.

L'ufficio di Alex non si può considerare tale, bensì un appartamento. Sarà, all'incirca grande quando il soggiorno e la cucina della casa di Harry messi insieme. L'unica parola con cui potresti descriverlo, enorme.
Quando entri sulla sinistra c'è un fantastico angolo bar, tutto dedicato a lui, sulla destra dei divanetti con davanti una libreria e la televisione. Invece, proprio davanti alla vetrata da cui si ammira una parte della città, la scrivania in legno massiccio con delle rifiniture spettacolari.
Adesso che ci penso, è il posto perfetto in cui Alex si può rifugiare quando litiga con Allison.

«Vi possiamo offrire qualcosa da bere?» domanda Allison andando verso l'angolo bar.

«Dell'acqua perché siamo in moto e quando guidiamo cerchiamo, almeno io faccio così, di evitare qualsiasi altro tipo di bevanda», risponde JJ. Allison ci porge delle bottigliette di vetro sorridendo. Pure le bottiglie di vetro, manco fossimo ad una conferenza stampa con il presidente dello stato.

«Accomodatevi», dice il capo indicando con un cenno della mano le poltrone davanti alla scrivania. «Senza rimandare troppo la discussione, vi ho chiamato qui perché potessimo discutere di una questione molto importante. 
Oltre al fatto che vorrei parlare del tuo orario di lavoro, Peyton».

«Sapete molto bene che la nostra società offre tantissime opportunità ai nuovi dipendenti soprattutto ai giovani appena diplomati oppure laureati. Ovviamente noi rischiamo molto nell'offrire questo lavoro a delle persone che non hanno mai lavorato in questo campo, ma è per questo motivo che abbiamo fondato la società.
Vogliamo dimostrare al mondo che anche i giovani di oggi sono capaci di svolgere nuovi lavori, imparando da coloro che svolgono questo lavoro da molto più tempo», dice Allison mentre si siede sulla sedia accanto a quella del futuro marito. «Noi non abbiamo investito soltanto nei giovani che vogliono diventare architetti, ingegneri oppure geometri. Bensì, abbiamo moltissimi altri reparti».

JJ si gira verso di me prima di parlare. «Scusatemi tanto, ma quale sarebbe il nostro ruolo in questo discorso?»

«Vi abbiamo chiamato qui per spiegarvi e informarvi che uno dei nostri reparti lavora a stretto contatto con la vostra università, e che la competizione della quale vi ha parlato il vostro rettore è opera nostra», risponde Alex puntando i suoi occhi sul ragazzo accanto a me. «Abbiamo preferito parlarvene di persone».

«Sinceramente continuo a non capire quale sarebbe il nostro ruolo», mormora JJ mentre appoggia le braccia sui braccioli per poi stringere i pugni. Brutto segno, si sta irritando e non va bene per niente. 

Allison mi guarda. «La nostra compagnia si occupa anche di moto e macchine, quindi la competizione la organizziamo noi. Per questo abbiamo questa alla vostra università di farvi creare il logo. 

Poi volevamo chiedervi se volevate partecipare, dato che tutti voi avete delle moto. Inoltre volevamo chiedere a JJ se potevamo aggiungere il logo della sua officina alla pubblicità che faremmo.

 Io preferisco andare direttamente al sodo, non fare tutto questo giro di parole come il mio fidanzato qui presente».

Resto letteralmente senza parole dopo tutte le informazioni che ho appena ricevuto. «Se per te va bene, vorrei parlare a nome di entrambi», dico rivolgendomi a JJ, successivamente lui annuisce. «Per prima cosa ci tengo a ringraziarvi per queste opportunità che ci state offrendo, e sinceramente non trovo le parole per esprimere quello che sento. 

Vorrei soltanto chiedervi qualche altro giorno per pensarci, perché al momento non riusciamo a prendere una decisione». 

«Nessun problema, vi capiamo», dice Alex. «Vorrei fare un'altra riunione insieme a voi tra due settimane per definire meglio gli accordi, prima che voi prendiate una decisione».

JJ spalanca gli occhi, un gesto che a me non sfugge.





«Sinceramente, cosa ne pensi?» domando a JJ mentre apro la porta dell'officina. Per tutto il tragitto in moto fino a qui non mi ha chiamato, e manco io l'ho fatto. 

«Non so cosa pensare», mormora mentre evita di guardarmi negli occhi. «Ma se devo proprio essere sincero, questa situazione non mi piace. Sembra talmente surreale questa cosa che qualcuno ti offra un'opportunità del genere che ancora stento a credere. 

Da quello che sapevo io queste cose accadono soltanto nei film, e raramente nella vita reale di una persona. Invece tu, kicsi, cosa ne pensi?». 

«Su questo fatto ti do ragione», 



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