L'occhio dorato

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Tutto il mondo prese colore all'improvviso. Il suono, però, arrivò prima del colore. Non chissà quale rumore improvviso, quale suono assordante; fu solo come ritrovarsi da un momento all'altro catapultati lì. Nel ristorante, in mezzo alla gente, che mangiava e chiacchierava tranquilla, Raffo si sentì un estraneo. Una sensazione di un attimo che si trascinò lungo gli attimi successivi.
"E dimmi, come sta andando il tuo lavoro di ricerca?", gli chiese il suo interlocutore.
All'improvviso si rese conto che aveva un commensale al piccolo tavolo dov'era seduto. Lo guardò disorientato, mentre si rendeva conto che costui aveva un cranio rosa e una bocca larga con cui addentò un succulento pezzo di carne.
"Cosa", sussurrò.
"Il tuo lavoro di ricerca", puntualizzò quello. "Sul codice. Il Liber Primus, ricordi?"
"Si, si, certo", rispose. Si rese conto di ricordare, di sé e della sua vita. Si guardò intorno, osservò la gente. Era la sua gente, quello era un ristorante della sua città, Foggia. Lui era lì e stava pranzando con un suo collega, un vecchio amico che non vedeva da tanto. Era così. Doveva essere così.
"Allora? Non tenermi sulle spine, avanti!". L'uomo rise, sollevando il tovagliolo per pulirsi poi la bocca.
"Io, si stavo lavorando a quello", lo disse come se fosse una cosa di una vita fa. "Sto lavorando al codice", disse ancora, visualizzando nella mente simboli che sembrava non aver mai visto ma che, tuttavia, conosceva. "Il Liber Primus", disse, come per chiarire i suoi pensieri e la sua mente.
"Va bene. Il lavoro sta andando bene", sentiva che era così.
"Bene", il suo interlocutore fece un ampio sorriso.
"Ne sono soddisfatto! Tanti anni di lavoro, così tanto impegno! Sono sicuro che avrai i tuoi bei risultati!".
Per la prima volta Raffo lo guardò negli occhi. Gli sembravano occhi azzurri, chiari. Così come l'uomo gli sembrava calvo, dalla pelle rosea e asciutta. Vestiva elegante, era in giacca e cravatta. Poi Raffo osservò se stesso; anche lui vestiva elegante di solito, e così era quella volta. Aveva un bel completo addosso.
"Sono sicuro che i tuoi genitori saranno fieri! Certo, loro non sanno precisamente di cosa si occupa il tuo lavoro, come potrebbero", rise l'uomo calvo.
"Già, come potrebbero", rispose Raffo. "Come potrebbero sapere".
Un peso gli si posò dentro, come un macigno fatto di pensieri oscuri. Aveva nascosto ai suoi genitori delle cose, cose per cui avrebbe voluto il loro aiuto, ma a cui non aveva voluto dare pensieri al riguardo. Quelle cose. Ma quali? Prese a respirare veloce, angosciato. Poso le mani sul tavolo e cercò l'acqua.
"Tieni", disse il suo interlocutore, spingendosi delicatamente il bicchiere nella mano destra. Le dita di lui erano lunghe e sottili, per un istante le sfiorò, prima di afferrare il bicchiere e bere con forza tutta l'acqua che conteneva. Lo posò di nuovo sul tavolo. "Mamma", sussurrò. Cos'era che aveva scoperto, tanto tempo prima? Cos'era che lo stava angoscianti tanto da spingerlo alle lacrime in un luogo pubblico?
"Calmati Raffo". Il tono del suo interlocutore era fermo, non ammetteva repliche.
Pian piano, Raffaele alzò lo sguardo sull'uomo. La pelle rosa gli sembrava un pò meno rosa e più squamosa, gli occhi grandi avevano assunto un colorito giallastro.
"Non vorrai uscire fuori di testa proprio qui?". L'uomo calvo sorrise mostrando una lunga serie si denti aguzzi. Raffaele si portò le mani alla gola, strozzando, senza volerlo, l'urlo scaturito dallo spavento. I ricordi e la consapevolezza gli si rovesciarono addosso, riempiendo il suo cuore di angoscia.

Si svegliò di soprassalto. L'uomo lucertola vide il cielo azzurro striato di nuvole sovrastarlo. Si alzò, tormentandosi il capo dolorante. "La città è là!", gli urlò una ragazza, a venti passi da lui. L'uomo lucertola le si avvicinò, sbuffando.
"Avevi ragione", disse lei. "Dormendo ci siamo arrivati prima".
Sotto la duna di sabbia, a 30 sparkle da loro, sorgeva Nova Siri, in tutto il suo metallico splendore.
Il suo respiro si fece corto. Aspettava da tanto, forse da troppo, poterla ammirare.
"Bene", sussurrò. Lì avrebbe trovato ciò che cercava. Tornò indietro con la ragazza e presero i bagagli. Lui si caricò la borsa contendente le torce chimiche scariche e la chiavetta USB. "Muoviamoci", disse solo. La ragazza lo guardò con grandi occhi blu e annuì, sorridendo.

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⏰ Last updated: Nov 08, 2019 ⏰

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