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07/09/2014.
Cammino sul prato dietro casa di Martina, stando ben attenta a non fare rumore schiacciando qualche sassolino o rametto di betulla. Stasera sono uscita di casa a insaputa dei miei genitori, che se mi avessero vista sarebbero impazziti.
23.56, mancano quattro minuti.
Solo quattro minuti? Non posso farcela.
Una goccia d'acqua mi scivola sul palmo della mano, e prendo a fissarla  insistentemente.
Poi guardo in alto, e mi arriva un'altra goccia nell'occhio, che strofino con dito medio per due secondi, rivolta verso le nuvole.
Sorrido, per poi ghignare soddisfatta, divertita da me stessa.
Mi tolgo prima una, poi due scarpe, e rabbrividisco al contatto dei miei piedi nudi sull'erba del prato.
Inizio a correre verso la casa, salgo le scale e suono il citofono.

-chi è?
-io.
-eh?
-scendi.

Ha la voce impastata, segno che dormiva.
Scende le scale e apre il portone,per poi scranare gli occhi.
Vedendomi coi capelli zuppi e a piedi nudi le potrebbe venire un attacco.

-SEI SCEMA?

Il suo tono non è di disapprovazione, anzi, se la ride di gusto subito dopo.
E rido anche io.

23.59.50

meno dieci.

-Io giuro che non posso...

meno nove.

-...neanche immaginare cosa ...

meno otto.

-...ti passi per la mente...

meno sette.

-...per essere...

meno sei.

-...quì a mezzanotte...

meno cinque.

-...ma qualsiasi cretinata...

meno quattro.

-...tu stia per dire o fare,

meno tre.

-...ricordati soltanto...

meno due.

-...che anche senza farlo apposta...

meno uno.

-...ti voglio bene.
-SI MA ORA AUGURI.

La prendo per le spalle e la stringio forte, tanto che lei non riesce a ricambiare, schiacciata dall'imprevidibilita di quella scena, e da me.
Ma la sento sorridere sulla mia scapola.

-Tanti auguri, 13enne.

Quel sorrido, quegli occhi leggermente all'ingiù, le labbra sempre screpolate a furia di morderle.
Lo fa quando è nervosa, fino a farle sanguinare. Mi si irrigidiscono i muscoli delle braccia, e lascio cadere la Vodka di Sofia, che mi impreca contro maledicendomi in chissà che modo, ma non la ascolto.
La vedo lì, in piedi davanti alla porta.
Qualcuno la saluta, e lei ricambia sfoderando il suo sorriso migliore.
Mi volto dal lato opposto al suo, verso Sof, ma non è più quì con me.

'Cazzo, per una volta che ci serviva.'

Ritorna il chiasso nelle mie orecchie, che si erano spente, esiliandosi da qualsiasi rumore.
Inspiro profondamente e mi volto.
Nello stesso istante, puntualmente, anche lei lo fa.

Senza Farlo Apposta. [wattpad 2018]On viuen les histories. Descobreix ara