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Mi sveglio di colpo con la musica ancora nelle orecchie.
Mi trovo in un vagone stretto, sedili blu.
C'è del cibo sul tavolo, un piatto con un paio di croissant ormai freddi aromatizza l'aria.
Sono ancora leggermente stordita dall'incubo appena avuto, ma non ci faccio tanto caso, prestando più attenzione al paesaggio completamente cambiato al di fuori del treno.
Giacomo mi nota con la coda dell'occhio, avvicinandosi lentamente.

-Ben svegliata.

Lo guardo assonnata con un sopracciglio alzato.
Sorride,probabilmente annusando il profumino da forno che c'è quì da me.

-Hai saltato il pranzo, sei in letargo o cosa?
-Come?
-Farai meglio a prepararti iniziando dal posare le cuffiette. Stiamo arrivando.

Sgrano gli occhi.
Inizio a farfugliare cose senza senso, frugando nella borsa alla ricerca della custodia degli auricolari.
I miei capelli sono scompigliati, la coda si è disfatta e ho delle occhiaie profondissime, le sento arrivare sotto lo zigomo.
Ho sentito bene, che campionessa.
Mi sfilo le cuffie con una lentezza nauseante,scuotendo la testa più e più volte.

X-Stiamo per atterrare. Preghiamo tutti i passeggeri di allacciare le cinture.

Guardo fuori dal finestrino e noto mille luci colorate uscire dalle finestre dei numerosi grattacieli che riesco a intravedere a malapena.
Mi avvicino al vetro fino ad appiccicarmici contro.
Ma quanto ho dormito?
Penso osservando a bocca aperta il cambiamento di paesaggio sotto di me, dai palazzi caldi di Roma ai grattacieli moderni di Milano.
Il sole è alto.
Osservo lo schermo del cellulare.
13.32.
Chiudo lo zaino e controllo che non ci sia nulla sul sedile affianco, metto il telefono nella tasca anteriore e aspetto l'arrivo intimorita dalla vista accennata di quello che avrei affrontato di lì a breve.
Totalmente un cambiamento.
Ora posso ricominciare?
Mi soffermo sull'ultima parola.
Ricominciare.
Posso?
Sì, posso.
Voglio? Sì.
Ci riuscirò? No.
Questo è solo l'inizio di una mia nuova esistenza.
Nuova scuola, città, tutto.
Chissà se cambieranno anche le mie routine quotidiane in casa.
Certo che sì.
Dovrò farmi degli amici, non voglio starmene a contemplare i negozi di chanel e gabbana da sola.
Ho bisogno di sfogarmi, andare alle feste, accompagnare le amiche a casa con la macchina, che forse avrò davvero un giorno, chissà.
Okay, a dopo pensieri del genere.

Siamo in taxi per arrivare alla nuova casa.
Mio fratello dorme da una cosa come delle ore.
Chi dovrebbe essere quello in letargo?
E mio padre, bene, sta discutendo al cellulare.
Parla con la mamma.
Non la sento, ma lo so.
Lo percepisco, capita spesso.
Non è una novità per nessuno che ci conosca, è sempre così che va.
Non era d'accordo sul trasferimento, l'ho saputo solo ora, dalla chiamata, non la vediamo da tempo ormai, non a casa.
Mai con mio padre.
Eppure lei sostiene che siamo la parte migliore della sua vita.
Le voglio bene, ma non capisco.
Se sono così importante per te, perché non mi cerchi?
Non mi contatti, che so?
Come se fossi sparita per lei, come se fossi solo un impegno di una giornata o due ogni mese.
I miei genitori 3 anni fa hanno divorziato.
Mio padre non mi ha mai detto perché, anche se un'idea ce l'ho.
Indubbiamente, ho comunque 18 anni e quest'anno ho la maturità.
È da tempo che mia madre aveva iniziato a frequentare un altro uomo e alla fine la verità è venuta a galla.
Papà ha avuto il consenso di badare a noi e da quel giorno è cambiato tutto.
Ho iniziato a trovarmi sempre più spesso sola a casa, mio fratello era piccolo ed era diventato normale accontentarlo per la merenda, i vestiti, lo zaino e i vari impegni.
Rifiutavo di uscire con gli amici molte volte per via di quel povero piccolo, che aveva ancora bisogno di attenzioni e cure.
Che non riceveva.
I primi mesi sono stati un vero inferno, supplicavo mio padre di perdonarla.
"Tornate insieme per favore", detto ad ogni ora del giorno e della notte.
Ma non ho mai ricevuto risposta.
Forse ero infantile, non posso dire con certezza le mie convinzioni, le motivazioni reali.
Ma a pensare a quel momento orribile mi vengono i brividi.
Soffro ancora per questa situazione, diciamo che ora la vivo con più nonchalance.
Bisogna farsene una ragione, prima o poi.
Le cose hanno conseguenze.
Quando mi resi conto che avrei avuto bisogno di rendermi indipendentemente ber badare a Giacomo, trovai un lavoro vicino casa, e il salario mi stava bene.
A partire più o meno da quel periodo, avevo una scheda impegni ben fissata ed organizzata per tutto.
Conoscevo molte cose, soprattutto sul lavoro domestico e sui ragazzi in crescita.
Conoscevo perfettamente le sue abitudini, e a volte lo lasciavo da sola, lo lasciavo più libero di vivere in modo indipendente dai miei impegni, accordandomi con gli amici.
Perché lui ne aveva pagato più di tutti.
E non si può far finta di nulla.

-Eccoci arrivati.

Sobbalzo.

-Siamo arrivati sai?

Sussurro nelle orecchie di Giacomo.
Annuisce piano.
Scendo dal taxi e seguo mio padre.
Arriviamo davanti al portone di un palazzo alto, 10 piani buoni, balconi che danno la sensazione di leggerezza, pareti bianche e porte grigie-nere.
Arriviamo al nostro appartamento,
N.103, brillante sul legno scuro.
Mio padre apre la porta lentamente, entro con paura di rompere chissà cosa.

-Casa dolce casa, per un po'.
-In affitto?
-Se andassimo a vivere da Laura...

Dice posando le valige per terra, e lasciandomi entrare.
Guardo davanti, di lato, in alto.
Dove siamo finiti?

-Allora?

Io e Giacomo ci guardiamo perplessi.

-Non siete curiosi?

In 0,2 secondi siamo già dispersi per l'appartamento.
Corriamo come pazzi, sotto e sopra.
A un certo punto mi ritrovo davanti una porta socchiusa.
Mi fermo, indecisa se aprire o no.
Tanto prima o poi li farò, allora...
Apro la porta e rimango a bocca aperta.
Giacomo spunta da un angolino,avvicinandosi curioso.
Gli indico punto diversi della stanza, chiedendomi cosa stessi comunicandogli effettivamente.
Mi guarda storto, ma poi sorride.
Papà ha seguito i miei suggerimenti.
Circa 4 mesi fa gli diedi dei bozzetti per la stanza, voleva fosse una sorpresa, ma le sue sorprese non finiscono mai bene.
Vedo che almeno le mie idee sono apprezzate.
Mi butto letteralmente sul letto, quasi affondo nel materasso morbido.
È stupendo.
Al mio pensiero buffo su come avrei fatto a sopravvivere, rido.
Basta chiudersi in camera.
Squilla il cellulare.
"Chiamata da queen bee✨"
Premo il tastino verde.

-Ehi c-
-Ma allora sei arrivata? Perché non mi hai chiamata? Dove sei? Ti piace la nuova casa? Cosa ha detto tuo padre?

Non faccio in tempo a formulare una frase che mi metto a ridere.

-Sono arrivata e, uhm, qui è bellissimo.
-Immaginavo.
-Milano è stupenda.
-più di Roma?

Dice con tono di sarcasmo.

-Stai diventando come tua madre.
Altre domande?

-Tuo padre ti ha detto qualcosa?
-del tipo?
-Non so. Tipo, cosa succederà ora?
-No, era troppo impegnato a fare il padre.
-Cosa? Da quando tuo padre fa il padre?
-Da quando si è reso conto di esserlo, stamattina alle 9, ha altro da aggiungere signorina?
-Fammi pensare...mh forse più tardi. Mi manchi, sei bella e ti amo, ricordalo.
-Mh va bene, solita routine, ciao.

Chiudo la chiamata.
Poggio il telefono su petto e sorrido.
Un sorriso pieno di domande.
Speranze vuote.
Sogni infranti.
Volto il capo alla mia destra.
Guardo fuori dalla grande finestra,
le luci dei palazzi si mescolano a quelle di lampioni, automobili, negozi.
Tutto immerso nel frenesio della città.
Sospiro, il freddo si attacca alle gambe nude sotto le calze.
Poi mi addormento lentamente, cullata dal suono delle macchine in corsa.
Verso una nuova vita, o almeno, si spera.
Le novità mi fanno un sacco di paura, più che mai.

Angolo disagiata🌊:
Buonsalve ragazzi.
Altra parte di "Senza Farlo Apposta".
Vi è piaciuta?
Per ora non è ancora iniziata la vera storia, ma presto ne vedremo delle belle.
Capitolo di passaggio :)
Ora vado a letto.
Ho un sonno incredibile e stamattina
mi sono alzata alle 5:00. [REVISIONATA✅]
Ciao,

Francesca💙

Senza Farlo Apposta. [wattpad 2018]Where stories live. Discover now