Parte 25 - Emmett; un altro Edward?

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Il ragazzo era lì, davanti a me, ferito e orribilmente mutilato. Gli artigli della belva che lo aveva aggredito avevano lacerato braccia, gambe, torace e aveva morsi profondi sulla testa e sulle spalle, il viso era una maschera sanguinolenta quasi irriconoscibile. Il sangue si stava allargando in una pozza scura sul pavimento della stanza e l'odore dolciastro saturava l'aria. Stava morendo sotto i miei occhi; vedere l'agonia di una vita che termina è altrettanto doloroso che assistere alla trasformazione, solo sarebbe stata più veloce. 

Io continuavo ad esitare e Rosalie mi supplicava con sguardi e parole. In tutta la mia vita, mai ero stato tanto combattuto sul da farsi. Ero davvero deciso a non trasformare un essere umano in vampiro. Non avevo il benché minimo desiderio di farlo, eppure sentivo come l'ennesimo delitto lasciare morire quel giovane. Sarei andato contro me stesso, contro il giuramento che avevo fatto di salvare vite umane.

Salvare non significava condannare.

Io non volevo più condannare nessuno a quella semi-vita forzata che era la nostra esistenza.

O forse, avevo soltanto paura.

Paura di un altro fallimento.

Paura di generare un altro mostro oscuro senza la traccia remota di un' anima.

Ma la mia volontà non fu tanto forte; ad altre esigenze e desideri mi sarei piegato; ero troppo debole e fragile per prendere una decisione e portarla fino in fondo. Esme, Rosalie mi convinsero a modo loro; presero in mano la mia volontà malferma e la guidarono tra suppliche di una e minacce dell'altra.

Non lasciarlo morire! Mi ripetevano. Te ne pentiresti.

Avrebbero avuto ragione.

Così Emmett McCarty, l'ultimo dei figli da me raccolti per strada diventò un vampiro, ma non fu la mia volontà a trasformarlo. Mio fu il veleno che gli attraversò il corpo, ma non lo spirito. Non furono le mie parole ad accompagnarlo attraverso quell'inferno. Fu Rosalie a essergli accanto per i lunghi tre giorni della trasformazione; io mi limitai a spiegargli quello che stava avvenendo nel suo corpo, prima di abbandonarlo a se stesso.

Chissà, forse fu in quei tre giorni che si saldò come cemento il loro legame; Rosalie lo accarezzava dolcemente sulle guance mentre lo strazio del veleno lo aggrediva tormentandolo, ed Emmett digrignava i denti in una smorfia atroce di sofferenza. Rosalie lo guardava con attenzione amorevole, gli sfiorava le tempie e si sorprendeva di come quel volto le ricordasse il figlio della sua amica Vera. Era per questo che lo aveva scelto.

Emmett non parlò mai durante quei tre giorni maledetti, si limitò a contorcersi sopportando il dolore, trattenendo la voglia di urlare, ma spesso i suoi occhi incontravano quelli di Rosalie e solo in quell'attimo pareva dimenticare la sua pena.

Guardava la vampira bellissima che gli restava accanto, come se avesse davanti un angelo del paradiso e non un demonio dell'inferno.

Quando quel giovane si risvegliò nella sua nuova vita, ci trovammo davanti un nuovo vampiro dalla stazza portentosa e la forza straordinaria, una vera macchina di morte. Un neonato che poteva rivelarsi difficoltoso da gestire.

Se la sua sete di sangue fosse stata pari alla sua mole, mi aspettavano seri problemi e io non mi trovavo nella condizione ottimale per affrontarli. Era una responsabilità che in quel momento non avrei voluto, convinto di non poterla sostenere.

La prima volta che spiegai a Emmett quello che era diventato, mi sarei aspettato da lui una reazione convulsa e quasi incontrollata, un' esplosione di violenza incontenibile; invece mi colse completamente di sorpresa, perché non accadde nulla del genere. Emmett non parve sconvolto dalla clamorosa realtà che lo investì.

Carlisle. L'anima di un vampiroWhere stories live. Discover now