Seventeen: you don't know how things really are, Max.

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Nel scendere, sbattei la portiera il più forte possibile, giusto per farle capire quanto realmente fossi incazzata. Con lei, con Harry, con l'ingiustizia del mondo intero.

Solo allora sembrò riscuotersi.

«Max, aspetta!» urlò.

Udii il rumore di una portiera che veniva chiusa. Non mi voltai, bensì, imperterrita, continuai per la mia strada, diretta non so dove.

«Max!» riprovò, invano.

Non mi girai nemmeno stavolta. Non avevo nessuna intenzione di stare a sentire delle banali scuse, non avevo intenzione di stare a sentire le sue stupide giustificazioni.

Tentai di allungare le mie falcate, quando una mano sudaticcia si avvinghiò al mio braccio, facendomi voltare con un rapido scatto. Mi ritrovai difronte due iridi cioccolato molto familiari, che cercarono subito un contatto con le mie.

«Max, ascolta-» tentò d'iniziare Sarah, ma la interruppi bruscamente.

«Non voglio starti a sentire. Non voglio le tue scuse, i tuoi soliti "Mi dispiace" melensi e che sanno tanto di finto. Ho altro a cui pensare e oggi non metterò piede in quella fottuta palestra!» gridai, allungando un braccio per indicare con un gesto distratto la carcassa d'edilizia in cui di solito mi allenavo, mentre sul volto di mia cugina si faceva spazio un'espressione di semplice sbigottimento.

Mi voltai, pronta ad andarmene di nuovo, ma non feci in tempo a compiere nemmeno mezzo passo che la voce decisa di mia cugina fece capolino alle mie orecchie.

«Tu non sai come stanno realmente le cose, Max».

M'irrigidii. D'istinto, all'udir quelle parole, il mio corpo si trasformò in un blocco di marmo. Per qualche secondo rimasi nella stessa posizione in cui mi ero bloccata: una gamba in avanti e l'altra ancora indietro, lì e lì per raggiungere la sua simile, mascella serrata e occhi rivolti a terra.

Tu non sai come stanno realmente le cose, Max.

La mia mente masticò più e più volte quella frase nello scarso tentativo di metabolizzarla, mentre un freddo brivido mi trapassò da capo a piedi, facendo accapponare ogni centimetro di pelle. Una rabbia fiammeggiante s'insinuò dentro di me, e, dopo aver nuovamente fronteggiato Sarah, le parole che il secondo successivo si catapultarono fuori dalla mia bocca furono frutto di quelle sensazioni contrastanti e difficili da gestire.

«Nemmeno tu sai come stanno le cose. Non lo sai perché non sei stata in grado di fare altro se non urlare come una pazza a casa di Harry per poi non avere le palle di dirmi cosa è realmente accaduto tra voi due! Sai come stanno davvero le cose? Te lo dico io se non lo sai: c'è che io ho capito che tu sei innamorata di Harry, mica sono scema. Non so di preciso da quanto tempo, ma ciò è certo ed ora fila tutto. Fila il comportamento da psicopatica che hai avuto a casa di Harry, e non perché te ne importasse realmente di me o perché fossi preoccupata, quello no; tu eri solo gelosa e chissà cosa cazzo è arrivata a pensare la tua mente malata. Fila la tua schifosa rassegnazione, la stessa rassegnazione che hai sempre odiato vedere negli altri e alla quale tu stessa ti sei lasciata andare quando hai scoperto che mi avrebbe allenata lui, quando hai scoperto che la "migliore allenatrice di sempre", come tu stessa ti sei sempre fatta definire, era stata sostituita in un solo schiocco di dita e senza un'apparente motivazione, solo perché così potevi avere a che fare con lui in qualche modo. Fila persino lo stupore che hai mostrato il primo, maledetto giorno in cui lui ha messo piede all'interno di quel fottuto spogliatoio, proprio lì a venti fottuti metri da noi - indicai con un movimento casuale del braccio lo spogliatoio a una ventina di metri in linea d'aria -. Me la ricordo ancora la tua espressione da pesce lesso quella sera, sai? Improvvisamente, dopo che lui era entrato in quelle quattro mura puzzolenti, mostrando un'insolenza che Dio solo sa quanto ho odiato, ti sei completamente dimenticata che tua cugina avesse ricevuto un cazzo di pugno sui denti proprio da lui. Avevi due orrendi occhi a cuoricino. Sembrava quasi che avessi paura di lui, rintanata nell'angolino e muta tutt'a un tratto, come un cane che sa di aver fatto qualcosa e si aspetta il peggio, o il meglio, al cospetto del suo padrone. Ma tu, indubbiamente, ti aspettavi il meglio da lui. Avevi addosso la disgustosa espressione dell'amore. Assurdo, non credi? Proprio tu... Proprio tu che dopo un figlio ritrovatosi senza padre dovresti capirne qualcosa in più sull'amore, non dici nulla e ti lasci mettere a cuccia così, dal primo che passa. O forse non è il primo che passa... Sbaglio? Chissà da quanto va avanti questo schifo. Da ancor prima che io entrassi in questo mondo di merda, non è vero? E sentiamo, ve la fate ancora alle mie spalle? Ma che domande di merda faccio, ovvio che sì! Mi auguro solo che ti scopi per bene» sputai acidamente, disgustata fino al midollo, fermandomi solo un attimo per riprendere fiato.

Sins » h.s Where stories live. Discover now