TERRIBILE REALTÀ

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-Oh grazie al cielo, iniziavo a pensare di esser finita in un grosso guaio- sibilo mentre afferro le valigie e mi infilo il cappotto.

Premo il pulsante d'uscita e le porte si spalancano, con un po' di fatica scendo gli scalini, ma di solito non c'è un carrozziere che aiuta i passeggeri con i propri bagagli?

Non solo mi domando dove sia finito l'addetto al ricevimento, ma tutte le persone.

La stazione è vuota tanto quanto il treno, anzi mi correggo, il treno era più affollato, a meno che la voce del pilota non fosse registrata e di conseguenza io abbia girato su un treno fantasma, ma sentitemi, solo la mia testa riesce a fare viaggi simili.

-C'è nessuno?- urlo prendendo coraggio, ma mi risponde solamente il fischio della bufera che corre tra le crepe e gli spifferi dell'edificio.

Decido di andare verso la cabina del pilota per vederlo in faccia e chiedergli qualche informazione, supponendo che esista.

Appena supero quattro vagoni il mezzo ricomincia a muoversi e a quel punto accelero il passo finché non mi trovo a correre a perdifiato con le valige ribaltate in lontananza e i polmoni che bruciano.

-Asp...aspet...ti...uff...ahh...la prego!- tento un'ultima volta di dare un segno sbracciandomi, arrivo addirittura ad escogitare un piano per aprire lo sportello e rinfilarmi tra i vagoni, ma è tutto serrato ormai.

Mi arrendo e vedo scomparire l'unico oggetto vivo e animato, anche se di puro metallo, nel raggio di qualche chilometro probabilmente.

La speranza in un bagliore di sole è decisamente appassita, in compenso tutto è imbiancato e il cielo sembra un mare di acqua e cenere.

L'orologio che pende sopra le macchinette ha esalato i suoi ultimi battiti ed entrambe le lancette sono bloccate sul primo tratto.

Una volta entrata mi accoglie il gelo interno e come al solito non c'è un essere vivente, ma le panche sono cosparse di valige, borse e zaini inondati dalla cupa luce che filtra dalle vetrate.

Il luogo sembra stato evacuato e abbandonato in fretta e furia, carte sparse per terra e calpestate più e più volte, alcuni beni sono stati depredati, infatti molte maglie e pantaloni sono stati gettati alla rinfusa e i più preziosi spogliati si alcune pietre accessorie.

Uno scenario simile si presenta nei film catastrofici oppure quando il Paese scappa da un'epidemia nelle menti più fantasiose.

Lo sconcerto è talmente tanto che la paura si mescola allo stupore e non so nemmeno io cos'altro provare.

Non posso sapere cosa aspettarmi e per di più se venissi attaccata da qualsiasi cosa o persona non saprei come difendermi.

In casi del genere l'ingegno si aguzza e così decido di afferrare un borsone e inserirci tutto quello che ho portato con me, stipandolo velocemente e occupando tutto lo spazio possibile, in caso di fuga sarei più facilitata.

Percorro un paio di scale e attraverso delle stanze finché non trovo l'uscita grazie alla luce che si fa sempre più chiara.

Non voglio credere a quello che sto vedendo: la città è silenziosa, nel caos più totale, macchine in mezzo alla strada ed altre addirittura distrutte e smembrate, vetrine di negozi frantumate, pareti di palazzi annerite, almeno questo è quello che il manto di neve tenta di coprire.

Quel soffice strato candido sembra voler nascondermi un'evidente distruzione, una così visibile disperazione tanto da preservare un bel ricordo di quello che la cittadina era un tempo.

Come quando i genitori cercano di nascondere la morte ai bambini paragonandola ad un eterno e dolce sonno...ma certo i genitori...i miei genitori.

Smetto di compiangere il tutto ed inizio a correre nel desiderio di ritrovarli e abbracciarli, ma più avanzo e più la speranza si inabissa tra le molteplici casupole vuote.

Inciampo più volte nelle buche o in alcune assi di legno nascoste, nonostante il mio cuore batta all'impazzata è già dietro l'angolo, devo affrontare la realtà e tutte le eventuali possibilità come il fatto di cadere e slogarmi una caviglia, infortunio assai probabile se continuo a vagare come una pazza non tenendo conto della buona ragione e non mettendo da parte i sentimenti.

Dopo essere caduta a terra dolorante su quale soccorso potrei contare? Nessuno.

Torno in me e procedo con più cautela fin quando da lontano vedo un ammasso di macerie e quello che una volta era il tetto di casa mia.

-Mamma, mam...ma, papà!- un sussurro che cresce in modo esponenziale, me ne infischio della sicurezza patteggiata poco prima e ricomincio la mia corsa forsennata con la borsa che mi sbilancia.

Appena mi trovo davanti all'enorme foro presente sul lato dell'abitazione cado in ginocchio e concedo alle lacrime di sgorgare, il mio primo pensiero è diretto unicamente a loro: dove sono? Saranno feriti oppure staranno bene? E se fossero sotto alcuni resti di cemento?

-No- dico a malapena con forza mentre singhiozzo e stringo l'unico oggetto che assomiglia ad un corpo di pezza, a qualcosa di umano con la differenza che di umano non ha nulla.

Nella quiete assoluta sento il rumore di un coccio che viene mosso e colta dalla curiosità, ma ancor più dal pensiero di ritrovare i miei genitori mi alzo ed entro in quella tana pericolante.

Sul terreno vedo impresse delle impronte fresche, troppo grandi per appartenere ad un donna -Papà sei tu?- domando alle tracce per poi guardarmi intorno e non vedere nulla se non calcinacci misti a pezzi di mobilio.

Appena mi volto riesco a percepire a stento uno mulinello e un pezzo di stoffa nero che vengo gettata a terra.

Il ragazzo mi mostra i canini alzando la mano con cui impugna un paletto e io inizio a dimenarmi, istintivamente grido -No ti prego- coprendomi gli occhi, ma il colpo non arriva.

Raccolgo tutto il coraggio di cui dispongo e abbasso la manica per guardarlo meglio.

-Youra? Che ci fai qui?- allenta la presa e resta a cavalcioni su di me osservandomi confuso.



D'ora in poi non rispetterò più i giorni di pubblicazione, ovvero una settimana, ma circa 3-4 giorni in parallelo con gli aggiornamenti dell'altra ff (Room 351). Spero che il capitolo vi sia piaciuto e soprattutto riuscite ad indovinare chi sia il ragazzo?
Alla prossima ❤️

тнє S҉тorιeѕ σf 7  ℣αмριяєѕ ❦втѕ❦ (Sequel)Where stories live. Discover now