VI. SCENA TERZA.

2 0 0
                                    

Abbracciati sulle note di una ballata, accompagnati allo stesso tempo dallo scroscio delle onde che fanno schiuma sulla riva, mi stringo a Massimiliano nel fresco della sera. Sono contenta sia riuscito a venire. Avevo bisogno di qualcuno che come lo chiami arriverebbe in capo al mondo per te perché chi era disposto a farlo già mi manca. Stringo forte Mano con le braccia attorno al suo corpo, nascondo il viso sulla sua spalla senza riuscire a lasciarmi andare, con la testa piantata su una grossa delusione e l'idea di non sapere cosa fare per levarmela da dosso.

Torno a casa con Massimiliano mentre gli altri li rivedrò domani in città e in macchina, attraverso tratti di strada completamente bui forse vedo chiara una cosa. Non c'è il modo per farsi passare le cose. Le cose vanno avanti per conto loro. Tu decidi cosa tenere e cosa lasciare andare per una strada che non è la tua, senza poter tornare indietro. Farà male, fa male ma è così e posso solo rimanere ad osservare come le decisioni degli altri incrocino le mie.

«Oggi sono stato da Massimo.» Dice Mano una volta spenta la macchina.

«Mh.» È quello che riesco a rispondere facendo finta che non mi interessi, che è una persona che ormai non mi riguarda.

«Mi ha detto quello che è successo.» Continua con la voce che sembra non voler uscire ma io invece la mia la faccio sentire apertamente senza risparmiarmi.

«Cosa? Che sono una ragazzina che non sa stare agli scherzi?». Fermi sotto casa. La luce di un lampione riflette sul suo viso. Massimiliano sorride. Un piccolo sorriso, spero positivo.

«È stato proprio uno stronzo.» Ecco, quello che aspettavo di sentirmi dire. Finalmente il tappo che avevo alla bocca dello stomaco vola via. Mi viene da ridere e lo faccio. Rido sguaiatamente, come quando andavo a scuola. Mi tengo la pancia tra le braccia e non mi do un freno. Mano ride insieme a me. Ci abbracciamo, è strano. Di solito dopo una risata del genere è Max l'amico che abbraccio, forte, affettuosamente, come viene viene, per storto, un abbraccio scomodo con i corpi come incastrati nei sedili della macchina.

«Grazie.» Sussurro e mi godo più a lungo possibile la sua carezza sulla schiena. 

Ricordati di guardare il mare - BABIWhere stories live. Discover now