V

18 0 0
                                    

Ci ho pensato tutta la notte.
Un'altra notte insonne ma illuminante.
Ho capito che fidarsi delle persone anche quando crediamo di poterlo fare ad occhi chiusi è sbagliato e da incoscienti. Gli occhi bisogna sempre tenerli aperti.
Basta non voglio pensarci ancora, devo andare avanti per la mia strada, morto un papa se ne fa un altro, Massimo non sarà il mio migliore amico per sempre come ho sempre immaginato e punto.

Dribblo l'ultimo turista su Via del Corso e finalmente arrivo in Piazza dei Fiori, mi fermo e osservo di fronte a me uno dei monumenti più belli della mia città. Mi torna il sorriso. Raggiungo la sua scalinata e un posticino all'ombra del piedistallo di una statua.

Ancora non capisco perché Massimo mi abbia usata in quel modo. Fossi stata una ragazza qualsiasi non mi sarei meravigliata ma io credevo davvero d'essere la sua migliore amica, in tutti questi anni mi sono solo sbagliata?
Ecco che ci ripenso di nuovo quando due secondi fa avevo deciso di voltare pagina e chi va a rimetterci di più sono le mie labbra che da questa notte non hanno pace. Le lecco appena le sento secche dal caldo, le mordicchio, mi metto il lucidalabbra, forse mi passa la voglia di toccarle.

Passano un autobus, alcuni taxi, le camionette dell'esercito. Bevo un po' d'acqua. Non c'è un filo d'aria fresca. Certo che Massimo è stato veramente uno...
«Scusami?!» Sento toccarmi la spalla destra e mi viene una stretta allo stomaco, quasi ho paura che chi non voglio incontrare si materializzi al mio fianco. Mi giro con un po' d'ansia. «Scusa hai un'accendino da prestarmi?Per favore.»
Il ragazzo che si siede vicino a me mi mostra la ragione della sua domanda mentre annuisco. Non so neanche perché ce l'abbia però lo tiro fuori e facendo scattare la piccola fiamma la avvicino alla punta della sigaretta tra le sue labbra. Scorgo i suoi occhi all'ombra della visiera del suo cappello. Un paio d'occhi verde smeraldo che sembrano annullare il tempo, con delle ciglia lunghe e folte che scandiscono i secondi rallentati.
«La sigaretta è accesa, ti ringrazio.» Abbozza un sorriso, è tranquillo, sicuro, da una boccata alla sigaretta e io imbarazzata allontano la fiamma che stava per bruciare mezza sigaretta.
«Oh... scusami!» Spero di non essere arrossita e intanto la stretta che sto provando allo stomaco in questo momento mi lascia senza fiato e spero di non star guardando in faccia un'illusione anche se è il desiderio che vorrei più si avverasse e non capisco perché dovrei sperare il contrario, perché mi sento incasinata e confusa ma forse è la soluzione ai miei problemi, che poi l'unico problema vero adesso è liberarmi del pensiero di Massimo che mi ossessiona come se fosse lui la mia unica ragione di vita, non lo è, non lo è mai stato. La ragione di vita l'aspetto da sempre e non è mai arrivata, ecco qual'è la mia ragione di vita e forse ce l'ho di fronte o forse starò fantasticando troppo e troppo velocemente ma potrei cogliere un'opportunità, di quelle da afferrare al volo e per una volta potrei smettere di pensare così tanto che mi perdo nell'oblio delle mie stesse parole e lasciar fare il destino se così si può chiamare.
Lo avrei voluto incontrare di nuovo ma è stato lui oggi ad incontrare me e se questo treno sta passando adesso è inutile pensare troppo e rischiare di perderlo.
«Come ti chiami?» Chiede lui fermando i miei pensieri, il fumo gli scivola via liberandosi dalle sue labbra come fa la voce graffiata dallo stesso e che mi fa sentire immediatamente diversa, come se avessi varcato la soglia di un altro mondo e stessi per scoprire passo dopo passo a cosa voglio andare incontro.
«Caterina.» Rispondo io. «E tu come ti chiami?» Aggiungo mentre lo vedo buttare a terra il mozzicone di sigaretta che teneva tra il pollice e l'indice per poi tendermi la mano e darmi l'occasione di sentire una nuova e tanto attesa emozione che finalmente posso vivere.

Ricordati di guardare il mare - BABIWhere stories live. Discover now