XI

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«E tu che diavolo ci fai qui?» Bello lui, a petto nudo, sdraiato sul mio letto, con il mio gatto che salta giù appena mi vede.

«Alla buon ora!» Guardo Max tirarsi su che pare l'abbia disturbato. Scusa eh!

«Che sei venuto a fare?» Dovevo dirlo ai miei genitori che se si fosse presentato non l'avrebbero dovuto far entrare.

«Ti sono venuto a trovare, è una settimana che non ci vediamo...»

«Non sei il benvenuto, dovresti averlo intuìto e avresti dovuto saperlo.» Sento Tesla miagolare come a darmi ragione.

«Non sei voluta venire al karaoke sabato.» Finisce lui rimanendo seduto, con il sole dalla finestra che gli scalda i pettorali formati dalla palestra.

«A quanto ne so non ci saresti stato neanche tu ...» Rimango col fiato sospeso sperando in una risposta sensata.

«Essendo il più grande ho il diritto di non esserci se non voglio.» Una risposta sensata che non arriva.

«Se sei venuto per fare il filosofo del cazzo puoi anche andartene!» Dico irritata. Si alza dal letto e infilandosi la maglia fa un passo verso di me.

«Non lo devi più vedere.»

«Cosa il tuo bel faccino da cretino?» Gli chiedo facendolo ridere, poi stringe le labbra come innervosito.

«Parlo di quel ragazzo con cui sei uscita sabato sera, non lo devi più vedere.» Tiene a ribadire quasi a denti stretti.

«E tu come fai a saperlo?» Te l'avrei raccontato io se solo non ti fossi allontanato, tu che ne sai e perché non ci sei stato?

«Me l'ha detto Elisa.» Dice come se fossa una cosa ovvia.

«Ah beh giusto, c'è solo un piccolo particolare, non conosco nessuna Elisa» Tengo a precisare.

«Elisa è la ragazza che frequento.» Ah... che candido.

«E lei l'ha saputo da...?»

«Stava parlando con me quando Michael ha ricevuto il tuo messaggio.»

«Michael. È amica sua.» Asserisco io.

«E di Claudio, li conosce anche lei e in quel momento era allo skate park con loro.»

«Oh bene, stavate tutti là allo skate park nello stesso momento di domenica pomeriggio, buono a sapersi organizziamo una festa la prossima volta!» Calma Caterina, hai fatto tutto tu con quel messaggio ma ti sei solo sbagliata come ha detto Claudio, può succedere, ormai è successo, amen.

«Quanti anni ha?» Mi chiede Massimo.

«Ha l'età tua, che cazzo vuoi posso frequentare te e non lui?» Non ho mai usato questo tono con Max. Sento un brivido lungo la schiena prima che lui cominci a ridere di gusto, fa dei passi verso di me che un po' m'impauriscono, venendomi incontro vedo nei suoi occhi una luce diversa dal solito Max che conosco.

«Oh avete tutti questo vizio di spingere. Piantala.» Dico aggrappandomi al bordo del letto per non caderci sopra ma lui continua a darmi piccole spinte sulla spalla cercando di farmi perdere l'equilibrio.

«Sto scherzando Cate» Non si rende conto che non sono mai stata più seria.

«E allora smettila di scherzare! Ti riesce male ultimamente, non riesci a capirlo?!» Mi allontano da lui mentre ciò che vedo nei suoi occhi diventa un sentimento più duro e aggressivo.

«Oh e basta Massimo!! Ma che ti prende?» Mi segue per la camera con quegli occhi che non gli avevo mai visto.

«Con me almeno non ci faresti sesso alla prima uscita.» La vista s'annebbia alle lacrime. Una frase simile non me la sarei mai aspettata, non un'altra e rimango immobile bloccata ad un angolo della stanza. Ascoltando il silenzio che si forma. Ci guardiamo, mi torna in mente la prima volta che ci siamo guardati da tanto vicino ma non come amici, come migliori amici, come fratelli, no, adesso non so più chi siamo e lui cosa sia diventato e perché e non so neanche quando sia scattato tutto questo.

«Lo stai dicendo davvero?» Sussurro contro le sue labbra ad un centimetro dalle mie. Le vedo stringersi tra loro. Sarà la rabbia sarà che forse si sta pentendo del suo comportamento, sarà che questa situazione è incomprensibile. Si allontana da me dandomi le spalle e un tuffo al cuore segue il tuono della porta d'ingresso. La giornata è appena iniziata e già ne ho avuta abbastanza. Mi rannicchio su me stessa. Tesla viene a consolarmi. Un dolore così non l'avevo mai provato. Mai nemmeno immaginato. E la cosa che mi fa star più male è che sia successo a noi e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che mi sembra folle anche solo pensarla una situazione del genere.

A pranzo non chiamo nemmeno i miei, non tocco il telefono, il computer, nessun aggeggio, solo i miei fogli da disegno e l'odore delle matite colorate. Il mio gatto che da quando mi sono piazzata alla scrivania mi si è accoccolato sulle gambe e non me ne frega niente che fa caldo. È l'unico che adesso può farmi stare bene. 

Ricordati di guardare il mare - BABIWhere stories live. Discover now