IV

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Un sospiro leggero esce dalle mie narici, ho la bocca serrata, le labbra incollate dall'afa. Apro lentamente le palpebre e ciò che mi appare è l'azzurro del cielo, un azzurro chiarissimo. La luce del sole entra nella grande apertura di quella che sarebbe dovuta essere una finestra.
Ne osservo i contorni, i mattoni rovinati e le loro fessure, da cui spuntano accenni di una vegetazione seccata dal caldo. Sono sempre stata affascinata da questo luogo, il castello medievale e ho sempre immaginato come fosse vivere davvero qui dentro, anche se non riuscirò mai davvero a capirlo, con tutte le comodità con cui vivo.
Sbatto le palpebre e deglutisco per capire che ho bisogno di bere, mi giro spostandomi sulla sinistra. Sono nuda e la brezza che arriva quassù mi solletica le parti più sensibili del corpo. Premo la mano sul materasso e mi tiro su notando di essere sola.
Dopo qualche secondo in cui contemplo il silenzio, sento delle voci. Mi alzo in piedi stavolta e afferrando velocemente il mio vestito mi copro avvicinandomi all'uscio di quella che dovrebbe essere una porta.
Mi affaccio, vedo Massimo alla fine del corridoio che parla con un altro ragazzo.
Cerco di mettere a fuoco i suoi capelli ...biondi. Aspetta ma quello è Alessandro, il ragazzo con cui ho passato la notte, l'amico di Max!
Provo ad ascoltare cosa si stanno dicendo ma è praticamente impossibile. Noto solo dei risolini, sguardi nella mia direzione. Alessandro tira fuori dei soldi ma Massimo gli fa cenno di metterli via.
Indietreggio poggiandomi contro il muro all'interno della stanza, prendo un respiro e vado via da qui tentando di non farmi scoprire.
Non so perché ma ho una brutta sensazione e deve essere qualcosa di fondato perché non io ho mai brutte sensazioni.

«Ciao!» Dico a Michela quando la vedo tornare in tenda da un tuffo in mare.
«Ciao! Stavi al castello? Massimo è andato a cercarti, a me ha già fatto una ramanzina perché sono tornata poco fa...»
«Perché qual'è il problema?» Dico io perplessa.
«Il problema è che è l'una...»
«Davvero?» La guardo un po' sorpresa, un po' contrariata. Ho buttato la domenica mattina a dormire ...come sempre.
«Sì e non faremo praticamente niente se non prepararci per tornare a casa.» Aggiunge lei.
«Vabbè ma mi pare che tutti gli anni succede così.»
«Appunto...» Dice lei mentre si spazzola i capelli e indossa un vestito. «Che hai lì?»
«Dove?» Dico cercando qualcosa che non so sul mio corpo.
«Lì, sopra la caviglia.» Guardo nel punto indicato dalla mia amica e vedo una scritta.
La brutta sensazione che avevo si fa sempre più forte e in mezzo secondo mi si forma un nodo allo stomaco.
«Non lo so...» Per riuscire a leggere mi stropiccio gli occhi ancora un po' assonnati.
«"Your sex is so good. You're beautiful babe. Eric."» Dice Michela prima che riesca a farlo io.
«E che cos'è?» Dico stralunata ma sopratutto confusa poi sento una risata, forte, potente, familiare. È Massimo. «Che hai da ridere?» Gli dico.
Lui guarda me, poi la scritta e infine alza le spalle tenendo un ghigno sulle labbra.
«È divertente...» Dice. Mi basta un attimo per capire...
«È divertente perché sai cos'è!» Gli faccio cercando una spiegazione.
«Stai calma! È un gioco.» Risponde lui.
«Puoi spiegarmelo?» Chiedo provando a stare calma.
«No, non l'ho fatto mica io...» Alza di nuovo le spalle continuando ad essere divertito ma io so che mente, che idiota, lo sa che capisco quando mente!
«Chi l'ha fatto allora, Alessandro, chi?» Mi guarda negli occhi ma non  mi risponde, sembra serio adesso. «Allora?» Gli ringhio in faccia facendolo saltare. Michela poggia una mano sulla mia spalla tentando di indurmi alla diplomazia.
«Stai calma dai! Parliamo insieme con calma.»
«No! Non rimango calma quando vengo presa in giro!» Mi scrollo la sua mano di dosso e corro verso il mare, sulle rocce, le scendo come se per me non fossero mai state tortuose, arrivo in spiaggia, raggiungo la caverna e mi accuccio vicino a un rivolo d'acqua all'ombra di una parete cercando di cancellare l'inchiostro nero sulla mia pelle.
Che vuol dire quel nome? Sono stata anche con qualcun altro e non me lo ricordo?
Non è possibile, non mi sono nemmeno ubriacata. Avrò a malapena superato la soglia dello stato d'ebrezza, ricorderei di non ricordare, invece ricordo perfettamente tutto.
Stavo ballando con Massimo vicino la riva del mare e poi si è messo in mezzo Alessandro. Non mi è dispiaciuto mettermi a ballare con lui, non credo sia qualcosa di male ballare con un amico del tuo migliore amico!
Alessandro poi mi ha chiesto di fare una passeggiata e camminando camminando con un paio di birre in circolo, senza aver mangiato, mi ha fatto arrivare al castello e lì mi sono lasciata andare...
Certo che mi sono lasciata andare! Sarei stata una stupida a non farlo. Vedere Alessandro e non provare attrazione fisica è da veri stupidi. Non sono certo stupida io e allora mi sono divertita e così deve aver fatto lui... sicuramente più di me.

«Dai volevamo solo farti credere di essere stata in un'orgia, uno scherzo.» Alzo la testa verso Massimo che mi ha raggiunto.
«Che scherzo di merda.» Rispondo  io prima acida e poi provando ad essere ragionevole. «Come se io ne fossi capace, dai!»
Scuoto la caviglia, quasi del tutto pulita, cacciando la sabbia e mi siedo su una roccia , incrociando le braccia al petto indispettita.
Mi dice che si sono scommessi di farmi credere che questa notte io abbia partecipato ad un'orgia, che lui Max, avrebbe riscosso una cifra da Alex se io ci avessi creduto mentre avrebbe pagato Alex se non l'avessi fatto.
«Ti sei divertito a scommettere su di me. Bravo.»
Alla fine mi si avvicina all'orecchio. Penso che voglia far pace. Penso che in fondo io non debba prenderla così male. Adesso si sistema tutto, lo so, ci abbracciamo, ci stringiamo forte anzi fortissimo. È stato solo uno stupidissimo scherzo, è vero e va bene così, niente di male.
«Non ti saresti fatta nessun problema a partecipare ad un'orgia. Ne sono sicuro. D'altronde per voi ragazze è facile fare le puttane, te quando siamo qua vai sempre con qualcuno...» Sento dirgli in un sussurro.
Un brivido mi percorre la schiena. Fisso il vuoto.
Hai presente quando le parole ti entrano in circolo, il cervello le mastica come fa lo stomaco con il cibo e poi le tramuta in un'emozione, in questo caso l'emozione di quando ti trattano di merda?
«Che stronzo!» Lo guardo negli occhi, schifata come credevo non si potesse essere. «E tu saresti il mio migliore amico!»

In macchina passo tutto il tempo guardando fuori il finestrino. Solitamente mi sarei sdraiata e avrei riposato oppure mi sarei proprio addormentata ma lo farò appena arriverò a casa e fino a domani. Senza parlare con nessuno, senza che nessuno possa dirmi niente prima di entrare nella mia camera e sparire.
Alla fine la brutta sensazione che avevo non era infondata.
Me la prendo troppo a male? Può essere, ma davvero non lo capisco il motivo che ha portato Massimo ad offendermi in quel modo. Quando mi ha sempre trattato bene, con rispetto, è sempre stato gentile da quando siamo legati e siamo legati perché avevamo capito che potevamo contare sull'affetto dell'altro ma quella dimostrazione di oggi non credo proprio che fosse affetto. Scommettere su di me per guadagnarci sopra con la convinzione di andare sul sicuro. Quando pensi che per soldi vieni usata da uno dei tuoi migliori amici che ci vuoi fare? Niente, lo accetti perché evidentemente quello tanto amico non ti era.

Consumo le mie lacrime, con la testa premuta al finestrino, senza rendermi conto che alla fine non ne varrà la pena.

Ricordati di guardare il mare - BABIOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz