Si avvicinò cauto alla figlia, afferrò con calma la sedia dell'infermiera e vi prese posto. Distolsi lo sguardo e non perché non avessi il coraggio di guardarlo negli occhi, bensì non ero intenzionata ad instaurare alcun tipo di legame emotivo con lui; consapevole che avrebbe potuto convincermi a restare, in qualche modo. Un sospirò lento gli lasciò le labbra, facendo da esordio alla seguente frase: "Nessuno è mai riuscito a scoprirlo. Ho tentato ogni strada, opzione, ho percorso numerose volte le sue tracce, scaricato milioni di domande su sconosciuti che passavano lì per caso, tormentato chi non aveva nulla di familiare con la situazione... ed ho perso gran parte di me stesso nella ricerca ─ ma non ho mai ritrovato tua madre".
Digerii ogni parola, in silenzio, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto che sembrava aver divorato la parete. "Tesoro, guardami" bisbigliò, un suono pregno di malinconia che mi mise a disagio, posando la mano sulla mia spalla. Mi sentii costretta a soddisfare il suo desiderio. Non mi aveva chiesto, però, di condividere il suo stato d'animo, pertanto non feci altro che mostrargli la mia inerzia. "Cosa sei diventata?" ripete' per quella che sembrò la millesima volta, accompagnando la tiritera a qualche lacrimuccia "Hai ancora la presunzione di potermi cambiare?" per quanto le cinghie me lo consentissero, mi sottrassi alla sua presa "Mi dispiace che la mamma sia scomparsa? È questo ciò che avresti voluto sentirti dire? D'accordo, mi dispiace che la mamma sia scomparsa e vedo come dispiace anche a te ─ che adesso ti scopi la troia che vorrebbe vedermi morta!" arcuai le sopracciglia verso il basso, arricciando le labbra in segno di rabbia. Avvertii un pungente bruciore all'altezza della guancia, proprio dove Robin mi aveva appena colpita come mai ebbe fatto prima d'allora. Le palpebre si sgranarono, gli occhi si inumidirono e le labbra si schiusero in respiri lenti ed impercettibili. Un'espressione sconcertata incurvò i tratti del mio viso e voltandomi, mi resi conto di quanto anch'egli fosse sorpreso dall'azione da lui appena compiuta.
Quelli, quasi certamente, furono i minuti più lunghi della mia intera esistenza.
Nessuno dei due proferì parola e nessuno dei due osò scusarsi per quanto accaduto. Lui, forse, era l'unico a non avere alcuna ragione per la quale scusarsi. Malgrado ciò, potei leggerlo nei suoi occhi: era sfinito, logorato dalla nuova realtà e da ─ me. Come se non fosse bastato, lo sapevo, attribuiva ogni colpa unicamente a se stesso. Chissà cosa tormentasse i pensieri del giovane Robin Hood, a quale forma di tortura si stesse sottoponendo. Infondo, lui era fatto così.
100 lunghi anni ci ebbero separati, ma non erano serviti a far sì che dimenticassi, almeno non completamente, l'uomo che mi ebbe cresciuta con un amore privo di confini.
"Vuoi che... vada via?" soffiò.
"No".
30 minutes later...
"Robin, è fuori discussione!" sentii la voce di Regina divenire sempre più lontana ed ovattata, fino a quando i due non scomparirono oltre la porta. La camera nella quale mi trovavo era stata indubbiamente incantata, poiché al di là del suo confine non mi era possibile percepire alcun tipo di suono. Ero di nuovo sola e mi sentivo tale, malgrado mio padre si trovasse a pochi metri da me. Mi sentivo come fossi stata l'ultima persona sulla terra, come se ogni singolo essere umano si fosse dissolto nell'etere cosmico. Era ingiusto, a mio parere, poiché a sparire sarei dovuta essere io, per rendere il mondo un posto migliore.
Avevo pregato Robin di parlare con il Sindaco di Storybrooke, di persuaderla affinché non fossi più costretta sul lettino di un ospedale, ma la donna, com'era giusto che fosse, non sembrava incline a transigere. Quale sano di mente avrebbe lasciato andare la distruzione fatta carne? Colei che, con un solo battito di ciglia, avrebbe potuto portare l'apocalisse sulla terra? Io stessa l'avrei derisa per una decisione tanto stupida. Ma dovevo andar via, lasciare quel posto in qualche modo. Necessitavo risposte, che i dubbi si concretizzassero e che ogni tassello prendesse forma e tornasse al proprio posto. Di certo, non avrei avuto successo rinchiusa tra le quattro mura di quell'edificio.
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I've lost everything, except you. || Part 2 ||
Fanfiction‟ You know that place between sleep and awake? That place where you still remember dreaming? That's where we'll meet that's where I'll waiting because that's where I'll always love you „ #1 storybrooke
Chapter 9 - Flowers and blood.
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