Capitolo.I Quatto anni

279 15 7
                                    

Ancora sogno la notte l'incubo di quattro anni fa. Ogni volta la sera verso l'una non riuscivo a dormire, era come se fossi ancora lì a combattere per la mia vita e per quella di Jennifer. Tutto reale era, il Boia di Burkenau, Di Monowitz e di Auschwitz che squartavano i miei compagni e la povera gente del posto. Anche le grida di paura, pianti rimbombavano nelle mie orecchie gridando a mia volta. Era scoccato il primo giorno di ottobre e in questa sera verso l'una come tutte le altre volte ero sveglio che rompevo per rabbia le cose che mi capitavano in mano maledicendo gli eventi di quattro anni fa. Ormai avevo 25 anni, ero un marine e la notte non sognavo solo i terrori del Campo dei morti ma anche i mieo compagni morti durante una delle tante missioni in Afganistan. Ormai non vivevo più in pace, vivevo perseguitato e terrorizzato dagli incubi, terrorizzato dalle dalle persone che ho ucciso e terrorizzato sopratutto dal Campo dei morti. Ogni volta la sera avevo una pistola sotto il cuscino, era più per difesa, mi faceva sentire sicuro e quando mi alzavo terrorizzato prendevo subito l'arma e la puntavo su degli oggetti. La pistola l'avevo comprata per difesa personale in un negozio d'armi, il proprietario era un uomo losco e pieno di tatuaggi con una barba folta e dei capelli lunghi che gli scendevano fino alla schiena. Mi ricordo ancora le parole che mi ha detto.

Venditore d'armi: Sei venuto qui ragazzo per scappare dai tuoi incubi. Questo allora è il negozio che fa per te.

Aveva indovinato senza manco conoscermi, le sue parole mi erano rimaste impresse nella mente, ma in fondo aveva ragione perché avevo comprato l'arma per difesa personale. Mi mancava tutto della mia vita di prima, i miei amici, ma soprattutto Jennifer. Avevo allontanato tutti per paura di perderli, non c'era più nessuno che allegrava le mie giornate e nessuno che mi faceva ridere. Prima io e Jennifer convivevamo nella stessa casa, ma dopo che aveva visto il mio comportamento era tornata dai suoi genitori. Per lei ero irriconoscibile, la terrorizzavo, ci ero rimasto molto male quando lei se n'era andata da me. Lei era una studiosa, infatti mancava solamente una settimana che partisse per la città di Nanchino in Cina. Prima che partisse però volevo riconquistarla, dirgli che l'amavo ancora, dirgli che mi mancava e dirgli che la volevo sposarla. Solo lei poteva aiutarmi, solo lei potava farmi sorridere di nuovo in questa vita.

Il campo dei morti (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora