Capitolo.XLII La sala dello squartatore.

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Il Boia di Burkenau ci aveva catturato, nessuna sapeva dove ci aveva portato.  Finalmente aprí gli occhi e davanti a me c'era un tavolo marrone dipinto di sangue con sopra bisturi mannaie , pinze coltelli da cucina.  Guardavo in giù perché ero legato come un salame da macello.  Le mie gambe erano legate con una catena fatta di ferro e davanti a me c'erano altre persone, loro già avevano subito il trattamento dal Boia di Burkeanu.  Intorno era tutto sporco e puzzava di morto peggio del tunnel che avevamo fatto per attraversare il Campo di Monowitz.  Tutto era buio, solo una piccola candela illuminava il tavolo con sopra il cadavere appena squartato.  Era inquetante e nauseante la vista che avevo davanti.  Jennifer era vicino a me, lei ancora non si era svegliata e accanto a c'era Leonard  in tutte le quattro zampe da una catena.  Tutti eravamo finiti questa volta legati, la morte ci stava solamente aspettando su quel tavolo, ma io non volevo morire volevo vivere la mia vita come se fodss l'ultimo giorno della mia esistenza.  Il boia di Burkeanu era tornato nella stanza e con uno sguardo veloce sui prigionieri ancora vivi si avvicinò con aria decisamente cattiva e assetata di sangue.  Si fermò davanti  a Jennifer,  l'ha guardó dalla testa fino ai piedi per decidere se squartarla o no, ma improvvisamente gli diede una carezza sulla guancia.  Forse l'ha voleva lasciare per ultima,  andò verso un'altro prigioniero e l'ho prese senza guardarlo e l'ho appoggió violentemente sul tavolo da lavoro.  Prese i suoi attrezzi, era pronto a squartarlo.

Turista: Ti prego lasciami andare. Io non ti ho fatto niente.  Ti prego.  Esclamò piangendo e impaurito.

L'essere mostruoso non provava sentimenti e ne pena per i poveri uomini e con un coltello da cucina glielo conficcó dritto nella pancia.   Sempre con il coltello gli fece una grande linea,  praticamente lo aveva aperto in due.  Poi prese delle pinze e cominció a togliergli i pezzi che aveva all'interno.  Una sacco di sangue scendeva dal tavole bagnando il pavimento sporco di polvere.  Gli arti tolti lì aveva messi in un sacco nero,  ormai era abitudine di tutti i boia presenti nei tre campi di concentramento.  La sua prima operazione  su uno dei prigionieri l'aveva finita e con violenza l'ho buttó nello sgabuzzino dove c'erano tutti i cadaveri che aveva già squartato. Però non se n'era accorto che un coltello era caduto dal tavolo finendo vicino a me.  Per fortuna il mostro se n'era andato e poteva attuare un piano per fuggire da questo posto inquetante. Cercavo di prendere il coltello che era sotto di me, ma non ci riuscivo, era troppo lontano.  Con tutta la mia forza cercavo di sbilanciarmi per prenderlo finché non sentí qualcosa rompersi sul tetto.  Mi ero accorto che sul tetto fatto in legno c'era una crepature fatta dai miei sforzi di liberarmi da questa morsa fatta di ferro.  Così con tutta la mia forza spinsi un'altra volta fino a rompere il pezzo del tetto.  Era caduto con la faccia terra ma subito presi il coltello e con un piccolo taglio mi liberai dalla catena.  Dovevo muovermi,  il Boia di Burkeanu poteva essere qui a momenti,  di fretta liberai Jennifer e Leonard e alcuni prigionieri. Mentre liberavo l'ultimo prigioniero una fendete mi stava per colpire da dietro e per un pelo evitai ma colpì il povero uomo legato.  Jennifer era ancora svenuta così la presi in braccio e uscimmo dalla baracca insieme agli altri prigionieri.  Tutti ci avevano sentito,  infatti sentivo anche i passi degli uomini mascherati che venivano dritti verso di noi.  Mi ero fatto strada uccidendoli con i pochi proiettili rimasti nel caricatore della pistola e poi cambiai strada andando dritto verso la torre d'osservazione.

Uomo mascherato: Fermati!! Disse rivolgendosi al Boia di Burkenau.

Il Boia di Buia si era fermato obbedendo all'uomo mascherato.

Uomo mascherato: Tanto lí non avranno scampo.

Per fortuna eravamo riusciti a fuggire dalla sala delle torture.

Il campo dei morti (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora