Capitolo.VIII Il cane Leonard

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Pov Jennifer.

Non ricordo più nulla, ricordo ancora che una luce abbagliante ci aveva colpito in pieno. Davanti a me non c'era più nulla, né i miei compagni nè Jason, ero rimasta sola in questo posto orribile  abbandonato dagli dei.

Jennifer: Jason!! Tom!! Dove siete finiti tutti?

Nessuno rispose, aveva paura, avevo paura di morire squartata o mangiata da quei luridi cani. Non ero mai rimasta attaccata alla vita come adesso, la mia vita era appesa a un filo molto sottile. Non c'era più Jason a darmi quella sicurezza di cui ora avevo tanto bisogno, non c 'era più, era scomparso avvolto dal fumo e dal bagliore. Mi ero alzata da terra e camminavo alla ricerca di qualche mio compagno, mi tremavano le gambe, il freddo gelido della Polonia mi entrava fino alle ossa e avevo preso il raffredore, ma questa era la mia ultima preoccupazione. Mentre girovagavo vidi bambini demoniaci uccisi con un sacco di buchi alla testa e un cane smembrato da dei proiettili. Non capivo proprio tutto questo, nessuno di noi aveva un'arma di fuoco e nessuno aveva delle granate, forse oltre a noi c'è anche qualcun'altro che è armato fino ai denti. Arrivai di fronte a una baracca, ma tutto a un tratto sentiì ringhiare attraverso la fitta nebbia qualche animale, e mi nascosi dietro una parete. Era un'altro di quei luridi pitbull, cominciavano a scendermi le lacrime dalla paura, le gambe mi tremavano più forti di prima e pregavo Dio sperando che non mi trovasse. Il pitbull sentì il mio profumo e si avvicinava a me camminando pian piano senza nessuna fretta. Appena mi vide cominciò ad abbaiare e a inseguirmi, mentrè correvo mi ero accorta che era ferito nella zampa destra. Il pitbull non sembrava che mostrasse dolore e non si fermò un'attimo finchè non inciampai in una roccia girandomi la caviglia. Il cane si fermò e si avvicinava a me mentre ringhiava.

Jennifer: Ti prego, non farmi del male...

Di quanto ero spaventata ormai parlavo anche col cane che mi stava per uccidere, ormai per era finita, volevo una morte più dignitosa, ma dalla vita come si sá non si può avere tutto.

Jennifer: Addio Jason, spero che tu almeno ti salverai.

Mentre piangevo tutto a un tratto il cane cominciò a leccarmi la caviglia e si sedette vicino a me appoggiando la sua testa nella mia mano infreddolita.

Jennifer: Tu non sei cattivo, eri solo spaventato come a me, per questo m'inseguivi.

Anche il cane aveva gli occhi segnati dalla paura, mi ero accorta che non aveva il collare spinato come i pitbull del boia di Auschwitz ma un collare normale di colore rosso fatto in pelle. Avevo una piccola fascetta nella tasca e gli medicai la ferita all zampa al pitbull.

Jennifer: Che ne dici di venire insieme a me trovare i miei amici?.

Il cane annuì semplicemente leccandomi nella faccia e facendomi ridere, un sorriso che mi mancava da quasi due giorni da quando sono qui.

Jennifer: Che ne dici se ti chiamo Leonard?

Il cane annuì ancora e insieme al mio nuovo compagno andammo a trovare i miei amici.

Il campo dei morti (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora