Capitolo 6 - Commissioni

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- Vedremo, Nicky. Vedremo. 

Jeremy diede il permesso di cominciare; dopo non molto si rivolse a Lexie.

- Avrei qualche commissione da fare in città, ti dispiacerebbe accompagnarmi ? 

Anche questo fa parte della punizione ?

Lei non si oppose alla richiesta. Si limitò a fargli cenno di sì col capo per poi tornare ad occuparsi delle uova strapazzate che aveva nel piatto. Pete, scusandosi, si alzò in fretta e salutò tutti per recarsi a lavoro: il suo turno sarebbe iniziato a momenti e rischiava di arrivare in ritardo. L'attenzione di Lexie si spostò su Math, che aveva accanto a sé dei fogli che leggeva attentamente - forse il discorso per il convegno che si sarebbe tenuto la settimana successiva. I suoi occhi chiari spaziavano rapidamente da una riga all'altra, da una pagina all'altra, e continuò così fino alla fine della colazione. Xavi e Nick si alzarono insieme e ottenuto il permesso di andare tornarono di sopra, ma non prima di averle arruffato i capelli, l'uno in modo delicato l'altro in maniera assai più energica. Dovevano averla scambiata per un barboncino. O un gatto. Evidentemente l'idea di avere una sorellina da coccolare cominciava a solleticarli. 

Terminata la colazione tornò in camera sua, per prendere una borsa e infilarci telefono e poco altro, si lavò i denti e scese di nuovo di sotto. Jeremy era vicino alla porta, la stava aspettando. Fu solo allora che Lexie fece caso a un dettaglio che era sempre stato sotto ai suoi occhi ma a cui non aveva mai dato importanza: nonostante il caldo afoso non lo aveva mai visto indossare qualcosa di diverso da una camicia a maniche lunghe e un paio di pantaloni. Quando la vide, aprì la porta e salutò Salvatore che si trovava nel salotto, dicendogli che non ci avrebbero messo molto, poi uscirono. Montarono sul pick-up verde foresta e si diressero in città. Rispetto a Math Jeremy guidava molto più placidamente, senza frenate brusche e tagli alle curve. Il breve tragitto dalla villa al centro di Bear Hill fu caratterizzato da un silenzio quasi imbarazzante che nessuno dei due aveva osato infrangere. A Lexie infondo non dispiaceva affatto: un po' di silenzio dopo il solito chiasso mattutino a colazione era più che gradito. Raggiunto quello che sembrava un semplice magazzino di grigio cemento Jeremy parcheggiò e scesero. Lexie vide una grande insegna sulla facciata:

"MYART - PRODOTTI PER PITTURA"

Dunque stavano per calpestare un terreno alquanto congeniale per lui, un po' meno per lei. La grande porta a vetri introduceva a un ambiente enorme, ben più grande di quanto Lexie si aspettasse, con un soffitto altissimo e tanti finestroni sul lato che si affacciava sulla strada . I numerosi scaffali  - che distavano dalla volta poche manciate di metri - formavano corridoi caleidoscopici, intricati come un labirinto. In alto decine di cartelli indicavano ciò che si poteva trovare nella corsia corrispondente. Non male come posto per la punizione. Oltre a loro due non c'era nessun altro cliente. Da una porticina dietro al lungo bancone contrassegnata dalla scritta "SOLO PERSONALE" fece capolino un ometto stempiato che portava un paio di occhiali tartarugati ben calzati sul naso, basso e sulla sessantina. 

- Oh, salve signor Denvers ! - disse, un po' impacciato. 

- Buongiorno, signor Myers. 

- E' qui per ritirare il suo ordine, immagino. - continuò, facendo scorrere lo sguardo su un registro smisurato, che somigliava più che altro a un tomo di tremila pagine. Poi alzò lo sguardo all'improvviso e iniziò a scrutare Lexie coi suoi occhi ingranditi dai due fondi di bottiglia che aveva per lenti. 

- E questa signorina ... ?

- Oh, lei è Alexandra. - La guardò, per invitarla a salutare a dovere. Lexie non se lo fece ripetere. 

Into the Den - LA SAGA DI STONE HALLحيث تعيش القصص. اكتشف الآن