17.

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"Viserys... io... adesso hai tua moglie, no? Perché dovresti venire ancora nelle mie stanze la notte?" La vocina di Daenerys si fa sempre più bassa e più timida.

"Non ti è chiaro, forse? Ho una moglie solo per diventare re e adesso che lo sono, non mi serve più."

"E quindi adesso cosa farai? Non è mica stupida, ti chiederà prima o poi perché non sei affianco a lei."

"Non penso che i morti possano parlare."

E dopo quest'ultima frase, sento dei passi pesanti che, con foga, si allontanano sempre di più. Mi ricompongo, cercando di non sembrare divertita dalla situazione e risalgo le scale con cautela, senza far sentire i miei passi.
Mi rintano nelle mie stanze dove sorseggio una coppa di vino.

"Ebbene... mio marito, nonché attuale re dei Sette Regni, anche se non per molto, se la fa con la sorellina..." Esce una risatina nervosa dalla mia bocca, mentre continuo ad ammirare Jaime dalla mia finestra.

La porta si spalanca violentemente e il Gran Maestro Pycelle fa interruzione nelle mie stanze.
"Mia Signora, vostro padre..."

Corro nelle stanze di mio padre, dove lui giace sul pavimento pietrificato, con gli occhi spalancati. La sua pelle è ancora calda, ammesso che ci fosse almeno un minimo di calore in lui, senza segno di ferite o veleno.
"Chiama i soccorsi! Chiama Jaime!" Urlo al vecchio, straziata dal dolore. 
Violente lacrime iniziano a sgorgare dai miei occhi e inizio a singhiozzare così forte che alcuni momenti sembra che il respiro non passi per la gola e che sia l'ultimo secondo della mia vita, ma poi inizio a respirare di nuovo. 
Riesco solo a calmarmi quando sento delle braccia possenti circondare il mio corpo, seguito dal rumore del ferro che sbatte contro altro ferro. 

Siedo su una delle sedie in legno che circondano il tavolo della Sala Grande, dove sono seduti a loro volta Ditocorto, Jaime, Tyrion, elevato all'incarico di Primo Cavaliere, facendo le veci del re assente; e infine il Gran Maestro Pycelle, tutti parlando del mio defunto padre.

"Ho controllato il corpo con attenzione: nessuna ferita, nessuna traccia di combattimento e nessuna traccia di veleno. Molto probabilmente si tratta di una morte naturale." Continua Pycelle con la sua solita voce saggia e pacata.

"Ho letto dei libri riguardo i veleni." Risponde Tyrion mentre, ancora una volta, si mette comodo sulla montagna di cuscini in cui è seduto, per far sì che arrivi all'altezza di tutti. "Ci sono molti veleni in grado di agire silenziosamente." Continua.

"Certo, tuttavia... nelle stanze di Twyn Lannister non c'era neanche traccia di vino, e le uniche coppe che si trovano ancora adesso sul comodino erano asciutte."

Mentre tutti cercano di capire se è il caso di sospettare di qualcuno o semplicemente di decretare se è stata una morte a causa naturale o diversamente, io non riesco a pensare a nient'altro se non il suo corpo pallido poggiato sul pavimento. Mio padre, fin da piccola, mi aveva posto numerose restrizioni e non mi ha mai fatto sentire il calore della sua pelle sulla mia o semplicemente il calore del suo sorriso su di me, ma non ho mai voluto mio padre morto. 

La discussione si conclude decidendo i preparativi delle celebrazioni funebri e che la causa della sua morte è una causa naturale.
Decido di tornare nelle mie stanze.

"Cersei, posso... posso parlarti un attimo?" Jaime è proprio fisso sulla soglia della porta, parlando poco prima che io chiudessi la porta.
Senza aprire bocca gli faccio un cenno per dargli il permesso di entrare.
Dopo due giornate intere cercando di ignorarlo e cercando di reprimere ciò che i miei sentimenti mi imploravano che io facessi, mi butto tra le sue braccia sfogando tutto ciò che ho portato sulle spalle per questi giorni infernali che sembravano eterni, in un pianto disastroso. 
Lui mi afferra la testa con la mano sinistra e con il guanto d'oro mi regge il fianco, facendola avvicinare ancora di più sul suo petto. 
Le parole sono diventare superficiali e inutili. 
Mi afferra il viso e mi alza il mento con il dito affinché le mie labbra possano arrivare alle sue. Ci baciamo, un bacio casto, labbra contro labbra mischiato al sapore salato delle mie lacrime che i miei occhi non riescono a fermare.

"Non ci sono riuscita..." Dico in segno di scuse. Fingere di non amarlo è stata la cosa più difficile che io potessi mai fare. 

"Non fa niente, non rimproverarti per questo, neanche io ci sono riuscito, ma questo non è un buon momento per restare distanti. In questo momento abbiamo bisogno l'uno dell'altra più che in altre occasioni."

Rimaniamo abbracciati ancora per un po', come se allontanarci permetterebbe ai nostri corpi di spezzarci e ridurci in mille frammenti. 

"Devo dirti una cosa."

Mi guarda negli occhi staccandosi da me solo per osservarmi. Sicura di poter parlare, proseguo.

"Ieri, nel cortile, ho sorpreso i due piccoli mocciosi Targaryen discutere tra di loro. Pare che Viserys abbia in serbo un piano e che vuole farmi fuori. Non ne sono affatto sorpresa, ma io ho già un asso nella manica. Non posso parlartene adesso, lo sai anche tu che le mura hanno le orecchie, ma comunque lo verrai a sapere, te lo prometto." 

Lui annuisce, senza proferire parola. 
Non ha versato neanche una lacrima da quando ha visto nostro padre senza vita, ma io so che sta cercando di trattenersi, per farsi vedere da me come colui che, ancora, è capace di proteggermi.

"Va bene, mi fido di te, ma fa attenzione, promettimi solo questo."

"Te lo prometto, Jaime."

Entrambi siamo sporchi del sangue degli altri ed è l'unica cosa che riesce a far sopravvivere il nostro amore.
Prendo la sua mano sinistra e me la porto sulla  guancia. Sono queste le situazioni in cui mi sento vulnerabile, ma non importa se c'è Jaime difronte a me, perché so per certo che lui non userà la mia unica debolezza contro di me, anche perché la mia debolezza è la stessa sua.

La sposa sbagliata. #Wattys2019Where stories live. Discover now