Dubbi

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Erano ore che Alec stava cercando di addormentarsi, ma non ci riusciva.

Il suo sguardo continuava a cadere sulle stampelle appoggiate al fondo del letto e nella sua testa compariva solo il volto di Magnus Bane, il volto a cui aveva pensato ogni singolo giorno da quando lo stregone gli aveva salvato la vita.

E lo Shadowhunter aveva passato ogni singola ora di ogni singolo giorno a chiedersi perchè Magnus lo avesse fatto.
Chissà, forse poteva esserci la remota possibilità che quando lo stregone aveva flirtato con lui alla festa stesse facendo sul serio e che fosse venuto a salvarlo perchè gli sarebbe quantomeno dispiaciuto vederlo morire...

"O più probabilmente - si disse lo Shadowhunter - qualcuno lo ha pagato per aiutarmi."

E allora perchè restare con lui per tutta la notte, come gli aveva raccontato Izzy?

Alec sospirò e allungò un braccio sul comodino cercando a tentoni il cellulare. Quando lo trovò, lo prese e guardò l'orario sul display: le 3:46. Però era la mattina di lunedì, quindi ciò significava che il giorno dopo gli avrebbero permesso di non usare più le stampelle e sarebbe potuto tornare a camminare come una persona normale e con più grazia.
Ammesso che di grazia ne avesse mai avuta.

***
Il giorno seguente...

"Può andare, signor Lightwood. Lei è ufficialmente guarito e le stampelle non le servono più".

Alec ringraziò la Shadowhunter che l'aveva dimesso dall'infermeria e si allontanò lungo il corridoio.

Era da quando era entrato in infermeria che era convinto di dover fare qualcosa, ma non gli veniva in mente cosa.

Forse tenere Izzy lontana dai fornelli?
No, a quello pensava già Jace o chiunque altro avesse mai assaggiato il "cibo" cucinato da sua sorella.

Impedire a Jace di cacciarsi nei guai?
No, quella era una cosa impossibile.

Dire qualcosa ai suoi genitori?
No, loro erano a Idris e non erano tornati neppure quando avevano saputo che loro figlio era gravemente ferito...

Forse c'entrava Clary?
No, non aveva nessun obbligo verso di lei.

E allora chi c'entrava, dato che non si trattava della sua famiglia?

All'improvviso due occhi verdi con delle pupille verticali da gatto comparvero nella mente di Alec, e lo Shadowhunter capì: nonostante avesse cercato di levarselo dalla testa con tutte le sue forze, era ancora convinto di dover andare da Magnus a ringraziarlo. Di persona, non con un messaggio di fuoco.

Indipendentemente dal fatto che lo avesse aiutato per soldi o interesse, Alec aveva il dovere di ringraziarlo.
E poi, perchè no, magari anche chiedergli di uscire come gli aveva suggerito Izzy...

"Certo, come no, io che chiedo a un uomo che nemmeno conosco di uscire a bere qualcosa, quando non ho nemmeno il coraggio di affrontare mia madre quando si arrabbia..."

Solo allora Alec si accorse di non essere più all'Istituto, ma su un marciapiede in una via di Brooklyn, a pochi isolati di distanza dalla casa dello stregone che aveva affollato i suoi pensieri per tutto quel tempo. Evidentemente i suoi piedi avevano capito cosa fare moooolto prima del cervello...

Il ragazzo guardò il proprio riflesso nella vetrina di un negozio: aveva delle occhiaie profonde e il volto pallido e indossava una felpa grigia che sì, non era esattamente il capo d'abbigliamento più bello che possedesse, ma nemmeno il più brutto.

Alec si fermò. Forse stava commettendo un errore ad andare da Magnus, poteva ancora fare dietrofront e tornare all'Istituto; nessuno Shadowhunter avrebbe mai ringraziato un Nascosto.

Già, però gli Shadowhunters che non ringraziavano i Nascosti erano gli stessi che vedevano il male nel non essere eterosessuali, che discriminavano chiunque non avesse sangue angelico e che avevano dato più credito a quel decerebrato di Valentine Morgenstern che a migliaia di Nascosti.

E Alec non era come loro, non lo sarebbe mai stato.

Imboccò la via che conduceva a casa dello stregone senza più guardarsi indietro.

Come tutto ebbe inizioNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ