L'Istituto

1K 60 8
                                    

Il portale fece arrivare Magnus davanti all'Istituto, una splendida cattedrale nel cuore di New York.

"È un peccato che i mondani non possano vederla per come è davvero" pensò Magnus, ma aveva cose più urgenti da fare.

Si diresse a passi veloci verso la porta per annunciare la propria presenza e, mentre aspettava che qualcuno venisse ad aprirgli, per un secondo gli sembrò di scorgere una ragazza da una familiare capigliatura rossa inseguire di corsa qualcuno in fuga davanti a lei.

Di norma avrebbe cercato di aiutarla, ma proprio in quel momento una Shadowhunter dai lunghi capelli neri gli aprì la porta.

"Tu che ci fai qui?" gli chiese la ragazza.

Magnus cercò di ricordarsi chi fosse, gli era parso di averla vista alla festa...
Ma certo, era la ragazza che aveva fatto sì che il mondano - Samuel? - bevesse la pozione e venisse trasformato in topo: era Isabelle, la sorella di Alec.

Giusto. Magnus era lì per un motivo. E quel motivo era Alec.

"Sono qui per tuo fratello - disse lo stregone, varcando la soglia dell'Istituto - a meno che tu non abbia qualcosa in contrario".

"No, no - gli rispose la ragazza - vieni, è di sopra".

Magnus seguì Isabelle per un lungo corridoio, fino ad arrivare davanti ad un imponente ascensore. I due vi entrarono e salirono diversi piani, poi ne uscirono e attraversarono una sfilza di corridoi che per Magnus erano tutti uguali, dapprima camminando normalmente e poi sempre più velocemente man mano che si avvicinavano all'infermeria.

Quando entrò nella stanza dove giaceva Alec, la prima cosa che Magnus notò fu proprio lo Shadowhunter: era disteso supino su uno dei letti con le lenzuola bianche, rese rosse dal sangue che usciva lento e inesorabile dalla ferita inflitta dal demone; aveva il volto più pallido di come lo stregone lo ricordasse, ma probabilmente era dovuto all'emorragia, gli occhi chiusi e il volto congelato in una smorfia di dolore.

Nel vederlo così, qualcosa dentro Magnus si spezzò.

Intorno a lui c'erano un Fratello Silente - forse fratello Enoch?, si chiese lo stregone - e una Shadowhunter che lo guardava intimorita.

"Allora? - sbottò Isabelle - come sta? Si riprenderà?".

Il Fratello Silente alzò lo sguardo da Alec e parlò in quel modo strano dei Fratelli, nella mente di tutti, con la voce di Fratello Enoch.

"Purtroppo non c'è molto che io possa fare, servirebbe un incantesimo demoniaco che io non posso utilizzare. Non gli resta molto da vivere. Mi dispiace".

Quelle parole ebbero un effetto devastante sullo stregone: davvero quello Shadowhunter, l'unico a non avere un muro di arroganza dinnanzi a sè, l'unico che preferiva proteggere chi amava che ricoprirsi di gloria, stava morendo senza che i Fratelli Silenti potessero fare niente per impedirlo?

Poi Magnus ricordò ciò che aveva detto fratello Enoch: serviva un incantesimo demoniaco che lui, in quanto Nephilim, non poteva eseguire. Ma forse qualcun altro poteva.

"Forse tu non potrai - disse il figlio di Lilith - ma in quanto stregone io posso eccome. Quindi tutti fuori".

I tre lo guardarono allibiti e la Shadowhunter che finora non aveva parlato tentò addirittura di protestare, ma Magnus ripetè con voce ferma: "Tutti fuori. Adesso".

I tre Nephilm uscirono dall'infermeria senza più protestare, e Magnus si avvicinò al letto di Alec.
"Sei proprio ridotto male - gli disse lo stregone - ma non preoccuparti, ora ci penso io a te".

Come tutto ebbe inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora