Capitolo 15

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Jen si svegliò di soprassalto, sedendosi sul letto. Il cuore le martellava furiosamente nel petto e mentre i suoi occhi cercavano di abituarsi alla penombra della stanza le sembrava di udire ancora nelle orecchie l'eco dei suoni dell'incubo che aveva appena fatto e il rimbombo delle sue urla. Si guardò intorno spaventata. Jackson stava ancora dormendo pacificamente al suo fianco, con il viso girato dalla parte opposta quindi dedusse che tutto fosse rimasto intrappolato nel sogno e non fosse riuscito a raggiungere il mondo reale. Si stese sulla schiena e si coprì il petto con le mani respirando profondamente per riportare il battito del cuore alla normalità. Chiuse gli occhi cercando di ricordare cosa l'avesse terrorizzata in quel modo anche se il pensiero di dover rivivere l'intero sogno la spaventava ancora di più. Sapeva che c'era Namjoon e che in qualche modo anche Jackson era coinvolto ma i particolari non le tornavano alla mente. Si girò sul fianco cercando di riprendere sonno ma il tremore non accennava a diminuire. Si spostò allora verso Jackson e lo abbracciò da dietro. Aveva bisogno di sentire la sua presenza. Inalò profondamente il suo profumo e avvertì subito dopo la sua mano calda raggiungere e stringere la sua, dopodiché lo sentì borbottare qualcosa in una lingua che lei non capì. Fu abbastanza però per permetterle di tranquillizzarsi un poco e scivolare nuovamente nel sonno.

Sognò che era notte e camminava su un ponte a piedi scalzi. Il buio intorno a lei era denso, quasi palpabile. Aveva cercato di scorgere la riva verso cui si stava dirigendo, ma invano, in quanto anch'essa era completamente immersa nell'oscurità. Ad ogni decina di passi si ergeva un palo a cui era appesa una lanterna che gettava una fioca luce giallastra che riusciva a malapena ad illuminare la base del palo a cui era appesa. Si era guardata intorno e un'ondata di panico l'aveva travolta nel vedere che il ponte non aveva alcun parapetto e al di sotto di esso ribolliva la corrente del fiume. Udiva delle voci concitate, ma lo scroscio dell'acqua le impediva di capire a chi appartenessero e nelle tenebre non riusciva a intravedere nessuno. Il cuore le batteva forte nel petto e la sensazione di angoscia che le serrava la gola aumentava ad ogni passo. Ad un tratto aveva visto il viso di Namjoon emergere dal buio. Stava litigando con qualcuno e la sua espressione era adirata, tesa in una maschera di odio. Aveva aguzzato la vista e aveva notato che la persona a cui era indirizzato tutto il suo rancore era Jackson. Lo aveva guardato mentre gli stringeva la gola e il suo viso diventava progressivamente livido mentre cercava, boccheggiando, di recuperare un po' di respiro. A quel punto lei aveva cominciato a gridare ma la voce non usciva e l'ossigeno stentava a raggiungere anche i suoi polmoni. Voleva correre per avvicinarsi, ma i piedi sembravano incollati al suolo.

D'un tratto aveva sentito Namjoon parlare, ma le parole suonavano distorte e lontane. "Mi avete tradito" diceva la sua voce, poi si era girato a guardarla. Il suo viso appariva bianco, pallido come una luna malata nel cielo invernale mentre i suoi occhi scuri emergevano lucidi, febbricitanti come due frammenti di onice: "Ti ho aspettato per salvarmi ma non sei venuta. Perché non l'hai fatto?".

Lei aveva allungato il braccio per toccarlo ma era troppo lontano per raggiungerlo. Avrebbe voluto trattenerlo, abbracciarlo ma non poteva muoversi neppure di un solo millimetro. Lui l'aveva guardata di nuovo con uno sguardo disperato: "Sono morto tante volte ma questa finalmente sarà l'ultima" aveva detto con la voce rotta, poi si era spostato velocemente sul bordo del ponte e si era lasciato cadere al di là trascinando anche Jackson con sé.

Lei aveva urlato con quanto fiato aveva in corpo poi si era accasciata sulle ginocchia prendendosi il viso tra le mani, non riuscendo più a trattenere i singhiozzi che la scuotevano violentemente.

"Jen! Jen, svegliati!"

Aprì gli occhi lentamente e fu investita da una luce abbagliante. Si girò e incrociò lo sguardo preoccupato di Jackson.

"Stai bene?" le domandò lui mentre ancora le teneva una mano sul braccio e la scuoteva delicatamente.

"Sì, credo. Stavo facendo un brutto sogno..."

Oltre quel ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora