Capitolo 4

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Jen si preparò con molta cura, voleva essere il più sexy possibile. La cosa che desiderava di più era rivedere nello sguardo di Namjoon quella scintilla di vogliosa eccitazione che, solo a pensarci era già sufficiente a scatenarle un'ondata di desiderio.

Si guardò allo specchio e sorrise alla sua figura riflessa: il reggiseno a balconcino in pizzo nero le regalava un bellissimo decoltè sotto il maglioncino di cotone leggero mentre le calze autoreggenti le permettevano di godere appieno della freschezza e della morbidezza della mini in pelle a contatto con le sue natiche. Era indecisa se indossare gli anfibi per completare il tutto, ma alla fine optò per un paio di scarpe col tacco alto. Le ci erano voluti parecchi anni e tanta forza di volontà per imparare ad amarsi e a piacersi così com'era, con tutto il suo carico di pregi e difetti, lottando contro il mondo e contro il costante desiderio di compiacere sempre e comunque sua madre ma, alla fine, ce l'aveva fatta ed ora si sentiva bene nella sua pelle. Si truccò leggermente pur non rinunciando al suo immancabile rossetto rosso e si sedette di fronte alla porta di casa ad aspettare il suo accompagnatore.

Come promesso, alle otto precise, sentì suonare il campanello.

Uscì di casa con passo sicuro e mentre percorreva il vialetto sentiva su di sé gli occhi di Namjoon. Una volta saliti sull'auto passò subito in rassegna i cd che lui teneva, ordinati, in una busta attaccata al parasole davanti al suo sedile.

"Wow! Canzoni coreane!" esclamò affascinata cercando di leggerne i titoli ma riuscendo a comprendere a malapena i nomi dei cantanti "non ne ho mai sentite prima! Posso ascoltare qualcosa? Cosa mi consigli?" chiese infine rivolgendogli uno sguardo da bambina sbattendo le ciglia e sporgendo le labbra. Namjoon rise di gusto. "Certo che puoi ascoltare qualcosa! Mi piace l'hip-hop quindi ti consiglio i Drunken Tiger ma i miei cd sono tutti belli" le rispose tenendo gli occhi fissi sulla strada.

Jen seguì il suo consiglio e inserì il disco del gruppo rapper nell'autoradio e si concentrò nell'ascolto. Le piaceva quella musica, il ritmo, la voce e, ancora di più, trovava piacevole sentire la mano di Namjoon che le sfiorava la gamba tutte le volte che cambiava marcia. Chiuse gli occhi per assaporare le sensazioni che provava mentre con le mani seguiva la cadenza delle canzoni.

Arrivati a destinazione scese dalla macchina e si avviò verso la porta del locale senza aspettare Namjoon, lui chiuse le portiere e dopo una rapida corsetta la raggiunse e si fermò appena dietro di lei. "Non mi aspetti perché ti piace che ti guardi il culo, vero?" le domandò bisbigliando "sei così sexy stasera che vorrei scoparti adesso, subito, anche davanti a tutti. Lo so che ti piacerebbe". Jen sgranò gli occhi e si girò di scatto per guardarlo in faccia. Il gesto repentino le fece perdere l'equilibrio e se non ci fosse stato lui a prenderla sarebbe senza dubbio caduta a terra. "Cosa faresti se io non ci fossi?" le sussurrò in un orecchio mentre sorrideva divertito. Lei si liberò dalla sua stretta e gli sibilò un grazie stizzito mentre sollevava le spalle. La sua sicurezza la urtava incredibilmente, ma perché sentiva tutto quel calore salirle da dentro tutte le volte che lui accennava a qualcosa relativo al sesso? Perché non riusciva a trattenere le emozioni quando lo aveva vicino? Cercò di riprendere il controllo mentre varcava la soglia del ristorante e con un sorriso raggiante raggiunse gli altri che aspettavano di sedersi al tavolo.

Il locale era molto carino, era stato ricavato da una vecchia stalla rimessa a nuovo. Il soffitto era molto alto e per sfuggire all'inevitabile rimbombo era stato totalmente rivestito con il legno. Anche l'arredamento richiamava quello delle antiche trattorie con i tavoloni e le panche di legno scuro massiccio e gli attrezzi contadini appesi alle pareti. Jen rivolse il suo sguardo alle funi e alle catene fissate ad un giogo vicino a dove lei si era fermata. Immediatamente sentì il petto di Namjoon sfiorarle la schiena e il suo fiato caldo pericolosamente vicino al suo orecchio: "Ti piacerebbe essere legata e bendata vero? Se stasera ti comporterai bene potrei anche farlo" le disse per poi allontanarsi subito dopo. Erano bastate un paio di frasi per mandare in corto circuito il suo cervello. Si sentiva già eccitata e non poteva fare a meno di pensare a lui, alle sue mani, al suo corpo. Il cuore prese a batterle furiosamente e sentì un calore insopportabile salire ad arrossare le sue guance. Si chiese a quale gioco stesse giocando Namjoon: sembrava veramente che stesse facendo come il gatto con il topo. Decise quindi di non restare ad aspettare di essere una semplice vittima ma di partecipare attivamente a quella partita che con il passare dei minuti stava diventando sempre più sensuale e provocante.

Oltre quel ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora