Capitolo 3

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"Sai già dove andrai in ferie quest'anno?" chiese Lucy a Jen durante la consueta pausa caffè al lavoro. Erano passate alcune settimane e la primavera era ormai inoltrata.

"Mi sarebbe piaciuto prenotare un viaggio in qualche capitale europea, ma mia madre dall'anno scorso insiste affinché vada al mare con lei, quindi credo proprio che stavolta non potrò evitarlo. Da quando mio padre è venuto a mancare è diventata, se è possibile, ancora più assillante"

"Dai non dire così, pensa come si sentirà sola in quella grande casa senza nessuno che le tenga compagnia. Anche io non andavo d'accordo con mia mamma, ma da quando è morta non passa giorno che non pensi a quanto la vorrei ancora con me".

"Sarà..." commentò dubbiosa Jen rigirando tra le mani il bicchiere di tè bollente.

Lucy le scoccò un'occhiata di disappunto per poi rivolgere l'attenzione a Namjoon "e tu sai già cosa farai? A proposito la tua famiglia vive qui o è ancora in Corea?". A quel punto anche Jen sollevò gli occhi dalla sua bevanda. Ormai era dal famoso sabato in cui avevano fatto gli straordinari insieme che non scambiavano nemmeno una parola che non fosse prettamente relativa al loro lavoro perciò l'argomento la interessava. Lui grugnì qualcosa di indefinito poi raccolse un plico di documenti e si diresse verso la fotocopiatrice sparendo dalla loro vista e dalla curiosità morbosa di Lucy.

"Ma tu hai capito qualcosa di quello che mi ha detto?" chiese lei sconcertata.

"Nemmeno una parola!" le rispose ridendo Jen per poi prendere un lungo sorso mentre, tra sé e sé, pensava ironicamente che ci fosse un motivo per cui tutti la chiamavano "Gazzetta".

Lucy era una donnetta piccola e magrissima con le guance scavate e gli occhietti scuri ed indagatori. I suoi capelli neri erano perennemente tenuti indietro da un cerchietto color argento. Non l'aveva mai vista truccata, ma aveva un sorriso bellissimo anche se rideva così poco che la gente finiva per dimenticarsene. Era la sua collega più anziana, sia anagraficamente che lavorativamente parlando. Si occupava dell'amministrazione ed era lì da talmente tanto tempo che era diventata praticamente il braccio destro del titolare (ed anche un po' il sinistro come diceva lei stessa).

"Che tipo strano e riservato!" disse tornando alla carica parlando di Namjoon "Nemmeno io sono riuscita a scoprire qualcosa su di lui! Possibile che ci sia toccato il coreano più scorbutico del mondo? Chissà come sarà difficile riuscire ad avvicinarlo!" concluse tornando a sedersi alla sua scrivania.

"Non ne hai un'idea" pensò sorridendo Jen per poi dedicare tutta la sua attenzione alla bevanda che teneva ancora tra le mani.

***

"RAGAZZI!!!" urlò Cecilia entrando in ufficio quasi correndo "mi sono dimenticata di dirvi che venerdì festeggio i miei primi trent'anni e vorrei invitarvi tutti a mangiare fuori. Poi, magari, potremmo andare a ballare in quel nuovo posto che hanno aperto qui vicino. Vi prego non ditemi che avete preso altri impegni e che non potete venire" disse corrugando la fronte e facendo uscire le labbra in un'espressione infantile.

Cecilia si occupava dell'ufficio acquisti ed era la fashionist dell'intera azienda. Era una bella ragazza con i lunghi capelli scuri e ricci e gli occhi castani. Ogni tanto se ne usciva con delle frasi totalmente improponibili, come quella volta che aveva sparato che dopo i 25 anni è meglio smettere di festeggiare i compleanni altrimenti le rughe escono più velocemente, oppure che bisogna prestare particolare attenzione quando si acquista un'automobile perché la carrozzeria deve essere intonata al colore dei capelli.

Aveva l'abitudine di squadrare tutti coloro che entravano dalla porta e di dare consigli riguardo al loro abbigliamento. Inizialmente Jen si era sentita un po' in imbarazzo, ma poi quando aveva visto che lei indossava le calze a rombi con le Timberland classiche basse aveva imparato a dare il giusto peso alle sue critiche. Non era una cattiva ragazza, solo che probabilmente era stata troppo viziata da piccola.

Appena che Cecilia ebbe terminato di formulare il suo invito si alzò un coro di voci. Jen prima di rispondere guardò Namjoon e si accorse che anche lui la stava fissando. Si scambiarono un brevissimo, veloce cenno con il capo, poi entrambi risposero che sarebbero stati presenti alla festa. Alla fine, soltanto Lisa dell'ufficio vendite dichiarò di avere già un altro appuntamento per quel venerdì e quindi non ci sarebbe stata. Seguì un altro coro di voci concitate: c'era chi consigliava un ristorante piuttosto che un altro, chi voleva andare in discoteca e chi invece avrebbe preferito un tipo di locale diverso, chi chiedeva l'orario o chi si prenotava per un passaggio. La baraonda proseguì per alcuni minuti, poi la figura del titolare apparve sulla porta mettendo a tacere tutti senza bisogno di dire una sola parola.

Il venerdì mattina Cecilia comunicò di avere prenotato presso un ristorante/pizzeria della zona molto caratteristico, nella quale a partire da una certa ora avrebbero potuto anche ballare sui tavoli! Jen era molto eccitata all'idea di uscire, un po' perché non era mai stata in quel locale e un po' perché era da parecchio che non usciva in compagnia degli amici e di Namjoon in particolare.

"Va bene se ti passo a prendere io questa sera o sei già d'accordo con qualcun altro?" le chiese lui mentre attraversavano il parcheggio per raggiungere le rispettive auto.

"No va benissimo!" rispose Jen "di solito mi dà uno strappo Lisa, ma stasera non ci sarà quindi mi farebbe davvero piacere!"

"Ok allora per le otto sono da te... e non farmi aspettare: è una cosa che odio!" disse ridendo anche se lei avrebbe scommesso (e probabilmente vinto) che la sua frase non fosse poi molto lontana dalla verità.

Guidando verso casa Jen ripensò al loro discorso di poco prima. Riuscivano ad essere così responsabili in pubblico, ma quando si trovavano da soli, i loro istinti si scatenavano senza freni. Non riusciva a capire cosa la facesse così impazzire di lui e forse non c'era qualcosa in particolare, era tutto l'insieme, tanto che bastava che le si avvicinasse per mandare in corto circuito tutti i pensieri e i ragionamenti logici. Era sempre stata una persona con la testa sulle spalle, ma Namjoon riusciva a spazzare via in pochi secondi la sua maturità. La cosa più strana in assoluto era che non sentiva neppure più il bisogno di cercare altri uomini per il sesso, si accontentava di quei pochi incontri che aveva avuto con lui e le bastava viverli e riviverli nella sua immaginazione per uscirne totalmente appagata. Naturalmente questo lui non doveva assolutamente saperlo perché, ne era convinta, sarebbe potuta diventare un'arma nelle sue mani. Aveva faticato tanto per ottenere la sua indipendenza e la sua libertà e non voleva perderle.

Oltre quel ponteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora