11.

1.7K 91 12
                                    

Molle. Il tempo, è molle.

Materia duttile. Plasmabile. Senza unità di misura a trattenerlo, le ore si fondono ai minuti e questi ai giorni.

E' disgustoso. L'odore è disgustoso.

Sangue rappreso. Metallico e fruttato man mano che va in decomposizione, le cellule ematiche che si fanno crosta, diventano rosso ruggine.

Il suo stesso sangue. Scorre lungo le braccia, assicurate a due strette catene che le hanno lacerato i polsi.

Non sa da quanto è lì. secoli, le pare.

L'ultimo ricordo che ha è di uno sprazzo maleilluminato di strada. Lei che correva, sotto la pioggia.

Poi, il buio. Un dolore sordo alla testa, quando ha riaperto gli occhi.

E quella forzata condizione di immobilità. Il freddo dilagante nelle ossa e nelle viscere.

Il calore del bacio rubato a Bakugō è l'unica cosa che ancora riesce a darle sollievo.

Non vuole ricordare gli attimi seguenti. Quelle parole sferzanti.

" Non mi interessi affatto, in quel senso ".

Quel tono gelido, tagliente. Così in contrasto con le sue labbra morbide e calde.

Con il suo profumo, che ancora ha addosso nonostante l'immersione in quello schifo.

Un'ombra si fa strada attraverso il buio.

Lo stomaco le si serra in un nodo. E' ... angoscia, la sensazione che il suo tempo stia per scadere.

Quella donna è pazza. Da legare. I suoi occhi sono cattivi, crudeli, si nutre del suo terrore come di un cibo delizioso, prelibato.

<< Oo-chacoooo ... >>, la chiama, cantilenando.

Uraraka trema. Dietro la schiena si forma un leggero rivolo di sudore anche se non ha nulla addosso, e il freddo morde le carni.

Sembra contenta. E questo non indica nulla di buono.

Le ha rubato il cellulare. Lo sa il cielo cosa ci avrà combinato. << Ciao, tesoro, sono a ca-saaaa... >>, cinguetta in quel tono fastidiosamente zuccheroso.

La disgusta, anche lei. E' una sociopatica, efferata assassina.

E lei è in sua balia. << Guarda, guarda Ochaco! >>. Trotterella in giro per l'angusto scantinato buio e maleolente di muffa e sangue.

<< Guarda!!!! >>. E le sbatte sotto il naso il braccio.

Lei si sforza di vedere. Ma in quell'oscurità non coglie nulla.

Tanto non importa. Sarà lei stessa a dirle cosa le preme che veda. << Non è bellissimo? Me l'ha regalato Deku. Il mio Deku!!!!! Lo sai? Me l'ha dato lui. Come pegno dei suoi sentimenti >>. Accende la luce, una lampada mezza scoppiata come lei.

E giocherella con il cerchietto al suo polso. Identico a quello di lei, copiato grazie al suo quirk maledetto.

<< Sei contenta, Ochaco? Lui ti ama ... >>. Sospira, il corpo che lentamente torna al suo aspetto originario.

<< Ti ama tanto ... oh oh oh! Scommetto che tu invece sei una cattiva bambina. Di chi sono questi, ehhh? Non sono di Deku ... >>, osserva, tirandosi via la maglia dal torso, denudando i seni.

Uraraka ha una fitta di nausea. Vedere quel corpo impudicamente esposto, il suo, le fa ribrezzo.

Toga si avvicina. Ha in mano qualcosa ... una lama.

<< Tu non te lo meriti ... >>, dice.

La sua voce è quella di una bimba.

Una bimba fuori di testa.

Il primo affondo è nello sterno. Brucia.

Come l'inferno.

<< Ora mi divertirò un po' con te ... >>, mormora. E si tende a leccarle via il sangue che cola, rapido e bollente.

Ochaco riesce a stento a trattenere il conato che le piega lo stomaco.

La lama scivola, senza ferire. E' fredda, sulla pelle dell'addome.

Potrebbe squartarla come nulla. In un solo istante.

Già sente venire meno la vita, dalla ferita appena inferta.

La sua unica speranza ... è che quell'inganno sia stato svelato. E che il senso del dovere richiami gli Eroi ovunque ci sia necessità di loro.

E' troppo desiderare altro.

Non lo merita. Lo sa.  

Never too lateWhere stories live. Discover now