10.

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Il messaggio è breve, conciso.

" Scusa se mi sono comportata così. Possiamo parlare? Solo cinque minuti. Posso spiegarti".

Midoriya non è incline a dire di no. Tanto più se prova senso di colpa, come adesso.

Si tira su dal letto su cui si è sdraiato vestito.

Il modo in cui Ochaco è scappata via, sotto la pioggia ... Dio. E' stato troppo brutale, ne è consapevole; ma non sapeva come altro dirglielo, doveva farlo, ormai non poteva più nascondersi.

Non si aspettava una reazione del genere. E' rimasto sconvolto.

Quindi è con un certo sollievo che le risponde. " Sì, certo che sì".

Appena bussano alla porta, va ad aprire.

Il primo istinto è di sorpresa. Indossa una tuta larga e lunga, sicuramente non sua.

E quell'espressione. Diversa dal solito. << Ciao ... Izuku >>.

E' fradicia di pioggia. Quasi avesse trascorso metà nottata sotto l'acquazzone che viene impietoso giù dal cielo nero.

Ha un profumo strano. Particolare. Familiare, ha già sentito quell'odore prima. << Ciao ... Ochaco. Entra >>.

Non se lo fa ripetere due volte. I suoi piedi nudi lasciano impronte bagnate sul pavimento. I capelli gocciolano, zuppi come i vestiti.

<< Sei ... stata in giro, finora? >>, domanda.

<< Sì, più o meno >>. Si guarda intorno, sembra timida.

Quasi ... non fosse mai stata lì in precedenza.

O fosse spaesata. << Vuoi qualcosa di caldo? Un tè magari? >>.

Lei si volta, gli sorride appena. << Sì. Grazie >>.

Midoriya va alla cucina, prende bollitore e tazze. La segue però con la coda dell'occhio.

C'è qualcosa che non gli torna.

E' troppo quieta. Nulla a che vedere con la fuga di nemmeno qualche ora prima. << Stai bene, Ochaco? >>.

<< Sì. Penso di sì >>.

Accende il fornello, posa il barattolo della mistura accanto al vassoio. << Senti ... scusa se sono stato così ... diretto. Ma non sapevo come altro dirtelo, sinceramente. Non credevo la prendessi in quel modo. Insomma ... in fondo, mi pare anche giusto. Lo sai anche tu, vero? Non ... potevamo rimanere in eterno in quella situazione d'indeterminatezza. Bisogna ... dare una direzione alla propria vita, presto o tardi >>.

Gli occhioni di Ochaco si dilatano. Lo fissano, e un sorriso si allarga sul suo viso. << Oh, ma certo, Deku-kun ... non chiedo di meglio che essere tua. Fino in fondo >>. Gli si fa sotto, abbassando la zip della felpa fradicia-

<< O-Ochaco ... tesoro, abbiamo ... abbiamo deciso di ... aspettare, non ricordi? Pensavo fossimo d'accordo che ... fosse la cosa migliore, a questo punto >>.

Lei mette su un broncio adorabile, da bimba. << Hai ragione. Scusami. Ma vedi ... ho così ... tanta voglia di te che ... mi riesce difficile >>, ammette, scuotendo la testa.

Midoriya non si perde d'animo. Infila la mano in tasca, ne trae un sottile filo argenteo intrecciato coronato da una sorta di assicella di metallo. << Ochaco >>, la chiama, in tono dolce.

<< Sì? >>.

<< Io ... ho una cosa per te >>. Glielo mostra, lasciando che scintilli in piena luce. << Come pegno dei miei sentimenti. Te l'ho portato dal corso ... ma sei scappata prima che potessi dartelo >>. Tende il braccio e lei fa altrettanto, glielo allaccia al polso sottile. << Così forse ti sentirai meno incerta >>.

Gli occhi nocciola luccicano nell'ammirare il monile. << Oh, Deku-kun ... è bellissimo. Grazie! >>. Gli balza al collo, abbracciandolo.

Izuku ricambia l'abbraccio. La stringe forte a sé, inspira forte dalla sua gola.

Sì. Ha già sentito quel profumo in precedenza. E adesso sa anche ... a chi appartiene.

E riduce gli occhi verdi in due fessure, adesso che non può vederlo.

Okay. Ora so a che gioco stai giocando. << Ochaco ... dovrei preparare il tè >>, dice, notando che l'abbraccio si sta protraendo un po' troppo a lungo.

Lei si stacca, subito vergognosa. << Scusami. Scusami, Izuku >>.

Midoriya continua a sorridere, facendo finta di niente. Versa il tè nelle tazze, ne porge una alla ragazza che l'accetta con gratitudine.

Ma non abbocca al suo trucco.

Il suo odore gli ha detto tutto quello che c'era da sapere.

Bugiarda. Falsa e traditrice. << E' buono? >>, le chiede, in tono pacato.

<< Oh sì. Grazie, Deku-kun >>.

<< Di niente >>.

Bevono in silenzio, lei che scruta di sottecchi il bracciale, lui che scruta lei.

La voglia di metterla di fronte alla realtà è fortissima.

Ma deve essere più furbo.

<< A-allora ... forse dovrei andare, adesso >>.

<< Ti accompagno >>.

<< Oh, no, non serve ... sono una Hero, ricordi? So badare a me stessa >>, gli fa presente. << Tornerò domani sera. Se ... ti sta bene >>.

<< Ma certo. Anzi, domani sera andiamo al cinema. E' tanto che non ci andiamo ... vediamo un bel film, e poi andiamo a mangiare da qualche parte. Vuoi? >>.

Gli occhi nocciola scintillano. << Oh, sì! Conosco un posto fantastico, giù a Roppongi. Fanno un pollo alla piastra sublime >>.

<< Bene. Allora ... a domani >>. La accompagna fino alla porta, e appena lei si avvicina per baciarlo vince anche la repulsione istintiva che gli suscita e ricambia.

E' un tocco caldo, appassionato che gli dà il voltastomaco; si trattiene a stento, sa che non può smascherare il suo sordido inganno adesso.

Prima deve avere la certezza. E soltanto dopo potrà sbatterle in faccia il suo misfatto.

Pazienza. La dote grazie a cui è divenuto Eroe.

Non può gettare tutto al vento per l'impulso di un istante. << Allora ... buonanotte, Ochaco >>.

<< Notte, Deku-kun >>.

La guarda allontanarsi nella notte. aspetta che sia fuori vista per trarre il cellulare dalla tasca dei calzoni.

E comporre un numero. << Qui è Deku. Abbiamo ... un problema >>. 

Never too lateWhere stories live. Discover now