E penso che la scuola è iniziata e che mi trovo benissimo.
E penso che vorrei viaggiare, andare lontano, ma non per scappare o per disperazione, semplicemente perché me lo dice il cuore.
E penso che vorrei essere migliore, e che dovrò sempre impegnarmi per essere migliore, sempre.
E penso che domani andrò al cinema, e penso che le persone a cui voglio bene stanno bene.
E che io sto bene.
E che amo le citazioni, e che non riesco a memorizzarmi l'alfabeto greco, e che vorrei non pensare di essere un cotechino.
Mi da fastidio continuare a pensarlo eppure non la smetto.
E penso che amo gli aereoporti, le stazioni, che conservano ricordi di amori più solidi del tempo. Perché sono amori che combattono la distanza.
E penso che non capisco l'uomo. E che il film Noah mi ha spiazzata e ci capisco ancora meno su Dio.
E penso che potrei diventare credente, e che non mi costa niente.
E che vorrei più risposte alle domande esistenziali dell'uomo.
Chi siamo, dove andiamo, perché.
E che gli uomini sono così piccoli.
E che siamo così dannatamente uguali.
Il cerchio si chiude, gli schemi si ripetono. La vita è così uguale.
Ma cos'è la vita?
Mi fa così strano osservare le persone.
E guardare altre persone, immaginando di pensarla come loro. Di vedere se hanno casa, famiglia, hobby e sogni.
E penso cos'è la morte.
E l'omicidio.
E voglio risposte.
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L'urlo degli adolescenti.
Teen FictionSiamo nell' era delle patatine fritte da Mac, dell' iPhone, dei felponi, delle foto ogni due minuti, delle parole della Carcasi, delle canzoni di Macklemore, del sabato sera passato in discoteca, dei tagli, delle sigarette a 14 anni, delle Vans ai p...