Capitolo 16

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Anche quando sembrava non esserci più speranza, gli Skaikru non si arrendevano. Erano un popolo forte, pieno di spirito, che combatteva per sopravvivere e per avere il proprio posto nel mondo. Un mondo che stava per finire di nuovo. Eppure loro erano certi che qualcuno sarebbe risorto dalle ceneri e quel qualcuno dovevano essere loro. Erano scampati al primo Cataclisma rifugiandosi nel cielo, erano scesi dopo quasi un secolo e avevano lottato con le unghie e con i denti per riconquistare il loro territorio. E ora che tutto stava per sgretolarsi ancora una volta, loro non si arrendevano, continuavano a combattere e a garantire un futuro a se stessi e ai propri figli.

Renée era affascinata dal popolo del cielo, quelle persone non demordevano mai ed erano disposte a tutto per sopravvivere. In poco tempo, li aveva visti tentare di ricreare il sangue nero dei Natblida, ricostruire la loro casa per ripararsi dalla pioggia acida, lasciare andare Ilian anche dopo quel che aveva fatto – lei stessa lo avrebbe strangolato, se non fosse che gli era debitrice – e alla fine ce l'avevano fatta. Avevano trovato un bunker a Polis che avrebbe potuto ospitare centinaia di persone.

C'era solo un piccolo problema: lo spazio non era sufficiente. E per quanto gli Skaikru potessero combattere per salvarsi e accaparrarsi tutti i posti disponibili, c'erano altri dodici clan che erano disposti a fare altrettanto, fregandosene che il bunker fosse stato scovato dal popolo del cielo.

Seduta su una vecchia lamiera arrugginita, Renée guardava gli Skaikru brulicare nel loro accampamento, intenti a raccogliere tutto ciò che ritenevano utile per trascorrere i successivi cinque anni sotto terra, nella speranza di essere i fortunati che vi sarebbero scesi.

«Renée?» Una voce calma, dal timbro caldo, la fece sorridere senza che si voltasse.

Bellamy la raggiunse da dietro e le posò le mani sulle spalle, lei si lasciò andare e appoggiò la schiena e la testa sul suo addome e sul petto.

«Vorrei che tu venissi con me» disse abbracciandola.

Renée chiuse gli occhi e sospirò. «Non faccio parte del vostro clan. Né di nessun altro. Non c'è posto per me nel bunker, e va bene così.»

Lo sentì strisciare il naso tra i suoi folti capelli rossi. «No, non va bene così! Devi parlare con tuo padre, non ti lascerà fuori!»

Lei sciolse l'abbraccio di Bellamy e si voltò per poterlo guardare in viso. «Quante volte devo ripeterti che, comunque vadano le cose, io non scenderò mai là sotto?» disse con delicatezza. Era contenta che lui continuasse a insistere, significava molto per lei, ma era inutile.

Roan aveva indetto uno scontro tra campioni, ogni clan avrebbe lasciato che il suo miglior guerriero si battesse all'ultimo sangue con gli altri dodici prescelti delle tribù. Chiunque dei tredici avesse vinto, avrebbe garantito il posto nel bunker al suo intero popolo.

Questo per Renée significava una cosa sola: lei e Bellamy non sarebbero mai stati insieme. Se mai il campione Yujleda avesse vinto, Turuk non l'avrebbe ripresa con sé. E anche se fosse, non era certa di riuscire a sopravvivere cinque anni in un ambiente ristretto insieme a persone che la detestavano e che l'avevano rinnegata. Se invece avesse vinto il campione degli Skaikru, cosa già di per sé improbabile – ma si astenne dal dirlo –, lei non sarebbe mai stata accolta nel gruppo. Accettare lei, significava dare spazio a un'esterna al loro clan e così si sarebbe riaccesa la diatriba del "perché lei sì e io no?".

Quella che stavano per affrontare era una selezione rigida e che non ammetteva eccezioni. Lo sapeva lei, lo sapeva Niylah e lo sapeva anche Emori, la nomade di cui si era innamorato John Murphy... uno Skiakru alquanto singolare, ma a Renée piaceva. A ogni modo, loro tre erano terrestri rinnegate dalla loro gente e che avevano trovato una nuova famiglia nel popolo del cielo, eppure, per quanto quella famiglia si fosse rivelata ospitale, erano certe che non avrebbero trovato più posto tra loro. Non se c'era in gioco la sopravvivenza di qualcuno che amavano. Sarebbero state tre bocche in più da sfamare con i pochi viveri disponibili nei prossimi cinque anni, avrebbero consumato cibo, acqua e ossigeno, ogni loro respiro era un respiro negato agli altri. E poi, per quanto agli occhi di tutti potesse sembrare una follia, Renée avrebbe dovuto abbandonare Argo al suo destino e lei non aveva il cuore di farlo. Se Argo restava fuori, lei sarebbe rimasta con lui.

THE 100 - RUINSWhere stories live. Discover now