Capitolo 13

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Quando Renée riprese conoscenza, le sembrò che la testa stesse per scoppiarle. Si portò una mano alla fronte, si massaggiò le tempie ed aprì gli occhi aspettandosi... be', per la verità non aveva idea di cosa aspettarsi. Non ricordava cosa fosse successo, non ricordava dove fosse, né con chi. Batté le palpebre più volte per adattarsi alla penombra e mettere a fuoco il luogo dove si trovava.

Pareti di metallo formate da lastre e rivetti, puzza di disinfettante, decine di brande accostate tra loro a mo' di letti da ospedale e voci. Tante voci. Sembrava che centinaia di persone stessero chiacchierando proprio oltre quelle pareti artificiali.

A Renée servì un altro secondo prima che i ricordi le colpissero il cervello come una potente onda d'urto.

Era ad Arkadia.

Si puntellò sui gomiti e sollevò il busto per dare un'occhiata in giro, ma quel piccolo movimento le rammentò la ferita al fianco. Gemette e si ributtò giù, maledicendosi.

In quell'istante, vide un paio d'orecchie drizzarsi affianco alla branda e, subito dopo, Argo vi salì sopra per dare il bentornato alla sua padrona.

«Anche io sono felice di vederti!» esclamò Renée, coccolando il cane.

Argo le fece le feste per un po', poi scese dalla branda per dirigersi verso l'uscita dell'infermeria. Quando raggiunse la soglia, si voltò verso Renée e abbaiò, invitandola a seguirlo.

«Non credo sia una buona idea» disse lei, cercando di sollevarsi ancora una volta.

Argo abbaiò di nuovo, la coda che si agitava, poi trotterellò via.

«Ma fai sul serio?!» esclamò Renée, cercando di mettersi quantomeno seduta. Ci rinunciò quasi subito. Sospirò e fissò il soffitto, cercando di immaginare come doveva essere l'Arca. Se era tutto come l'infermeria, allora era un luogo davvero freddo e triste.

L'abbaiare di Argo era udibile anche attraverso le pareti, Renée sperò che non gli sparassero per disturbo della quiete pubblica, ma ogni suo timore sfumò quando lo vide rientrare di corsa, precedendo Bellamy.

«Ti sei svegliata, finalmente!» le sorrise.

Renée rimase imbambolata, incantata dalle sue labbra distese e dal suo sguardo sereno.

Bellamy raggiunse la branda affianco alla sua e si sedette. «Come ti senti?»

La ragazza cercò di recuperare un po' di contegno e di staccare gli occhi dal suo viso e da quelle dannatissime lentiggini. «Come se mi avessero investito con il Rover.»

Bellamy storse la bocca e arricciò il naso in una smorfia divertita. «Clarke sta arrivando per darti un'occhiata» disse. Poi il suo sorriso svanì e i suoi occhi si incupirono. «Ho risc... Abbiamo rischiato di perderti.» Un leggerissimo rossore tinse le sue gote, ma svanì così rapidamente che Renée pensò di averlo immaginato.

«Cos'è successo?»

Bellamy si grattò una tempia, soppesando la risposta da darle. «La ferita si era infettata, hai avuto la febbre alta e deliravi. Ieri pomeriggio ti sei finalmente zittita!» esclamò accennando un sorriso.

«Ieri pom... Scusa, da quanto sono qui?»

«Tre giorni.»

Renée sgranò gli occhi. «Che cosa?!»

«Già.» Bellamy appoggiò i gomiti sulle ginocchia lasciando le mani ciondolare avanti a sé. Fissò il pavimento per qualche istante, l'espressione indecifrabile. «Immagino che tu abbia fame» disse poi, sollevando lo sguardo.

Renée si guardò la pancia come aspettandosi di sentirla brontolare. «In verità, no. Ho solo molta sete.»

Bellamy si alzò in piedi attirando l'attenzione di Argo, acciambellato ai piedi della branda. «Vado a prenderti un po' d'acqua. Torno subito» le disse per poi avviarsi verso l'uscita dell'infermeria.

THE 100 - RUINSWhere stories live. Discover now