33. In onore di Severus Piton (REV 2022)

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Il sole era sorto, infine: là in fondo, invisibile, celato dietro nuvole cupe e gonfie di pioggia che da nere s'erano rischiarate d'un diafano grigiore.

L'aveva atteso per tutta la notte, seduto composto e immobile sulla panca, la schiena rigida appoggiata alla fredda parete, accerchiato dai lamenti degli altri prigionieri, fissando la luce accecante dei lampi che a tratti trafiggeva il cielo nero e senza fine.

L'alba grigia e senza luce di Azkaban.

Eppure il sole risplendeva nel nero profondo e infinito delle sue iridi, insieme alla speranza di un domani che ancora poteva esistere, perfino per lui, nonostante il suo passato.

Le dita sottili accarezzarono piano l'avambraccio sinistro, la pelle candida tesa in una cicatrice che svaniva ogni giorno di più, pallida e sfocata, confuso ricordo d'un orrido marchio di schiavitù contro il quale aveva a lungo combattuto, rinnegando il proprio diritto a vivere fin da quando si era rintanato nel buio e freddo sotterraneo dedicando l'esistenza alla causa di Silente, pronto a morire in qualsiasi momento.

E per lunghi e dolorosi istanti aveva davvero creduto d'essere morto, trafitto dalle acuminate folgori verdi esplose dal corpo di Nagini, che lui stesso aveva distrutto con orgoglioso coraggio.

Invece, era stato proprio quello il momento in cui aveva ripreso a vivere, libero dalla sua oscura schiavitù.

Severus trasse un ardente sospiro: sarebbe stata l'ultima alba mesta senza Crystal?

La dura prova è ormai alla fine:
mio cuore, sorridi al domani.
Son passati i giorni angosciosi,
quando ero triste fino al pianto.
Anima mia, ancora un poco,
non stare a contare gli istanti.
Ho letto le parole amare,
e ho bandito le oscure chimere.
Gli occhi non possono vederla
a causa di un dovere doloroso,
l'orecchio è ansioso di ascoltare
le note d'oro della sua voce tenera,
tutto il mio essere e il mio amore
acclamano il giorno felice
in cui, unico sogno, unico pensiero,
ritornerà da me la fidanzata.
[1]

*

La grande aula circolare del Wizengamot era, se possibile, ancor più gremita di folla del giorno prima; tutti attendevano, in rispettoso silenzio, l'ingresso dell'imputato che, dopo le deposizioni del pomeriggio precedente, si era guadagnato l'ammirazione di coloro per i quali era stato pronto a dare la vita.

Le prime pagine dei giornali erano piene di sue fotografie, sempre pallido e immobile, in atteggiamento severo, gli occhi tenebrosamente neri. La maggior parte degli articoli riportava le testimonianze a sua difesa, quelle incerte e sommarie dei testimoni dell'accusa già dimenticate e confutate dalle deposizioni successive che lo avevano descritto quale vero artefice della morte di Voldemort, l'eroe che aveva sacrificato la vita per distruggere l'ultimo maledetto brandello d'anima che teneva in vita il mostro.

Eppure, la parola eroe abbinata al suo nome ancora stonava e sembrava ingiusta per l'uomo che, a ogni modo, aveva ucciso il grande Albus Silente.

Del resto, la giovane teste Granger aveva giurato con sicurezza che Silente era condannato a morire da una Maledizione Oscura da cui solo Severus Piton, sì, incredibile, proprio l'imputato, l'aveva salvato. E anche Harry Potter, il Prescelto, l'Eroe indiscusso, aveva confermato la veridicità del salvataggio, che il preside stesso gli aveva rivelato.

La fenice del preside, poi, aveva pianto le sue miracolose lacrime per lui, restituendolo alla vita, inconfutabile prova che l'imputato non poteva aver ucciso la vittima che, però, era indubbiamente morta per mano sua.

Il mistero appariva inestricabile e l'interesse era al parossismo.

La porta laterale si aprì e Severus Piton uscì dall'ombra, cupo e oscuro, il passo sicuro ed elegante e il lungo mantello nero che fluttuava in sinuose volute, scortato dallo zoppicante ma fiero Alastor Moody.

Trasparenza e purezza del Cristallo (Terza e ultima parte di Cristallo Nero)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant