26. Incontri notturni (REV 2022)

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Il medaglione bruciava sul suo cuore.

Era la terza volta: Crystal doveva aver qualcosa di molto importante da comunicargli.

Lo strinse forte nella mano, attraverso la stoffa: in quel momento non poteva neppure risponderle, ma sapeva che lei avrebbe atteso, senza mai stancarsi, senza mai perdere la speranza.

Erano passate diverse ore e la notte era scesa col suo manto nero che tutto ricopre e sfuma.

Aveva infine potuto rispondere e andare da lei: sapeva che doveva essere una cosa essenziale, altrimenti Crystal non avrebbe mai corso il rischio di contattarlo.

La maga, infatti, dopo aver trascorso giorni immersa nella lettura dei libri che le aveva lasciato, aveva ritrovato le tracce dell'antico libro di Corvonero che stavano con insistenza cercando.

Adesso era lì, in alto, sulla soglia della casa, la gonna bianca dell'abito gonfiata dal tiepido vento notturno, in mano la pergamena con le informazioni da recapitare a Hermione per compiere l'ultimo e risolutivo passo della fondamentale ricerca.

Rimase immobile ad ammirarla, sogno d'estate che illuminava la sua fredda notte infinita.

E' così dolce! A pena ci si scorge tra noi:

il nero voi vedete di un mantello, di voi

io non vedo che il bianco di una gonna di estate:

io sono un'ombra, voi una luce. Restate.

Non sapete quest'ora che sia per me![1]

Essere di nuovo lì, vicino a lei, eppure così immensamente lontano, era l'estasi e la più dura condanna insieme: poteva guardarla, ed era pura felicità per gli occhi, ma non poteva stringerla a sé, ed era atroce tortura per il suo corpo.

Il suo tempo era contato e ingannare Voldemort diventava sempre più difficile: non poteva permettersi errori: la vita di Crystal dipendeva solo da lui.

Avrebbe voluto che il tempo si fermasse mentre i loro sguardi s'incrociavano, avrebbe voluto baciare la bocca che, muta, mormorava il suo nome in un singhiozzo spezzato, avrebbe voluto stringerla forte a sé e amarla con tutta la passione che disperata avvampava.

Avrebbe voluto avere un passato diverso, e ora la felicità non gli sarebbe stata negata.

Represse un sospiro e si sollevò in volo verso l'ingresso di quella che avrebbe dovuto essere la loro casa, ma in cui non aveva mai potuto vivere e dove aveva invece relegato, come in una prigione, la donna amata.

Atterrò a due passi dalla maga e ancora si concesse un istante per rimirarla in silenzio: com'era bella!

Era pallida e gli occhi brillavano, luminosi e resi vividi dalle lacrime: doveva aver pianto a lungo, preoccupata dall'interminabile attesa intercorsa tra il momento in cui lo aveva chiamato e quando era riuscito a risponderle.

Era confinata lì, nello scrigno trasparente, senza sapere cosa accadeva all'uomo che amava e senza poter fare nulla: una tortura incredibile per una donna come lei. Eppure, si era adeguata alla situazione senza ribellarsi, capendo che, in quel frangente, non esisteva altra valida soluzione.

A separarci un mondo,

ma attraverserei l'inferno

anche solo per guardarti,

e farò le imprese dei giganti

pur di vederti ancora mia,

libera come un dolce canto di primavera

nel quale cercare te

e trovare me stesso. [2]

Crystal era rimasta immobile per tutto il tempo, la vaporosa gonna bianca mossa dal vento e la pergamena strenuamente stretta fra le dita.

Trasparenza e purezza del Cristallo (Terza e ultima parte di Cristallo Nero)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora