La giornata più strana

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-Sì, una festa è davvero quello che mi ci vuole!
Esclamò Frannie, sdraiata sul divano della Sala Comune, accavallando le gambe e accarezzando Arcobaleno pigramente. Edmund e Margaret erano appena tornati dalla colazione, che il sabato si prendevano solo per loro mentre Frannie dormiva sino a tardi. Era uno dei modi che trovavano per stare insieme, dato che in un posto come Hogwarts era difficile trovare un po' di privacy.
-Come mai sei già sveglia?
Chiese Margaret alzando un sopracciglio, sospettosa. Lei alzò le spalle e fece un mezzo sorriso. Quel giorno sapeva che come al solito gli amici avrebbero fatto colazione da soli con calma, così appena Margaret aveva lasciato la stanza Frannie era sgusciata fuori dal letto ed era andata a trovare Tony nell'aula della professoressa Cooman. Per un sabato invernale come quello, l'aula vuota e calda andava alla grande.
-Oggi non avevo molto sonno.
Liquidò lei, sapendo di non essere molto convincente. Se anche avessero sospettato qualcosa di certo non avrebbero sospettato questo.
-Com'è andata la colazione, piccioncini?
Chiese sbadigliando, per cambiare argomento. Edmund alzò gli occhi al cielo, Margaret arrossì.
-È andata come al solito.
Rispose Edmund in tono burbero. Non che si vergognasse davanti all'amica, ma non gli piaceva parlare dei suoi sentimenti apertamente. Frannie lo sapeva ovviamente, e parlava per stuzzicarlo.
-Sai, ti abbiamo portato della torta alla melassa così non devi scendere per forza a colazione, ma dal momento che oggi ti senti così simpatica penso proprio che la darò a Miles!
Disse Margaret con un ghigno. La ragazza schizzò a sedere.
-È quella glassata al cioccolato?
-Oh, sì.
Rispose l'altra, camminando verso il dormitorio.
-Ehi, che fai?! La stai davvero portando a Miles?!
-Ovviamente sì.
La ragazza sparì nel corridoio che portava ai dormitori e Frannie sbuffò.
-La tua ragazza è pessima. E io la odio.
Borbottò, abbandonandosi nuovamente sul divanetto con espressione irritata.
-Oh no, non lo è affatto. E tu la adori.
Rispose Edmund, sedendosi sulla poltrona con un sorriso sornione.
-Bah.
Quando Margaret tornò in Sala Comune, l'amica stava ancora borbottando.
-Che facciamo oggi tutto il giorno? La festa è dopo cena!
Esclamò Margaret, che dato che Frannie occupava ancora tutto il divano si accomodò sulle gambe di Edmund.
-Non lo so. Ho tanta voglia di fare una passeggiata al Lago, ma con questa pioggia non può funzionare!
Sospirò Edmund sconsolato. I ragazzi si voltarono meccanicamente verso il finestrone che dava sul Lago Nero. L'acqua era agitata, più torbida del solito, non trapelava luce e non si vedevano neanche le alghe più vicine. Nero non era mai stata definizione più azzeccata. Margaret attese qualche secondo, poi alzò gli occhi al cielo.
-Inizia col fare colazione, ingrata. Tieni.
Ed estrasse dal mantello un fagottino avvolto in un fazzoletto. Gli occhi di Frannie brillarono.
-Quindi non la darai a Miles?
-Ma figurati! E poi dorme come un sasso.
La ragazza divorò la sua fetta di torta con avidità e lasciando qualche briciola, che ripulì distrattamente con la bacchetta.
-Non posso neanche leggere.
Borbottò Mag.
-Ho finito i libri, e non ho voglia di andare sino in biblioteca!
-Se vuoi ti presto il vecchio e il mare... anche io l'ho finito da un pezzo.
Propose Frannie.
-L'ho già letto. E comunque non puoi dare in prestito un libro se non è il tuo, Fran. Dovresti restituirlo una buona volta.
Lei arrossì e scosse la testa.
-Non ci penso neanche. Se glielo dessi ora, dopo tutto questo tempo, penserebbe che sono una smemorata cronica o che glielo ho rubato.
-Non so di cosa state parlando, ma tu sei una smemorata cronica, Fran.
Intervenne Edmund.
-Ma Tony non lo sa.
-Se i tuoi piani vanno a buon fine lo saprà, prima o poi!
-Di che parli? Certo che andranno a buon fine!
-Ultimamente ti vedo meno convinta...
Prima che il ragazzo potesse finire la frase, due facce spuntarono dal dormitorio. Pansy Parkinson e Daphne Greengrass, ciascuna con un diavolo per capello, entrarono in Sala Comune con aria assonnata. Frannie trattenne a stento un risolino. Pansy alzò un sopracciglio e li guardò sospettosa, Daphne tentò di appiattirsi i capelli con le mani, poi sparirono nei sotterranei.
-È sempre bello vedere miss perfettina la mattina presto.
Ghignò Frannie, come se ne furono andate, per poi aggiungere
-Uffa, si stanno già svegliando tutti. Meglio trovarci qualcosa da fare, non mi va che si affollino qui in Sala.
-Già, potrebbe arrivare Draco.
Sospirò Margaret.
-O Blaise a stressarmi con gli scacchi.
Fece eco Edmund.
-O Mary, vorrà imbucarsi alla festa di stasera. Sicuramente ci proverà col suo amico Edward!
Ridacchiò Frannie facendo l'occhiolino compiaciuta. Lui sgranò gli occhi in realizzazione.
-Ok. Andiamo.
Sussurrò, alzandosi di scatto e quasi rovesciando Margaret per terra, che alzò gli occhi al cielo ma rise di gusto.
Frannie si alzò a malincuore dal suo amato divano e i tre si addentrarono nei sotterranei. Edmund si guardò intorno sospettoso, come se temesse che la Sue potesse spuntare da un momento all'altro. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo ma ancora guardingo, fece passare il suo braccio intorno alle spalle di Margaret e si rilassò impercettibilmente. Frannie allargò il sorriso guardando i due amici trovarsi assolutamente a loro agio.
-Potremmo andare nelle cucine, che dite?
Propose, mordendosi il labbro.
-Ma abbiamo appena fatto colazione!
Replicò Margaret.
-Potremmo andare sulla Torre di Astronomia.
Provò Edmund.
-Ma a fare cosa?
Chiese Frannie scuotendo la testa. Mentre si infilavano nel corridoio che portava alla Sala Grande, però, apparvero due figure che caracollavano stanche verso di loro. Fred e George, con quelli che sembravano i vestiti del giorno prima, dall'aria insolitamente stanca e la faccia sbattuta, non appena li videro si animarono di nuova forza e corsero verso i compagni. I tre Serpeverde strabuzzarono gli occhi alla vista dei gemelli. Su una spalla di quel che sembrava George stava un gufo molto grosso che non avevano mai visto, che aveva l'aria parecchio incarognita.
-Perché dovrebbero portarsi dietro un gufo diverso dal loro?
Sussurrò perplesso Edmund, le altre due alzarono le spalle confuse.
-Ragazzi! Per la barba di Merlino...
-... eccovi finalmente!
-Vi abbiamo cercati dappertutto!
-Dovete aiutarci!
-Ehi, ehi, ehi, che accidenti vi è successo?
Chiese Margaret osservandoli più da vicino. Avevano il fiatone e l'aria preoccupata.
-Già, avete un aspetto orribile.
Commentò Frannie alzando un sopracciglio.
-Sempre gentile Firwood.
Rispose Fred lanciandole un'occhiataccia.
-Dovere.
Esclamò la ragazza, facendo un inchino e sorridendo.
-Venite, qui non è sicuro parlare!
Sussurrò George, guardandosi alle spalle con il terrore che Gazza o la McGranitt passassero da quelle parti.
-Dove penso io, fratello?
Chiese Fred, e l'altro annuì in risposta.
-Seguiteci.
Il gufo si grattò le penne mantenendo uno sguardo assassino, sembrava quasi umano. Mag deglutì, Edmund strinse la presa sulle sue spalle, poi guardò Frannie e sillabò con le labbra, senza emettere suono "Questa storia non mi piace." l'amica annuì in risposta. Fred e George così preoccupati poteva significare solo guai grossi.
Salirono lungo le scale in silenzio, Fred e George scuotevano la testa e ridacchiavano. I Serpeverde li fissavano con sguardo sospettoso. Il gufo sbuffò.
-Oh, finiscila.
Lo ammonì Fred ridendo.
Quando arrivarono al terzo piano, George imboccò un'aula vuota in disuso. Gli altri entrarono svelti, e Fred chiuse la porta alle loro spalle. I Serpeverde li guardarono con aria interrogativa, Fred si schiarì la voce ma prima di riuscire a spiegare scoppiò in una risatina.
-Insomma, si può sapere che vi prende?
Chiese Margaret in tono curioso ma un po' seccato. George prese con cautela il gufo e lo posò su un banco impolverato.
-È tutto ok Lee, andrà tutto bene vedrai.
Sussurrò, e il gufo rizzò le penne e lo guardò con odio.
-LEE?
Esclamarono i tre Serpeverde in coro.
-Shhhh! Per carità, abbassate la voce!
Li pregò Fred, che sembrava a un passo dal ridere e dall'andare nel panico contemporaneamente.
-Per tutte le Nimbus 2000, come diavolo avete fatto?
Chiese Frannie agitata ma in un sussurro. Margaret si batté una mano sulla fronte, senza sapere cosa dire. Edmund aveva un ghigno divertito e tentò di toccare il gufo, che gli beccò il dito.
-Non lo sappiamo! Stava andando tutto così bene...
-... abbiamo passato la notte a testare le crostatine canarine...
-... come sapete testiamo tutto prima di vendere, e con le crostatine non avevamo mai avuto problemi...
-... quest'ultimo ordine era andato liscio, erano rimaste da provare solo quelle. Eravamo stati svegli tutta la notte, avremmo dovuto provare quelle e andare a dormire il resto della mattina...
-... il sabato molti dormono sino a tardi, nessuno se ne sarebbe accorto...
-...io e Fred eravamo stanchi, era l'alba e non avevamo chiuso occhio, così Lee si è offerto di provare le crostatine al posto nostro, ci aveva tenuto compagnia sonnecchiando ogni tanto e scambiando qualche parola tra un sonnellino e l'altro...
-...aspettando che arrivasse l'effetto, ci mette qualche minuto ad attivarsi, ci siamo addormentati...
-Quando ci siamo svegliati il sole era già alto e Lee non c'era più, solo questo brutto gufo al suo posto!
Lee sbuffò nuovamente e agitò le ali con disapprovazione.
-Non ci era mai capitata una cosa del genere! Non sempre uscivano canarini inizialmente, ci era capitato un falco una volta, anche una civetta, ma ormai non c'era più nessun problema...
-... e comunque, canarini o gufi che fossero, spariva tutto in qualche minuto, anche in fase di collaudo!
-Abbiamo passato le ultime tre ore a tentare di farlo tornare normale...
-...Niente sembra funzionare, non sappiamo cosa fare!
I gemelli si guardarono negli occhi, sorridevano divertiti ma avevano anche uno sguardo preoccupato.
-Avete provato con Hominiverto?
Chiese Edmund pensieroso. Aveva ancora sul volto un ghigno beffardo, divertito dalla situazione. Anche Frannie sembrava compiaciuta, mentre Margaret sembrava la meno convinta, anche se era evidentemente divertita anche lei.
-Certo. Come sempre. Che qualcuno si trasformasse in qualcosa è capitato altre volte con altri scherzi...
-... hominiverto ha sempre riportato tutto alla normalità! Con questo non funziona niente.
Margaret si grattò la testa pensierosa.
-Revelio forse potrebbe funzionare... smaschera i cammuffamenti, no?
Frannie annuì.
-Prova, dovrebbe andar bene.
-Per questo abbiamo chiamato voi secchioni! Sapete troppi incantesimi!
La ragazza tirò fuori la bacchetta, sorridendo e arrossendo leggermente. Tutti gli occhi erano puntati su di lei.
-Revelio.
Mormorò, e qualche scintilla partì dalla sua bacchetta. L'incantesimo era andato a buon fine, nessun errore, ma non accadde nulla. Il gufo starnutì.
-Per le mutande di Godric.
Imprecò Frannie, guardando l'animale che alzò i suoi occhietti gialli al cielo. La ragazza parve avere un'illuminazione.
-Reverso!
Esclamò, e anche dalla sua bacchetta sgorgò una pioggia di scintille. L'esito fu lo stesso. La ragazza sbuffò, Edmund diede a entrambe una pacca sulla spalla di conforto.
-Ci deve essere un modo.
Borbottò, afferrando una sedia dalle gambe arrugginite e abbandonandovisi sopra.
-Perché non lo portate da Madama Chips e basta?
Chiese infine Margaret, dopo aver considerato tutte le possibilità.
-Scherzi? Avviserebbe la McGranitt prima che la Lovegood possa dire "nargilli"...
-...e la McGranitt avviserebbe nostra madre...
-... e diciamo che non è ancora troppo entusiasta della nostra attività...
-... per usare un eufemismo!
Frannie si mise le mani tra i capelli e sospirò.
-Ok. Ok. Pensiamo. Forse dovremmo andare in biblioteca a cercare qualcosa. Non dovrebbe esserci troppa gente.
Mormorò, grattandosi la testa con nervosismo.
-Ci sarà la Granger. E non deve assolutamente scoprirci!
Esclamò Fred alzando la voce. Il fratello gli diede una gomitata e posò l'indice sulle labbra.
-Ha promesso che se avessimo fatto del male a qualcuno ci avrebbe denunciati alla mamma.
Spiegò, con preoccupazione.
-A me non sembra che gli abbiate fatto del male. È anche più bello di prima
Commentò Edmund ridacchiando.
-Buona questa, Pevensie!
Esclamarono in coro i due, scoppiando a ridere. Il gufo inchiodò Edmund con lo sguardo. Se avesse avuto le mani, gli avrebbe dato un pugno.
-Non divertitevi troppo, o quando tornerà normale ve la farà pagare!
Li ammonì Margaret, guardando Edmund. Lui alzò gli occhi al cielo.
-Potremmo lasciarlo così, a ripensarci. Ho sempre voluto un gufo tutto mio.
Rifletté Fred ad alta voce. L'uccello gli beccò il braccio, offeso.
Frannie sospirò e afferrò Margaret per il braccio.
-Andremo noi in biblioteca e vedremo cosa possiamo fare. Voi continuate a pensare, mi raccomando.
Le due ragazze uscirono dalla stanza sorridendo, ma alzando gli occhi al cielo. Chiudendo la porta, sentirono Edmund dire
-Proviamo a mettergli il mantello e la sciarpa, scommetto che sarà un figurino!
Frannie ridacchiò e Margaret sbuffò.
-Sono davvero idioti.
Commentò, senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.
-Sì, lo sono. Ma come avranno fatto poi?
-Non ne ho idea! Insomma, già è difficile trasformare qualcuno in un animale per un'ora, loro sono tre ore che cercano di ritrasformarlo!
-Beh, prima o poi tornerà normale, non possono averlo trasformato per sempre!
-Ma chissà quanto ci metterà, a questo punto... non possono nasconderlo troppo a lungo, i Grifondoro si chiederanno dove è finito... oggi ci sarà la festa e lui è uno degli organizzatori...
-Che casino. Speriamo di trovare un modo presto, o ho paura che dovremo dirlo alla McGranitt.
Arrivate in biblioteca, come previsto, la Granger sedeva su un banco colmo di libri e aveva lo sguardo totalmente assorto. Non sembrava esserci nessun altro. Margaret aprì la bocca per dire qualcosa ma una voce le bloccò.
-Frannie!
Le due aggrottarono la fronte prima di voltarsi. La voce era familiare.
"Draco Malfoy? Cosa ci fa Draco Malfoy in biblioteca il sabato mattina?"
In un angolo remoto della biblioteca, Draco aveva un'aria funerea e le guardava come se fossero la sua unica occasione per fuggire. Immediatamente alle due fu chiaro il motivo per cui si era rifugiato lì. Mary Sue gli era praticamente addosso, gli stringeva il braccio come un koala e gli sorrideva in estasi. Sicuramente, sapendo che la ragazza lo stava cercando, si era rifugiato nell'ultimo posto in cui sarebbe potuto essere. Evidentemente Mary però, che per questo tipo di ricerche era più efficace di un cane da tartufo, lo aveva trovato da qualche minuto, perché la Granger emise un sospiro che aveva l'aria di essere l'ultimo di una lunga serie, sicuramente infastidita per il chiacchiericcio indesiderato.
-Frannie!
Ripeté Draco, e le due si avvicinarono.
-Diglielo tu per favore, a me non dà ascolto!
-Ehm, ciao Draco. Dirle cosa?
Margaret stava già sorridendo come uno squalo osservando la scena con sommo godimento.
-Draco sostiene che la festa di stasera è vietata ai minori di quindici anni! È un'assurdità, il limite è sceso a quattordici, lo sanno tutti!
-Sei solo una stupida. Perché sarebbe dovuto scendere a quattordici, di grazia? Sentiamo.
Chiese secco il ragazzo. Mary agitò la chioma bionda, sbatté le sopracciglia da cerbiatto e cinguettò
-Ma perché la festa è per il Torneo Tremaghi! Non possono mica mettere una regola che estrometta uno dei campioni!
Sentendo parlare di Potter in quei termini, Malfoy fece una smorfia di disgusto.
-Che scemenza. E poi non avrebbe senso, lo sfregiato non va alle feste, nessuno lo inviterebbe.
A quelle parole, Margaret aggrottò le sopracciglia e lo guardò con odio. Frannie sospirò, e decise di dare una mano.
-Ha ragione lui, Mary. Niente festa per voi questa sera.
-In realtà Frannie ti sbagli. Ho sentito distintamente Fred e George dire che avrebbero aperto le porte a quelli del quarto per oggi. Come ha detto lei, festeggiamo perché Hogwarts ha i primi due posti al torneo. Estromettere i quattordicenni e quindi Potter sarebbe sciocco.
Il ragazzo le lanciò un'occhiata di fuoco, Mary si illuminò.
-Questo... questo è tutto da dimostrare. E lasciami!
Sbottò, strattonando il braccio e facendole perdere presa.
-Lasciando stare le feste per un attimo... sono venuta a chiamarti Draco, Piton ti sta cercando.
La ragazza la guardò con sufficienza, il ragazzo sorrise e annuì furiosamente.
-E perché mai Piton dovrebbe dirlo a te?
Frannie sorrise a trentadue denti e indicò la spilla da prefetto con un dito. Draco si separò con fatica dalla stretta e sussurrò un "grazie". Dileguandosi. Anche Mary si allontanò, sconfitta. Hermione Granger tossicchiò, come a intimar loro di fare silenzio.
-Perché le hai detto che la festa era aperta anche a quelli del quarto?
Sibilò Frannie all'amica.
-Perché è vero, e Draco lo sa benissimo! Voleva solo togliersela dai piedi.
-Comunque ha ragione, in effetti Potter neanche ci viene... avrebbero potuto lasciare tutto com'era.
-Beh, quelli del quarto sono invitati, che gli piaccia o no. E poi non potevo lasciarlo andar via così dopo quello che ha detto su Harry. E comunque...
Margaret la guardò con un ghigno
-... Non vorrai mica perderti la Sue alla festa! Scommetto che ci regalerà dei momenti di qualità!
Frannie sbuffò ma sorrise, sapendo che aveva ragione. Anche lei non si sarebbe persa Mary Sue dare spettacolo per nulla al mondo. Le ragazze si avvicinarono al reparto sulla trasfigurazione, cercando qualche libro sulla trasfigurazione umana. Mentre Margaret afferrava un volume dallo scaffale, Frannie azzardò, pensierosa
-Forse non funziona perché stiamo sbagliando approccio. Loro non lo hanno trasfigurato, hanno usato una pozione. Insomma, una specie di pozione. Non un incantesimo. Forse se sapessimo che accidenti hanno usato per quelle crostatine, potremmo trovare un antidoto.
Margaret ci pensò su, poi annuì.
-Sì, è una buona idea. Io resto qui, tu vai a prendere qualcosa al reparto di pozioni. Meglio consultarli insieme agli altri, io direi di portarli via.
Disse, guardando la Granger di sottecchi. Frannie fece un cenno, e si allontanò. Qualche minuto dopo, erano entrambe con una pila di libri che levitava davanti a loro, andando verso l'aula in cui si trovavano i ragazzi. Come ogni sabato mattina, il castello era quasi deserto. Incontrarono solo Luna Lovegood nel loro cammino, che chiese alle ragazze perché portassero in giro palloncini a forma di libri. Quando entrarono in aula, Fred George e Edmund sussultarono.
-Non si usa più bussare?
Chiese il Serpeverde portandosi una mano al petto.
-Conigli.
Commentò Frannie ridacchiando. I libri volteggiarono sulla cattedra e alzarono una nube di polvere.
-Che cosa diavolo è quello?
Chiese Margaret, fissando Lee con aria confusa. Il gufo aveva un'aria indignatissima, in testa aveva posato un cappellino di paglia che evidentemente odiava, e sotto l'ala aveva incastrato un ombrellino da cocktail.
-Dove avete trovato questa roba?
Chiese Frannie, guardando il povero animale sfortunato da vicino.
-Nei cassetti. Evidentemente è un'aula di babbanologia. Ci veniamo spesso quando dobbiamo fare cose... ehm... non troppo legali. È piena di roba interessante e non la usa più nessuno.
Rispose George ridendo.
Margaret alzò un sopracciglio.
-Babbanologia?
-Ma sì Rosander, non vedi? È un tipico abbigliamento da mare babbano! Almeno tu potresti arrivarci!
Rispose George che era piegato in due dalle risate.
-Oh, quanto ci vorrebbe Colin Canon. Stamperei la foto e tappezzerei la Sala Comune!
Il gufo fece schioccare il becco. Edmund si avvicinò alle ragazze e cinse la vita di Margaret con un braccio.
-L'infame mi ha anche morso! Guardate!
Disse, sollevando il dito da cui spuntava una gocciolina di sangue.
Frannie scosse la testa facendosi sfuggire un risolino. Margaret alzò gli occhi al cielo, tirò fuori un fazzoletto dalla tasca e tamponò il taglietto.
-Se ti ha morso, vuol dire che te lo sei meritato.
Gli disse, sospirando.
-Avete trovato qualcosa, vero?
Chiese Fred speranzoso, avvicinandosi ai libri.
-Forse. Ma ci serve la lista di ingredienti delle vostre crostatine.
Rispose Margaret, appellando uno dei libri di pozioni e sedendosi a un banco. Edmund e Frannie la seguirono, tossendo per via della polvere.
-Tergeo.
Sussurrò Edmund, e il banco fu lindo come non era probabilmente da mezzo secolo.
-Molto meglio.
Sospirò Frannie, aprendo il libro. George si tolse un foglietto stropicciato dalla tasca.
-È tutto qui.
Mormorò, e Margaret afferrò il foglio e lo spianò tra le pagine del libro.
-Farina di bambù, acqua lunare, menta piperita, scorza di limone, corno di unicorno e cuore di prugne dirigibili.
Lesse Edmund ad alta voce.
-Allora, escluderei che l'effetto sia dato dal limone o dalle prugne dirigibili.
Disse Margaret pensierosa.
-La farina di bambù e la menta piperita solitamente servono a dare una sensazione di euforia. Io direi che l'agente da contrastare può essere solo l'acqua lunare o il corno di unicorno. Ma per sicurezza controlliamo le tabelle degli ingredienti, magari mischiandoli male qualcosa ha reagito. Mi pare di aver letto qualcosa sulla menta piperita e l'acqua lunare combinate insieme che potevano dare effetti collaterali...
Mormorò Frannie, Edmund sfogliava le pagine assorto. Fred e George li guardavano speranzosi e confusi, mentre il gufo si puliva le penne distrattamente come se non gli importasse più di tanto tornare normale o se non pensasse che loro ci sarebbero riusciti e stesse semplicemente aspettando di andare in infermeria.
-Ecco qui!
Esclamò Margaret.
-L'acqua lunare, in abbinamento a una dose eccessiva di menta piperita, può deformare il risultato finale della pozione desiderata, renderlo a tempo illimitato o in casi estremi entrambi. Per fortuna, essendo un errore molto comune, esiste un rimedio altrettanto comune. Ingerire un petalo di viola di laguna sarà sufficiente come antidoto.
Edmund alzò gli occhi dal libro e fissò i due ragazzi.
-Quanta menta piperita avete messo?
George aggrottò le sopracciglia.
-Come sempre! Non abbiamo mai avuto problemi!
-Pezzo di idiota, la hai messa tu questa volta! Hai esagerato!
Sbottò Fred, furioso.
-Tu hai messo l'acqua lunare! Sei tu che ne hai messa troppa poca!
Replicò George, dandogli una spinta.
-È tutta colpa tua! Io l'ho detto che eravamo troppo stanchi!
-Ragazzi, basta.
Disse Margaret, ma i due parvero non sentirla.
-Tu eri troppo stanco, io stavo benissimo!
-Ragazzi, basta!
Ripeté, Frannie intanto desiderava ardentemente appellare una busta di popcorn e si godeva la scena sorridendo.
-Questa me la paghi!
Ruggì Fred, sfoderando la bacchetta. George lo imitò.
-Stupe...
Margaret strinse la mano del ragazzo sotto il banco, con preoccupazione.
-Pietrificus totalus!
Un raggio partito dalla bacchetta di Edmund li investì in pieno.
-State calmi un secondo! Potremmo togliere punti a Grifondoro per questo, sapete?
Disse il ragazzo in tono freddo.
-Oh, Ed, sembrava così divertente.
Sbuffò Frannie.
-Fran, se non taci anche tu giuro che ti silenzio.
Rispose lui.
-Ah, come se ci riuscissi!
Replicò, e l'amico la guardò scettico.
-Non dobbiamo farci sentire! Se ci scoprissero ora, saremmo nei guai anche noi!
Sussurrò Margaret, che aveva paura per il suo futuro da insegnante nel castello.
-Adesso vi libero, e voi andate a rubare dei petali di viola giù alla serra. Avete capito?
Per ovvi motivi, i due non risposero.
-Relascio.
Disse Edmund, e i gemelli si guardarono in cagnesco sistemandosi i vestiti.
-Perché dobbiamo rubarli? Non siete migliori amici di Piton? Dite che state facendo esercizio e chiedeteli a lui!
Propose George, che non sembrava molto propenso a uscire allo scoperto.
-Certo, come no.
Disse Frannie, in tono sarcastico,
-Noi andiamo da Severus Piton, l'occlumante migliore della scuola dopo Silente, a chiedere un forte antidoto per pozioni trasfiguranti che non abbiamo ancora affrontato, di sabato mattina, dicendo che stiamo facendo esercizio. Che gran piano! Non ci scopriranno mai!
-Se lo faceste davvero, non mi stupirei.
-Borbottò Fred.
-Beh tu non sei Piton. E ora forza, andate, prima che qualcuno si accorga che Jordan non si trova!
Li incoraggiò Margaret, e loro, borbottando tra loro e prendendosi a spintarelle, uscirono dalla stanza.
-E siate naturali!
Gridò Frannie, mentre si allontanarono.
-Non sono tranquilla.
Sospirò Margaret, guardando Lee che si era liberato del cappellino e lo stava stracciando in mille pezzi.
-Neanche io. Meglio guardare cosa combinano.
Annuì Edmund.
-Torre di Astronomia?
Propose Frannie. Gli altri acconsentirono. Edmund si rivolse a Lee, che li guardava con aria scettica.
-Andiamo, volami sulla spalla. Dobbiamo controllare quei due.
Lui in tutta risposta fece schioccare il becco, ostile.
-Non ti ci mettere anche tu, per favore! Non è colpa mia se i tuoi amici sono degli idioti!
Borbottò, e prendendo a due mani se lo posò sulla spalla lui stesso.
-Possiamo andare.
Disse, mettendo la mano sulla maniglia.
-Facciamo in fretta, voglio esserci quando spunteranno dal portone principale!
Sussurrò Margaret mentre imboccavano una scalinata.
-Speriamo non si facciano beccare.
Sospirò Frannie, guardando il gufo che stava a petto gonfio sulla spalla destra di Edmund e guardava tutto con sommo fastidio.
-Tornerai come prima, non preoccuparti.
Lo rassicurò a bassa voce il ragazzo.
-Probabilmente vuole soltanto mandarci al diavolo e andare da Madama Chips. In effetti ritardare così la sua trasformazione per non farsi beccare da parte dei gemelli è un po' egoista.
Disse Margaret, e gli altri convennero con lei. Il gufo continuò a far roteare gli occhi iniettati di odio, se avesse potuto avrebbe sputato sulla nuca a tutti e tre. Mentre salivano l'ennesima scalinata per arrivare alla torre, incrociarono Miles e Pucey che venivano da quella direzione. Ricordarono che la Torre di Astronomia era il luogo in cui solitamente si vedevano prima di rendere ufficiale la loro relazione, probabilmente dunque avevano tenuto l'abitudine, per avere un posto in cui stare un po' da soli. La coppia venne loro incontro, tenendosi per mano.
-Ciao ragazzi!
Esclamò Miles in tono cordiale. Adrian invece fissava Edmund con aria confusa.
-Ed...
Balbettò, guardando il gufo sulla sua spalla,
-Ma... Silver?
Il ragazzo alzò le spalle, se fu colto alla sprovvista dalla domanda non lo diede a vedere. In effetti, avendo lui un falco personale, era abbastanza strano vederlo andare in giro con un gufo.
-Oh, non sta bene oggi, così Il Profeta mi ha mandato la gazzetta con un loro gufo privato.
-Ah. Non sapevo che ci fosse anche questo servizio!
-Sì, beh, è una cosa nuova, solo per gli abbonati. Chissà se andrà in porto. Ora, se vuoi scusarci...
Disse, e li oltrepassò, seguito dalle altre due. Quando furono abbastanza lontani, tirarono un sospiro di sollievo.
-Io non so proprio come fai.
Disse Margaret, guardandolo ammirata.
-Oh, è tutta una questione di improvvisazione.
Rispose lui, con un sorriso a trentadue denti.
Quando arrivarono in cima alla torre, si accorsero del temporale. Edmund e Frannie corsero ai binocoli e li inforcarono, Margaret si avvicinò titubante.
-Che bello.
Sospirò, osservando un lampo cadere a qualche metro dal platano picchiatore. Deglutì e prese un binocolo a sua volta.
-Eccoli! Tre gradi a destra, cinquantacinque in basso.
Sussurrò Edmund, e le due seguirono le indicazioni. La visibilità era bassa e la pioggia fitta. L'aria era carica di elettricità, e il vento arrivava sin sopra la torre. Le nuvole erano così dense e cupe che anche se non era neanche ora di pranzo sarebbe potuta essere anche mezzanotte. Fortunatamente, loro si trovavano sopravvento e la pioggia batteva sul lato dietro di loro, lasciandoli protetti. Le due macchie che dovevano essere di Fred e George scendevano lentamente per la campagna, ogni tanto dandosi una spinta e finendo nel fango.
-Meno male che non dovevano dare nell'occhio.
Si lamentò Frannie.
-Almeno fuori non incontreranno nessuno, con questo tempaccio chi mai uscirebbe?
Un fulmine atterrò con uno schianto vicinissimo ai due ragazzi, e i tre Serpeverde urlarono.
-Forse avremmo dovuto chiedere a Piton.
Sussurrò Margaret.
-Se lo meritano, sarebbero dovuti andare in infermeria dall'inizio!
Replicò Frannie decisa. Il gufo emetteva suoni striduli disperati nascosto sotto il mantello di Edmund, probabilmente terrorizzato dal temporale.
-Jordan, finiscila per carità.
Lo pregò lui, dimenandosi e sistemandosi il mantello senza staccare gli occhi dalla campagna sottostante. Essere una piccola creaturina in mezzo a quel temporale, soprattutto se non abituati, doveva essere parecchio sconvolgente.
-Vediamo il lato positivo... nessuno li scoprirà, nella serra non c'è nessuno e con questo buio dal castello non c'è modo che li vedano... a meno che qualcuno non sia alla finestra con un binocolo in questo momento.
Esclamò Margaret, mentre una sferzata di vento investiva in pieno i due gemelli, parecchi metri più in basso.
-Non invidio quelli di Durmstrang. Meno male che è sabato e non devono venire al castello...
Mormorò Frannie, spostando l'inclinazione del binocolo puntandolo sul Lago Nero e pensando a Dimitar. Il veliero era appena distinguibile e dondolava sulle acque agitate. La ragazza si era sentita un po' in colpa nel non invitarlo alla festa, ma effettivamente essendo in onore dei due campioni di Hogwarts sarebbe stato alquanto spiacevole.
-Penso sia sicuro. Spero. Avranno chissà quali incantesimi, neanche se ne saranno accorti.
La rassicurò Edmund. Intanto i due erano arrivati alla serra.
-Sapranno cos'è una viola di palude?
Chiese improvvisamente Margaret, pensierosa.
-Non abbiamo spiegato bene cosa fosse e non brillano certo in erbologia.
-Spero che non ci sia bisogno di spiegare cosa siano le viole di palude, Mag. Tutti lo sanno.
Replicò Frannie, e dentro di lei sperò di avere ragione.
Dopo qualche minuto i due uscirono titubanti dalla serra, i Serpeverde tirarono un sospiro di sollievo.
-Spero che si puliscano prima di entrare, almeno.
Borbottò Edmund. Lee si era calmato ma stava artigliato al suo maglione sulla sua schiena, sotto il mantello. Non potevano biasimarlo. Se qualcuno avesse fatto irruzione in quel momento, avrebbe visto un ragazzo con una piccola gobba tremolante sulla schiena. Quando le due macchie rossastre sul paesaggio grigio scuro furono a metà strada tra la serra e il castello, i ragazzi decisero di scendere per farsi trovare nell'aula. Aspettarono con ansia, e più i minuti passavano più erano preoccupati che qualcuno li avesse scoperti lungo la via e gli avesse chiesto cosa diamine ci facessero fuori con quel tempo, a quell'ora, e con le tasche piene di petali viola. Quando dopo interminabili minuti i due Weasley spuntarono dalla porta dell'aula, i Serpeverde tirarono un lungo sospiro di sollievo.
-Cosa sono quelle facce? Avete messo in dubbio forse la nostra efficienza?
Chiese Fred tirando fuori un pugno di petali dalla tasca.
-Trovo insopportabile la vostra mancanza di fede.
Continuò George, e Margaret si grattò la testa, convinta di aver già sentito quella frase da qualche parte.
-Ma quanti ne avete presi? Avrete distrutto chissà quanti fiori! Il libro dice che ne basta uno, avreste potuto prenderne tre o quattro per sicurezza, questi sono decine!
I due si guardarono con aria colpevole.
-Beh, non volevamo rischiare che non fossero sufficienti...
-... noi quando facciamo qualcosa la facciamo bene, sai?
Edmund sospirò.
-Almeno sono davvero petali di viola di palude.
Disse Margaret, alzando le spalle. Frannie ne prese uno dal tavolo su cui Fred li aveva posati e ne porse uno a Lee, che scansò la testa guardandola sospettosa.
-Andiamo Jordan, non è il momento di fare i capricci! Non ti portiamo da Madama Chips, hai capito? Su, mangia!
Il gufo per tutta risposta le morse il dito.
-Ah! Maledetto! Io ti...
-Ok, ok, Firwood. Ci pensiamo noi.
Disse George, afferrandola per le spalle e spostandola più in là.
I due gemelli si guardarono complici e si fecero l'occhiolino.
"Non mi piace. Non mi piace per niente..."
Pensò Margaret, e loro scattarono. George afferrò il gufo con una mano e lo tenne fermo, aprendogli il becco con l'altra.
-Amico, lo facciamo per il tuo bene...
Disse impietosito, ma tenendolo stretto.
-Forse ha una mente da gufo e non capisce. Forse non sa di essere Lee Jordan.
Azzardò Edmund, pensieroso. Intanto Fred, presi tre o quattro petali dal banco, glieli ficcava nel becco spingendoli col dito.
-Sei pazzo? Lo soffocherai così!
Abbaiò Margaret.
-Lo sto facendo per il suo bene! Su Lee, mandalo giù.
A interrompere questa scena grottesca, la porta dell'aula si spalancò. Il sangue dei presenti si congelò, e i ragazzi alzarono gli occhi verso la porta attendendo di sapere di che morte morire.
-Ragazzi! Ecco dov'eravate! Vi ho cercati dappertutto!
Sull'uscio, in tutto il suo splendore, Lee Jordan, perfettamente sé stesso.
-Che cavolo state facendo a quel povero gufo?
Fred e George mollarono la presa all'istante, e il gufo sputacchiò brandelli di petali di viola.
-Che ci fanno qui tutti quei libri? E quelli cosa sono?
Chiese, indicando i petali ammucchiati sul banco. I cinque rimasero congelati a fissarlo.
-Perché mi guardate così? Che succede?
Fred fu il primo a cedere, seguito da George. Iniziarono a ridere sino ad afflosciarsi a terra e battere mani e piedi sul pavimento. Il gufo continuava a sputacchiare. Poi, dopo qualche sbuffo, Margaret cadde su una sedia e cominciò anche lei a singhiozzare in preda alle risa, piegata in avanti tenendosi la pancia. Edmund e Frannie infine iniziarono a ridere a gran voce, senza riuscire a fermarsi, appoggiati alla parete per non cadere. Lee li guardava basito, senza riuscire a decifrare la situazione. Attratto dagli schiamazzi si affacciò anche il ragazzo che aveva accompagnato Jordan a cercare i gemelli, Stanley Bradford, il loro quarto compagno di stanza. Il ragazzo non commentò l'assurdità della scena ma esclamò
-Polly?
Il gufo tossì in risposta sputacchiando un altro brandello viola, e gli volò incontro.
-Che cosa state facendo al mio gufo?
I ragazzi iniziarono a ridere ancora più forte, Fred e George ululavano incontrollabilmente contorcendosi sul pavimento.
-È tuo?
Chiese Lee, cercando di cambiare argomento, a disagio per la situazione.
-Da quanto hai un gufo?
-È mia, sì. Dal mese scorso. È un regalo di Natale.
-Ah. Molto... carina.
Polly tossì nuovamente, provocando il terzo eccesso di risa. Bradford si allontanò in silenzio verso la gufiera, accarezzando il povero animale e sussurrandogli parole dolci. Lee Jordan attese, seduto su un banco con le gambe che dondolavano, che i ragazzi si calmassero. Dopo diversi minuti ciò avvenne.
Fred e George, gemendo e scossi da un terribile singhiozzo, strisciarono senza forze sino al muro, dove si aiutarono ad alzarsi. Margaret era paonazza e faceva lunghi respiri, aveva gli occhi chiusi perché non riusciva a sostenere la visione di Jordan in piedi davanti a lei. Edmund e Frannie si sorreggevano a vicenda barcollando, lei si teneva un fianco e aveva l'espressione un po' deformata dal dolore, sicuramente per le troppe risate.
-Dove eravamo finiti noi?
-Dov'eri finito TU semmai!
-Ci siamo svegliati che non c'eri più, al tuo posto solo quel maledetto gufo!
Il ragazzo scosse la testa.
-Dov'ero finito? Ma sono andato a letto, ovvio. Voi eravate crollati, effetti collaterali non erano arrivati... ho finito la mattinata dormendo! Mi sono svegliato un'ora fa!
I due gemelli erano sotto shock. Margaret socchiuse le labbra e li fissò con odio.
-Fatemi capire bene, non avete neanche guardato in dormitorio? Vi siete svegliati e avete dato per scontato che si fosse trasformato in un gufo perché sì?
-Non avevamo dormito niente Rosander, sii comprensiva...
-... stavamo testando delle merendine che ti trasformano in un uccello...
-... nella sua sedia c'era un uccello al nostro risveglio...
-... era la cosa più naturale!
-No! No! La cosa più naturale era che lui fosse tornato a dormire e quello fosse il gufo del vostro compagno di stanza!
Abbaiò Edmund, esasperato.
-Ora fate sparire quei maledetti petali e sparite anche voi! Altrimenti giuro che vi schianto! Tre... due...
Gridò Frannie, e i due si ficcarono di volata i petali di nuovo nelle tasche e corsero via, buttandosi a perdifiato giù dalle scale.
-Non voglio neanche saperlo.
Disse Lee, a mezza voce.
-Ottima scelta amico, ottima scelta.
Sussurrò Edmund, con lo sguardo perso mentre rifletteva sull'assurdità di quello che gli era capitato.
Frannie si schiarì la voce.
-Senti Lee, parliamo di cose serie. Si è deciso dove sarà la festa?
Il ragazzo annuì.
-Io ero un po' scettico, ma Fred e George dicono che il fratello Ron glielo ha assicurato come posto sicuro. Ci ha fatto qualcosa di losco, a quanto pare. Voi ragazze saprete dirmi meglio.
Frannie e Margaret lo guardarono, curiose e confuse.
-Il vostro bagno del secondo piano.
Edmund strabuzzò gli occhi senza capire, le due spalancarono la bocca in una perfetta "o" di sorpresa.
-Azzardato.
Disse Margaret.
-Come farete per convincere Mirtilla a non dire nulla?
Lee sorrise compiaciuto.
-Abbiamo pensato a tutto. Anzi, se tutto sta andando secondo i piani, avranno già iniziato l'operazione.

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