La patente e oscuri presagi

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Mag e Frannie uscirono insieme dalla Sala Comune lasciando Edmund alle prese con una specie di tema per Cura delle Creature Magiche. A dire il vero il compito consisteva nel riempire una tabella sulle abitudini degli Schiopodi Sparacoda, ma si era rivelato più arduo del previsto.
Dalle ampie finestre della Sala d’Ingresso filtrava un sole caldo, quasi estivo. La fine di Aprile aveva definitivamente spalancato le porte alla primavera, che quell’anno era arrivata in anticipo portando con sé la voglia di passare più tempo possibile all’aperto e in compagnia. Quel pomeriggio si erano accordati con Dimitar e Yvonne per una merenda in riva al lago, così le due Serpeverde si erano offerte per andare nelle cucine alla ricerca di qualcosa da offrire agli amici.
“Speriamo che non ci mettano troppo, Tony ci aspetta al solito posto fra un quarto d’ora” disse Frannie camminando velocemente.
“Di solito non ci vuole molto” ribatté Mag, poi continuò abbassando la voce. “Speriamo di non incontrare l’elfo pazzo”
Arrivarono ben presto davanti al quadro raffigurante la coppa di frutta. Mag si fece avanti e aprì il passaggio facendo solletico alla pera, la quale emise qualche versetto divertito prima di trasformarsi nella maniglia della porta che conduceva alle cucine. Non appena entrarono, lo sguardo di una cinquantina di occhi si puntò su di loro.
“Ciao” salutò Frannie alzando la mano, impacciata.
Ormai alcuni elfi conoscevano sia lei sia Mag, dal momento che in sei anni alle due ragazze era capitato spesso di fare irruzione nelle cucine per arraffare qualche dolcetto per uno spuntino o per qualche festa. Ad andare loro incontro fu un l’elfo che Mag aveva conosciuto qualche mese prima; la ragazza cercò di rimanere impassibile, anche se dentro di lei sentì precipitare qualcosa: si prospettava un lungo quarto d’ora.
“Margaret Rosander, signora!” squittì felice andando verso di lei.
Mag sentì Frannie soffocare una risata. Non poté biasimarla, dal momento che l’elfo era vestito nella maniera più improbabile che avesse mai visto: in testa aveva quello che inequivocabilmente era il coperchio di una teiera a cuoricini blu; al collo portava una cravatta giallina con stampati sopra dei cavalli. Non portava né magliette né camicie. A coprirgli le corte gambette da elfo c’erano dei bermuda che sembravano esser stati rubati ad un pescatore; gli stavano decisamente larghi e li aveva sapientemente assicurati alla vita con uno spago da cucina. Portava anche dei calzini spaiati, uno più orrendo dell’altro.
“…Ciao Dobby” disse Mag sorridendogli cordialmente. Gli occhi dell’Elfo si riempirono di lacrime.
“Margaret Rosander ricorda il mio nome, signora! Pochi si ricordano di Dobby, signora!” disse commosso.
“Ma io ti conosco!” disse Frannie prima che Mag riuscisse a proferir parola.
Dobby la guardò con attenzione, poi si illuminò.
“Frannie Firwood! Sei la vicina del mio ex p…” il volto dell’elfo di contorse in una smorfia che era a metà fra la sofferenza e il disgusto “…p…padrone”
“Sì infatti, ci siamo visti qualche volta” disse Frannie leggermente imbarazzata: i Malfoy le avevano raccontato la vicenda che aveva portato al “licenziamento” di Dobby, anni prima e sapeva che la famiglia non aveva detto tutta la verità in merito, per cui non sapeva bene come porsi con l’elfo. Vedendo che l’elfo stava per scoppiare a piangere, Mag si fece avanti e prese di nuovo parola.
“Senti, Dobby, avete qualche dolce e qualche salatino da darci? Io e Frannie volevamo fare merenda con alcuni amici” disse guardandosi intorno con aria circospetta.
L’elfo sembrò riprendersi immediatamente e annuì vigorosamente. Si voltò verso i suoi colleghi, alcuni dei quali si erano avvicinati incuriositi, e chiese a uno di loro se erano avanzati un po’ di pancake della mattina.
“Possiamo farne altri! Cosa desiderate?” disse un’elfa piuttosto bassa e grassoccia.
Mag e Frannie fecero il loro abbondante ordine. Avevano piuttosto fame.
“Gradite del succo o del tè mentre aspettate?” chiese Dobby saltellando intorno alle due ragazze mentre raggiungevano l’unico tavolo vuoto per aspettare.
“Sì, grazie!” disse Mag sorridendo. Un rifiuto lo avrebbe offeso.
In un lampo una quindicina di elfi fu da loro sventolando altrettante tazze di tè. Ormai erano abituate a questo trattamento esageratamente ossequioso, Frannie più di Mag, ma anche quest’ultima ormai non si stupiva più di tanto.
Mentre aspettavano si misero a parlare dei loro programmi per il resto del week-end. Avevano un po’ da studiare, ma dopo i GUFO dell’anno precedente avevano imparato a gestire meglio il loro tempo, soprattutto Mag – Frannie non si era mai fatta sopraffare più di tanto dall’ansia per lo studio.
Mentre parlavano, la loro attenzione fu catturata da un suono sommesso che veniva da un angolo della cucina. Si guardarono intorno e notarono che accanto a uno dei tre caminetti della sala, accasciata su una sedia, c’era un’elfa che teneva in mano una bottiglia di Whiskey Incendiario. Non era vestita come gli altri elfi, con la veste di lino, ma con abiti da strega: doveva essere stata liberata da qualcuno, oppure non trovava lavoro. Vedendo che la piccola elfa stava attirando l’attenzione delle due ragazze, alcuni elfi si misero davanti a lei per nasconderla.
“Voi dovete perdonare” disse uno “lei essere vergogna per noi”
Mag e Frannie si scambiarono uno sguardo un po’ disorientate e, sforzandosi di guardare altrove, ripresero a parlare dai fatti loro.
“Non vorrei sbagliare, ma mi sembra di averla già vista da qualche parte!” disse Mag a un certo punto, quando anche l’argomento “quanto sono perfetti Edmund e Tony” fu esaurito.
“Dici fuori da Hogwarts?” chiese Frannie prendendo un altro biscotto allo zenzero da un piattino.
“Sì, ma non ricordo dove. Fino ad ora di elfi domestici ne ho visti solo a casa tua” disse Mag pensierosa.
“Magari a Diagon Alley, a volte vanno a fare le commissioni per conto dei padroni” azzardò Frannie.
“Non lo so, non mi sembra” rispose Mag.
Rimasero in silenzio qualche istante, poi Mag guardò l’ora dal suo orologio nuovo.
“Tra cinque minuti gli altri arrivano” borbottò guardando verso gli elfi indaffarati per cercare di capire a che punto fossero.
Frannie si alzò e andò a chiedere agli elfi quanto tempo ci voleva ancora. Purtroppo Dobby aveva fatto perder loro un po’ di tempo decantando la magnanimità di Silente, quindi sarebbero arrivate in ritardo. Poco male, alla fine gli altri si sarebbero fatti compagnia a vicenda.
Vedendo che le due cominciavano a guardarli con impazienza, gli elfi mandarono Dobby a far loro le scuse.
“Margaret Rosander, signora” squittì l’elfo sbarrando gli occhi “le torte saranno pronte fra dieci minuti, chiediamo perdono”
Fece un inchino così profondo che le sue orecchie da pipistrello andarono a toccare il pavimento.
“Non fa niente” disse Mag sorridendo “Senti, mi sapresti dire chi è quell’Elfa laggiù?” aggiunse indicando il punto dove la creaturina se ne stava ancora a singhiozzare.
“Lei è Winky, signorina” disse Dobby abbassando la voce e guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno fosse in ascolto “è stata licenziata otto mesi fa”
“E da chi?” chiese Frannie incuriosita. Sapeva che la maggior parte dei maghi benestanti possedeva almeno un elfo domestico, forse l’ex padrone era fra le conoscenze dei suoi genitori.
“Dal signor Bertemius Crouch, signorina Firwood, signora” disse Dobby.
“E perché?” chiese Mag incuriosita.
A quel punto si sentì un grido e un forte rumore provenire dal fondo della sala.
“Voi no saprete segreti del mio – hic – padrone – hic” gridò Winky dirigendosi a grandi passi (decisamente ridotti per le sue gambette corte) verso il gruppo.
Aveva lasciato cadere – o meglio, buttato – a terra la bottiglia di whiskey facendola andare in mille pezzi. Frannie pensò che fosse un grande spreco, Mag invece pensò che stesse per uccidere lei e Frannie e si spaventò un po’. Fortunatamente Dobby si pose fra le due ragazze e l’elfa arrabbiata.
“Voi deve scusarla” squittì “Winky non ha ancora superato licenziamento”
Alla parola “licenziamento”, Winky si buttò per terra e iniziò a singhiozzare.
“Il mio povero signor Crouch, che cosa farà senza Winky? Ha bisogno di me – hic – ha bisogno del mio aiuto! Io ha curato i Crouch per tutta la vita, e mia madre l’ha fatto prima di me, e la mia nonna – hic – prima di lei… oh, che cosa direbbe loro due se sapesse che Winky è stata vestita? Oh, che vergogna, che vergogna!” ululò affondando il naso nelle pieghe della gonna.
Mag e Frannie si guardarono senza sapere cosa fare o dire. Non si aspettavano una scenata del genere. Mentre Dobby cercava di calmare l’elfa, Mag si sporse verso Frannie tenendo gli occhi puntati sulla scena.
“Ho detto qualcosa che non dovevo?!” chiese sapendo già la risposta, infatti Frannie scosse la testa, turbata quando lei.
“…E io custodiva suoi segreti… Povero padrone, come farà senza di me?” continuò Winky prendendo a pugni il pavimento.
“Quando è stata l’ultima volta che si è visto il signor Crouch?!” chiese Frannie a Mag guardando la scena orripilata. Sentendo il nome del padrone l’elfa abbassò la voce e si mise in ascolto.
“…Non lo so, forse dall’ultima prova?” disse Mag alzando le spalle “Ultimamente si vede solo Percy al suo posto”
“Ecco, lui sta male e ha bisogno di Winky” singhiozzò di nuovo “E non viene a Hogwarts perché sta male”
“Perché non si danno una mossa?” sibilò Frannie guardando gli elfi indaffarati mentre nuovi ululati di pianto riempivano la sala. A un certo punto giunsero altri Elfi in aiuto di Dobby. Trascinarono Winky nel suo angolino e le misero una coperta sulle spalle. Tre di loro si misero davanti a lei per evitare che le due ragazze la guardassero ancora.
“Voi deve scusare” disse uno di loro guardandole mortificato “Winky è elfa cattiva e ci vergogniamo”
“Non preoccupatevi” disse Mag sforzandosi di sorridere e alzandosi in piedi un po’ impacciata “…Avete quasi finito? Serve una mano?”
L’elfo prese l’offerta di aiuto di Mag come un insulto, una pugnalata dritta al cuore. Era così oltraggiato che per lo shock fece cadere la teglia dove si trovava la torta alla crema che le due ragazze avrebbero dovuto portare al pic-nic. Frannie alzò gli occhi al cielo e le intimò di tornare a sedersi.
“Non ci puoi fare niente, sono così” disse iniziando a sbattere il piede contro il pavimento, innervosita “Che ore sono?”
“Siamo in ritardo di dieci minuti” gemette Mag guardando di nuovo l’orologio.
Intanto gli elfi avevano iniziato a riempire un cestino, ma erano ancora in alto mare. Mag iniziò a pensare che forse avrebbero dovuto andare prima.
Frannie rovistò per un attimo nella sua cartella ed estrasse lo specchietto magico.
“Avverto Edmund” annunciò.
“Buona idea!” approvò Mag.

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