I quattro campioni

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“Sapete cosa amo di più di questo Torneo?” chiese Edmund quando quella sera si sedette al tavolo dei Serpeverde con Mag, Frannie e Jasmine.
“Sentiamo” disse Mag prendendo posto di fronte a lui.
“Ogni volta che c’è qualche annuncio importante da fare, c’è un banchetto” disse Edmund sorridendo entusiasta. 
“Hai ragione, è fantastico!” disse Frannie.
Da quando erano arrivati gli studenti delle altre scuole, gli elfi delle cucine sembravano impegnarsi ancora più del solito, e tutta Hogwarts ne stava beneficiando.
“Peccato che non partecipi una scuola italiana, altrimenti mangeremmo pizza tutti i giorni e io sarei ancora più felice” disse Mag con un sospiro.
“Non farmi pensare alla pizza” disse Frannie prendendosi la testa fra le mani “La prossima che la mangerò sarà come minimo fra otto mesi”
Rimasero a parlare di quanto fosse buona la pizza e dell’eventualità di richiederla agli elfi, finché i grandi piatti d’oro non si riempirono.
Quella sera il Calice di Fuoco era stato spostato davanti al tavolo degli insegnanti e tutti quanti lo guardavano incuriositi e con apprensione, soprattutto i ragazzi che aspettavano di conoscere il loro destino. I quattro Serpeverde non erano particolarmente in ansia, dal momento che nessuno di loro aveva voluto o potuto mettere il nome nel Calice. Verso la fine del banchetto iniziarono a parlare anche loro dei campioni, facendo mille congetture.
“Spero proprio che sia un Serpeverde a passare” disse Frannie prendendo un pasticcino alla crema chantilly dal piatto.
“Non so quante speranze ci siano” sospirò Mag mangiando distrattamente una fetta di torta con i pinoli “I Serpeverde non piacciono a molti”
“Hai ragione” disse Jasmine sconsolata “L’altro giorno ero con Al in cortile, e a un certo punto sono passati Potter e i suoi amici. Li ho sentiti dire espressamente ‘speriamo che non sia un Serpeverde’”
“Odioso” borbottò Frannie con una smorfia “Neanche ci conosce”
“Beh, non è che i ragazzi del suo anno siano particolarmente gentili con lui” disse Mag indicando con lo sguardo Draco Malfoy, il quale stava fissando il Calice di Fuoco mentre Goyle gli parlava.
“Ma la Casa Serpeverde non è composta solo da loro” fece notare Frannie.
“Beh, certo” balbettò Mag “Ma alla fine quelli che conosce meglio sono loro, e a parte Zabini e la Gren– volevo dire, Zabini e basta non ce n’è uno che mi stia simpatico”.
Pensava che ormai l’ostilità contro Daphne Greengrass fosse considerata cessata, ma l’occhiataccia di Frannie le fece capire che non se ne sarebbe mai andata. Edmund cercò di reprimere una risata, Frannie lo guardò male.
“Mary Sue però ci regala sempre grandi emozioni” disse Frannie facendo finta di non aver sentito la seconda persona della lista assai ridotta dell’amica “Vorrei che fosse eletta solo per farmi quattro risate alle sue spalle”
“Magari Terrence ha qualche possibilità” disse Jasmine cercando di tornare all’argomento principale.
“Altrimenti spero che scelgano Philip” disse Mag tornando serena.
Guardò verso il tavolo dei Grifondoro, dietro alle spalle di Edmund e Frannie, e vide che il ragazzo era tranquillo e sorridente – e meraviglioso – come al solito. Forse sapeva anche lui di avere la vittoria in tasca.
“O Angelina” disse Frannie pestando un piede a Edmund, che aveva fatto una smorfia quando Mag aveva parlato.
Silente si alzò in piedi e, dal momento che tutti si zittirono all’istante, il ragazzo non fece in tempo ad insultare l’amica.
“Bene, il Calice è quasi pronto a prendere le sue decisioni” annunciò. “Ritengo che abbia bisogno di un altro minuto. Ora, prego i campioni che verranno chiamati di venire da questa parte della Sala, passare davanti al tavolo degli insegnanti ed entrare nella stanza accanto” e indicò la porta dietro il tavolo, “dove riceveranno le prime istruzioni”.
Sfoderò la bacchetta e fece un ampio gesto. Tutte le candele della sala si spensero, facendola precipitare nella semioscurità. L’unica fonte di luce era il Calice di Fuoco, che risplendeva più del solito. In cielo risplendeva un quarto di luna che ogni tanto spariva dietro ad una spessa coltre di nuvole.
Mag guardò gli amici con gli occhi colmi di emozione e notò che avevano lo stesso sguardo rapito. Le fiamme del Calice diventarono improvvisamente rosse e da esse emerse un piccolo foglio di pergamena. Silente lo afferrò e lo tenne teso accanto al Calice, in modo da poter leggere, poi parlò.
“Il campione di Durmstrang” lesse con voce forte e chiara “è Viktor Krum!”
Dal fondo del tavolo dei Serpeverde, dove il gruppo di studenti di Durmstrang era seduto, si sollevò un boato, ma ben presto tutta la Sala esplose in una serie di applausi e grida esaltate, come se Krum avesse appena vinto la Coppa del Mondo di Quidditch.
“Secondo me esultano più per il campione di Quidditch che per il fatto che sia uno dei tre campioni” disse Jasmine sporgendosi verso gli amici, che risero con lei, anche se si erano uniti all’applauso generale. Il ragazzo si alzò e si diresse in modo goffo verso la porta che Silente gli aveva indicato. Sembrava leggermente imbarazzato dalla reazione della Sala, ma comunque era sorridente e decisamente meno teso di quando lo avevano visto entrare.
La confusione che aveva generato la sua entrata in scena come campione si spense e tutti tornarono a fissare il Calice, dal quale uscì un nuovo foglietto.
“Il campione di Beauxbatons” annunciò Silente “è Fleur Delacour!”
“Guarda, è lei!” disse Frannie artigliando il braccio di Edmund e indicando la ragazza che, da quando era arrivata a Hogwarts, aveva attirato l’attenzione di tutti per la sua incredibile bellezza.
“È davvero bellissima” disse Mag osservando la ragazza che si alzava con una grazia invidiabile e attraversava la Sala a passo leggero.
Sembrava una ballerina classica. Di solito anche Aurora faceva lo stesso effetto, ma in Fleur c’era un qualcosa che faceva pensare che ci fosse sotto una sorta di stregoneria.
“Non sembrano averla presa bene” disse Jasmine mettendo fine a quella specie di ipnosi che aveva generato il passaggio della ragazza. Indicò i ragazzi di Beauxbatons, seduti al tavolo dei Corvonero; i loro sguardi erano maschere deformate dalla rabbia e dal risentimento. Due ragazze addirittura scoppiarono a piangere.
“Bambine” disse Mag scuotendo la testa.
“È il turno di Hogwarts!” disse Frannie quando Fleur scomparve dietro alla porta.
Tutta la Sala calò nel silenzio, questa volta la tensione era ancora più palpabile. Mag notò che Hans aveva abbassato lo sguardo, come per pregare, e le fece un po’ pena, anche se si riscosse subito e tornò a guardare il Calice più concentrata di prima. Finalmente uscirono nuove fiamme rosse e Silente prese in mano l’ultimo foglietto.
“Il campione di Hogwarts” disse ad alta voce “è Cedric Diggory!”
Dal tavolo di Tassorosso si sollevò un boato che ben presto contagiò tutta la Sala Grande. Alcuni, soprattutto chi aveva messo il nome nel Calice, non si unirono subito all’applauso, e anche quando lo fecero erano piuttosto delusi. Il resto degli studenti e dei professori di Hogwarts iniziò ad applaudire. La Sprite scoppiò a piangere e si accasciò sulla spalla della McGranitt, che s’irrigidì guardandosi intorno imbarazzata.
“Diggory mi piace” disse Edmund “Approvo decisamente”
“Peter sarà felice” disse Mag con un sorriso. Guardò il ragazzo alzarsi dal tavolo, dare il cinque a qualche amico e dirigersi verso la sala dove gli altri due campioni lo attendavano. Mentre il suo sguardo vagava, notò una cosa che le fece credere per un attimo di trovarsi su un altro pianeta. Aurora non sorrideva. Stava battendo le mani, ma non sorrideva, il che era davvero strano, impensabile. Lei sosteneva sempre i suoi compagni di Casa. Intuì ben presto il motivo del suo scarso entusiasmo e in effetti lo condivise. Era fortemente probabile che fosse convinta che sarebbe stato Philip a essere scelto.
Ci volle un po’ per placare l’applauso che era durato più a lungo dei due precedenti messi insieme. Quando anche l’ultimo Tassorosso smise di battere le mani, Silente riprese la parola.
“Ottimo!” gridò allegramente. “Bene, ora abbiamo i nostri tre campioni. Sono certo di poter contare su tutti voi, compresi gli studenti di Beauxbatons e Durmstrang, perché diate ai vostri campioni tutto il sostegno che potete. Acclamando il vostro campione, contribuirete in modo molto…”
Si bloccò prima di concludere la frase. Il Calice si era illuminato di rosso di nuovo, facendo piombare la Sala nella tensione ancora una volta. Una nuova fiammata fece emergere un quarto foglietto, che Silente prese in mano totalmente sconcertato, e vedere Silente sconcertato era una cosa davvero rara, probabilmente non succedeva da decenni.
“Harry Potter” scandì a voce alta.
Centinaia di facce si voltarono verso il tavolo Grifondoro, dove Harry Potter era stato tranquillo e spensierato a godersi la bella serata, consapevole dei suoi quattordici anni, consapevole di non poter nemmeno immaginare di partecipare al Torneo, consapevole che per un anno sarebbero stati gli altri a essere angosciati per qualcosa, e non lui. Udendo il suo nome non ci aveva fatto troppo caso, convinto di aver sentito male, ma quando tutti si erano voltati per guardarlo si era come congelato sul posto. Borbottò qualcosa che solo i suoi vicini, anche loro impietriti, sentirono.
“Ma che caz–” mormorò Edmund dando voce al pensiero di tutti.
“Ma come è possibile?” disse Mag guardando prima i suoi amici e poi Silente.
Non è possibile” puntualizzò Frannie.
“Harry Potter” esclamò di nuovo Silente. “Vieni qui, per favore!”
La Granger, seduta accanto a Harry, lo spinse verso il centro della sala, così il ragazzo avanzò verso il preside con gli occhi sbarrati dall’orrore. Non aveva l’aria di uno che avesse messo il suo nome nel Calice consapevolmente.
Centinaia di voci iniziarono a borbottare per il disappunto. Alcuni ragazzi sbraitarono offesi “Non li hai diciassette anni!”. Harry finalmente arrivò davanti a Silente, che gli mostrò la via per raggiungere la stanza dei trofei.
Karkaroff e Madame Maxime si alzarono in piedi di scatto, e mentre Harry varcava la soglia, raggiunsero Silente con aria oltraggiata, sbraitandogli contro.
“Non è ammissibile, Silonte!” urlò Maxime.
“Non è divertente” disse Karkaroff a denti stretti.
In tutta risposta Silente si rivolse alla Sala Grande.
“Bene, il banchetto è finito. Buonanotte!” disse prima di abbandonare la sala, seguito dai due presidi e dai colleghi, ai quali aveva fatto cenno di seguirlo.
Tutti rimasero fermi dove si trovavano.
“Ma non dovevano essere tre?! Silente era stato chiaro!” disse Mag, prendendo in considerazione con un certo scetticismo la possibilità di aver ascoltato male Silente.
“La Coppa Tremaghi è fatta per un mago fra tre, non quattro” disse Frannie con ovvietà.
“Appunto!” disse Jasmine “A saperlo anche Aladdin avrebbe partecipato volentieri!”
“Anche io avrei partecipato!” disse Frannie imbronciata.
“Ma avete visto la faccia di Potter? Secondo voi è stato lui a mettere il suo nome nel Calice?” disse Mag pensierosa.
“E chi, se non lui!?” chiese Edmund.
“Beh, potrebbe essere stato qualcuno più grande di lui” azzardò la ragazza. Frannie si picchiò una mano sulla faccia.
“Mannaggia, avrei potuto farlo anche io allora!” esclamo “Bastava dare il mio foglietto a Edmund e il gioco era fatto!”
“Non penso che avrebbe funzionato” disse Jasmine ridacchiando.
“Beh, invece a quanto pare sì, altrimenti come lo spieghi?!” disse Frannie “E comunque non è giusto che Hogwarts abbia due campioni, Hogwarts ha una doppia possibilità di vittoria”
“Guardate Dimitar!” disse Edmund indicando il ragazzo. Aveva l’aria decisamente contrariata.
“Penseranno che sia un complotto. Io lo penserei” disse Frannie.
“Andiamo a fare un giro fuori? Non ho voglia di tornare in Sala Comune” disse Mag.
Edmund guardò in alto per assicurarsi che non piovesse. In quel momento la luna risplendeva alta in cielo.
“Va bene, dai” disse con un po’ incerto. Passarono davanti alla parte di tavolo dove era seduto Dimitar; il ragazzo li guardò con uno sguardo colmo di rancore.
“Vuoi venire con noi? Stiamo andando a fare un giro fuori” disse Frannie con un sorriso.
“Fa bene” disse lui tenendo la testa bassa, visibilmente arrabbiato. I tre si guardarono in faccia titubanti, speravano che ciò che era appena successo non rovinasse il Torneo sul nascere.
“Foi sapefate?” chiese quando furono all’aria aperta. Faceva abbastanza freddo, ma non ancora così tanto da rifiutare una boccata di aria fresca.
“No, dovevano essere tre” si affrettò a dire Mag “Ci deve essere stato uno sbaglio!”
“Karkaroff no crede” disse “E neanche io”
“Beh, di certo la colpa non è nostra” disse Frannie rimanendo seria. 
“Fa bene” disse lui imbarazzato “afete racione”
Si guardò intorno per premurarsi che non ci fosse nessuno di sua conoscenza nei dintorni e parlò di nuovo.
“Sperafo io vincere” disse a bassa voce “Viktor non meritafa ”
Mag e Edmund si scambiarono uno sguardo accigliato. Krum era perfetto, era il loro idolo, ma non potevano dirlo a Dimitar, non in quel momento.
“Mi dispiace” si affrettò a dire Mag posando una mano sul braccio del ragazzo. Frannie fece lo stesso.
“Macari sorteggiano altro campione” disse speranzoso “per Durmstrang e Beauxbatons”
“Sarebbe un’idea, in effetti” disse Edmund pensieroso.
“Sarebbe giusto” disse Frannie “è stato proprio scorretto nei vostri confronti, avete ragione ad arrabbiarvi”
Mag annuì ma rimase in silenzio. Aveva letto su Storia di Hogwarts che il Calice si sarebbe spento e sarebbe stato possibile sorteggiare nuovi campioni solo dopo cinque anni, di conseguenza sarebbe stato difficile avverare l’idea di Dimitar.
“Se partecipa Potter avrei potuto farlo anche io a questo punto” disse Frannie sconsolata.
Dimitar sfogò la sua frustrazione per altri minuti, poi, quando l’aria fredda iniziò a dar fastidio ai tre Serpeverde, decisero di tornare all’interno del castello, mentre Dimitar andò verso la sua nave.
“Chi se lo aspettava?” disse Mag pensierosa mentre entravano nella sala d’ingresso “Oh, Aurora!”
La Tassorosso stava uscendo dalla Sala con lo stesso sguardo contrariato che aveva assunto un venti minuti prima.
“Oh, ciao Mag” disse andando verso di lei; sorrideva appena.
“Serata strana, eh?” disse Mag sorridendo “Ma mai strana quanto il fatto che non abbiano scelto Philip!”
“Infatti!” sbottò la ragazza passandosi una mano fra i capelli, frustrata.
Finalmente poteva esternare questo suo pensiero. Farlo con i membri della sua Casa era fuori discussione. Frannie alzò gli occhi al cielo, Edmund sbuffò. Se lui si fosse candidato Mag non avrebbe fatto il tifo con così tanto ardore, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
“Ma scusa, ti ricordi quella volta in cui ha salvato quella ragazzina che era andata a cercare il Tranello del Diavolo nella Foresta Proibita?!” chiese Mag alzando gli occhi al cielo. Solo per quell’atto di coraggio avrebbero dovuto scegliere lui.
“Io lo ricordo bene” s’intromise Frannie. Lo ricordava perché Mag aveva passato la settimana successiva a decantare l’impresa eroica del suo adorato Philip. Erano al terzo anno, e Mag pensava solo a lui.
“Anche io!” disse Aurora, senza prestare attenzione agli sguardi strani che si erano scambiate le due amiche.
“…E poi aveva anche salvato Mary Sue o la Parkinson dal Platano Picchiatore” aggiunse Mag “che neanche lo meritavano”
“…E non ti ho raccontato di quest’estate! La vicina pazza delle mie ziette mi stava per rifilare il Distillato di Morte Vivente per scherzo, a detta sua ‘perché non l’avevano invitata per il tè’. Lui ha riconosciuto la pozione in tempo e l’ha rovesciata proprio mentre portavo il bicchiere alla bocca”
“Ma davvero?” chiese Mag orripilata, poi ci pensò su e aggiunse “Non sapevo che avessi una vicina pazza!”
Aurora annuì con un sorriso mesto. Philip l’avrebbe anche bevuta al suo posto, se si fosse rivelato necessario.
Edmund ringraziò che il ragazzo in questione fosse appena uscito dalla Sala Grande e si stesse dirigendo verso di loro, altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi chissà quanti altri minuti di esaltazione del magnifico Caposcuola Grifondoro.
“Hey” disse arrivando alle spalle di Aurora e cingendogliele con un braccio; le stampò un bacio sulla tempia.
“Ciao Philip” salutò Mag con un sorriso tranquillo.
“Ciao ragazzi” disse cordialmente “Serata strana, eh? Su Cedric ci avrei scommesso, su Potter neanche un po’”
“Beh, io avrei scommesso tutto su di te, a dire il vero!” disse Aurora imbronciata mentre Mag annuiva con vigore. Philip fece una faccia strana, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno volto.
“Che vuol dire? Io non ho messo il mio nome nel Calice!” disse perdendo il sorriso.
“Come non hai messo il nome nel Calice, Phil?!” chiese Aurora strabuzzando gli occhi e girandosi per guardarlo in faccia.
Improvvisamente Mag, Edmund e Frannie desiderarono essere altrove, anche sul fondo del Lago Nero. Sarebbe stato meglio che assistere a quella scena. 
Philip abbassò lo sguardo, raccolse le idee e rispose.
“Stamattina, quando Joe ha messo il suo nome nel Calice, tu hai detto… Hai detto che ti metteva ansia che tutta quella gente fosse disposta a morire e… beh, pensavo di farti un dispiacere partecipando anche io” disse diventando più triste ad ogni parola che diceva “…E quindi ho deciso di non partecipare per non farti preoccupare nel caso in cui mi avessero scelto”
“Non ci posso credere” disse Aurora lasciando cadere le braccia lungo i fianchi “Che cosa ho fatto!”
“Beh, noi andiamo in Sala Comune!” disse Frannie dopo aver bisbigliato qualcosa a Edmund, il quale stava cercando di trattenere una risata. Mag era rimasta a fissare intontita i due amici, incredula, così Edmund le passò un braccio intorno alle spalle e la trascinò via.
“A domani, Mag” disse Aurora gentilmente prima di tornare a guardare il fidanzato con disappunto.
“Io non volevo… Non credevo che mi avresti presa sul serio, e poi non era questo che intendevo!” disse Aurora abbassando il viso “…Tu avresti vinto”
“…E io che pensavo di farti felice… Adesso mi sento uno stupido” disse lui iniziando a ridere per l’assurdità del malinteso “E la colpa è solo mia”
“Ma no, è colpa mia! Avrei dovuto starmene zitta!” disse Aurora abbassando il viso “Io ero già pronta ad avere come fidanzato il vincitore del Torneo, sai… Lo so anch’io che avresti vinto”
Philip sorrise e le cinse le spalle con un braccio.
“Pazienza, non facciamone un dramma” disse sforzandosi di sorridere, anche se dentro di sé aveva voglia di urlare “…La prossima volta cerchiamo di chiarirci”
Le prese il viso fra le mani e le diede un bacio. Quando si staccò, però, Aurora non era ancora abbastanza convinta da tornare a sorridere.
“Che cosa c’è?” chiese Philip cercando di guardarla negli occhi, ma lei teneva lo sguardo basso.
“È che… Io non voglio passare per la fidanzata apprensiva che ti impedisce di fare tutto quello che vuoi, non mi piace l’idea di averlo fatto” disse guardando altrove con le lacrime agli occhi.
“Ma tu non l’hai fatto” le rispose Philip prendendole una mano.
“Il fatto che tu abbia deciso di non partecipare per me, significa proprio questo” borbottò Aurora.
“Significa che ti amo troppo” tagliò corto lui “Però hai ragione, la prossima volta è meglio parlarne, ma sono io che mi sono fatto l’idea sbagliata”
“Mi dispiace” disse Aurora per l’ennesima volta, sentiva un gran bisogno di piangere “Avrebbe scelto te di sicuro, perdonami”
“Sono stato un idiota io” disse Philip per l’ennesima volta stringendola a sé “…Ma adesso non parliamone più, d’accordo?”
“Mh” disse lei annuendo debolmente. Si asciugò l’unica lacrima che era riuscita a scendere e il ragazzo le diede un altro lungo bacio. Quando si staccarono lei era tornata serena.
“Ti accompagno alla tua Sala Comune, ok?” disse lui passandole una mano intorno al fianco.
“Facciamoci un giro fuori, ti va?” chiese la ragazza con sguardo adorante.
“Certo che mi va” rispose subito Philip, che odiava l’idea che Aurora appartenesse ad una Casa diversa dalla sua; cercava sempre di passare con lei tutto il tempo possibile.
Rimasero seduti a parlare per quasi un’ora, poi lui la riaccompagnò alla Sala Comune Tassorosso, come faceva ogni sera. Mentre camminavano il ragazzo si schiarì la voce e prese parola. 
“Stavo pensando… E se domani facessi un tuffo nel Lago Nero, me lo lasceresti fare?” disse lui stringendola forte a sé.
“Non scherzare. Ci sono gli Avvincini e chissà quante altre bestiole malefiche pronte a…” lui le chiuse la bocca con un altro bacio.
“Ti amo” le disse accarezzandole il viso.
“Ti amo anche io” rispose la ragazza con aria sognante.
Quando furono davanti alla grande botte che fungeva da porta d’ingresso, Philip prese di nuovo la parola. 
“Sai, penso che la McGranitt mi ucciderà. Ho il sospetto che tifasse per me”.
Aurora scoppiò a ridere. 

This is us // BondHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin