La Coppa del Mondo di Quidditch

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Come previsto, il giorno dopo furono svegliati quando il sole non era ancora sorto.
-Sì, sì, Prudence. Abbiamo capito.
Mormorò Frannie stropicciandosi gli occhi, dopo che l'elfa le aveva minacciate per la terza volta di buttare un secchio d'acqua sul letto per farle alzare. Laetitia mugolò, girandosi dall'altra parte. Margaret gemette sofferente, però si alzò.
-Meglio cambiarci, prima di scendere a fare colazione!
Biascicò Frannie, scendendo dal lettino,
-Su Laets, muoviti. Altrimenti chiamo Edmund e ti buttiamo una secchiata d'acqua sul serio!
La sentirono sbuffare da sotto le coperte. Quando Frannie accese la luce, si arrese.  Dopo qualche minuto erano al piano di sotto, bevendo un po' di caffè lungo.
-I babbani a volte inventano certe cose miracolose!
Borbottò Jane, con il naso nel bicchiere. Edmund come sempre era già pettinato e vestito di tutto punto, con la maglia nazionale irlandese e dei pantaloncini verdi al ginocchio. Margaret, che lo guardava con una strana sensazione al petto, si convinse che la sua tachicardia era dovuta al caffè e non si crucciò più di tanto, anche se a guardarlo era leggermente arrossita. Jane aveva una tuta da ginnastica nera molto sobria ma comoda, avrebbero dovuto camminare molto e, soprattutto, sembrare babbani lungo la strada. Laetitia portava una salopette in jeans su una maglia azzurra, mentre Margaret e Frannie erano in canotta e pantaloncini, Mag a fiori e Frannie dei Puddlemore United. Quando finirono il caffè, Jane li esortò a sbrigarsi.
-Andiamo, dovremo camminare un po'. Siamo troppi per una smaterializzazione congiunta, dovremo usare una passaporta. 
Disse, infilandosi un cucchiaio nella borsa. I ragazzi annuirono e la seguirono, eccitati. Iniziavano a svegliarsi, e il sole accennava a spuntare alle loro spalle. Jane si voltò un attimo indietro e diede un'occhiata a Villa Malfoy, a circa duecento metri di distanza. 
-Bene, non si vede nessuno. Se ci è andata bene li abbiamo anticipati.
Mormorò, accelerando il passo.
Ci pensò un attimo e aggiunse
-Scusate, so che Draco è un vostro compagno... ma ho preso le ferie e non ho proprio voglia di vederli o parlare coi Malfoy oggi.
Laetitia sorrise da un orecchio all'altro, guardando Margaret. La ragazza già conosceva l'avversione dei coniugi Firwood per i Malfoy, quindi non era molto colpita, però rispose sorridendo a sua volta. Frannie sbuffò.
-Non preoccuparti mamma, sfondi una porta aperta. Io e Edmund siamo gli unici che tolleriamo Draco, qui.
-Bene, allora andremo d'accordo!
Disse la donna, di buon umore. Dopo circa mezz'ora di camminata, una volta spuntato il sole, Jane si fermò.
-Bene. Qui è perfetto!
-Cavolo mà, era ora!
Sbottò Frannie, sedendosi sull'erba.
-Che fai, Fran? Alzati in piedi! La passaporta partirà a momenti!
Lei alzò gli occhi al cielo e si alzò, aiutata da Edmund. Margaret rise della sua smorfia contrita.
-I vostri amici arriveranno trenta secondi dopo di noi. Abbiamo noi i loro biglietti, quindi dovremo aspettare qualche attimo, prima di entrare.
-Sono contento che alla fine venga anche Al!
Disse Edmund, mentre Jane prendeva il cucchiaio d'argento di quella mattina dal piccolo zainetto che aveva sulle spalle. Lo sporse davanti a sé, i ragazzi videro che cominciava a risplendere.
-Appena in tempo. Afferratelo, forza!
Tuonò la donna. Appena anche Laetitia, per ultima, lo sfiorò si sentirono trascinati dall'ombelico in un vortice. Per diversi lunghi attimi non erano in nessun posto, in un turbine di forme e colori assurdi, girando in cerchio a velocità vertiginosa. Quando furono sul punto di vomitare, si ritrovarono coi piedi per terra. Frannie era malferma sulle gambe, barcollò su Laetitia, che cadde a terra. Edmund sembrava più o meno saldo, Margaret si appoggiò al suo braccio per non cadere. Jane era atterrata serena, si allisciava la tuta con la mano destra, nell'altra stringeva ancora il cucchiaio. Erano arrivati su quella che sembrava una striscia deserta di brughiera nebbiosa. Davanti a loro c’era una coppia di maghi stanchi dall’aria scontrosa, uno dei quali reggeva un grosso orologio d’oro, l’altro un grosso rotolo di pergamena e una penna d’aquila. Erano entrambi camuffati da babbani, anche se maldestramente; l’uomo con l’orologio indossava un completo di tweed con galosce al polpaccio; il suo collega, un kilt e un poncho. 
-Ciao Basil. 
Mormorò Jane, porgendo la passaporta al mago col kilt.
-Signora Firwood.
Salutò l'uomo, buttando la posata in uno scatolone vuoto.
-Sei in punto dalle Midlands, giusto?
Chiese l'altro, che scribacchiava sulla pergamena.
-Giusto. Tra qualche istante dovrebbe arrivarne una da Londra, due immigrati.
Rispose il primo. I ragazzi lo guardarono con fastidio e Jane fece per dirgli qualcosa, quando Aladdin e Jasmine apparvero, finendo lunghi distesi sull'erba.
-Per la barba di Merlino! 
Esclamò Aladdin, alzandosi e scuotendosi i pantaloni dalla terra. Margaret e Frannie però corsero subito ad abbracciare Jasmine. Quando i due maghi la videro, stranamente, cambiarono subito atteggiamento verso "gli immigrati". Era bellissima, raggiante. I capelli legati in una lunga treccia a spina di pesce, portava un top celeste che le lasciava scoperta la pancia e dei pantaloni a campana abbinati, a vita alta. Gli occhiali da sole tondi che aveva a mo' di cerchietto le incorniciavano il viso.
-Signorina! Benvenuta! 
Esclamò il mago in tweed, con un sorriso da squalo. Jane sembrò sul punto di dargli un pugno.
-Nome?
Continuò 
-Firwood. Siamo insieme.
Chiarì freddamente la donna. L'uomo si incupì di colpo.
-Oh. Certamente. Cento metri sulla destra, una volta entrati. Piazzola 221B .
-Sai, Basil, sono i compagni di mia figlia.
-Ehm, sì... si capisce.
Jasmine, confusa, consegnò all'uomo la sua passaporta che era un fermaglio per capelli. Il gruppo avanzò qualche metro, e dalla nebbia spuntò il cancello del campeggio. All'entrata un uomo li attendeva, presumibilmente il padrone. Non aveva affatto l'aria magica. Jane sbuffò.
-C'è qualche nato babbano, qui? Non so come approcciarmi.
Margaret si fece avanti.
-Cosa le serve?
La donna le porse un sacchetto di tela dall'aria gonfia e pesante.
-Dovrebbero essere venti sterline.
Margaret aprì a malincuore il borsello, già sapendo cosa la aspettava. Al suo interno, monete da uno, cinque o massimo venti penny.
-Ehm, signora Firwood... lei sa che una sterlina sono cento penny, vero?
Lei alzò le spalle.
-Alla Gringott hanno poco cambio babbano. Quando sono andata a cambiare, ieri, avevano finito le banconote.
Mag si morse il labbro, titubante, e con aria colpevole si avvicinò al malcapitato.
-Salve, signori!
Salutò il babbano, che sembrava felice come una pasqua.
-Salve! È lei il proprietario del campeggio?
Chiese Margaret educata.
-In carne e ossa! Ahah! Avete prenotato? Altrimenti siamo pieni!
Esclamò, per poi aggiungere, incredulo
-Ah, pieni! Pieni!
La ragazza gli sorrise impietosita.
-Sì, signore. Firwood. Siamo in sette.
-Firwood, Firwood... fanno venti sterline. Ecco, tenete una mappa del campeggio. La vostra piazzola sta al...
-221B, ok, abbiamo capito.
Si lamentò Frannie, e Edmund le pestò un piede.
-Ahia! Che ho detto?
Margaret porse all'uomo il sacchetto, e lui lo aprì di buon umore. Vedendo il suo contenuto, impallidì.
-Beh, alla fine son sempre soldi, no?
Tentò Laetitia, per consolarlo. L'uomo, in evidente difficoltà, iniziò a contare le monetine. Arrivato a due sterline e quarantatré perse il conto.
-Oh, cavolo.
Dopo aver ricominciato, era arrivato con estrema lentezza a una sterlina e sessanta quando i ragazzi sentirono
-Confundus.
E videro il babbano fare un'espressione stralunata.
-Bene, quindi siamo a posto, no? Arrivederci!
Esclamò Jane, prendendo Frannie per un braccio. Gli altri le seguirono, divertiti.
-Mamma!
-Oh, non preoccuparti Frannie, li avevo contati io. Erano giusti.
Liquidò lei con un gesto della mano. Udirono una voce dietro le loro spalle gridare
-Cosa state facendo, per Godric?
Si voltarono timorosi, e videro un mago dall'aspetto distinto camminare a grandi falcate verso di loro. Quando vide la madre di Frannie si distese.
-Oh. Jane, sei tu. Per favore, andiamoci piano con questo babbano, ha già avuto una dozzina di oblivion tra ieri notte e questa mattina. Niente incantesimi non autorizzati.
-Scusa, Barty. Sono in ferie e non ho voglia di scocciarmi.
Sbuffò seccata la donna.
-In ferie, tsk. Sono l'unico del ministero in servizio oggi?
-Mi pare che Ludo Bagman fosse tra gli organizzatori. E mi sembra di aver sentito che quelli della cooperazione magica fossero tutti a lavoro oggi. Chissà quanto avrete da fare, con tutta la gente che verrà...
-Non parlarmi di Bagman, per favore. Sta blaterando di bolidi tutta la mattina a voce altissima, ho dovuto obliviare il babbano due volte per colpa sua.
-Beh, vedila così, stai sempre meglio di Bertha Jorkins. Ancora niente, vero?
L'uomo tremò. Guardandolo negli occhi,  chiunque dei ragazzi avrebbe potuto scommettere che il mago era terrorizzato dalla faccenda di cui Jane parlava, e che loro non conoscevano.
-Nulla! Ma figurati, svampita com'è... comunque ora devo andare, ho molto da fare. Ci vediamo in ufficio.
Il modo in cui si accomiatò, come se avesse voglia di levarseli di torno, impensierì i ragazzi.
-Quello era Bartemius Crouch. Era giudice del Wizengamot, per questo conosce mamma. È stato declassato però, ora lavora alla cooperazione magica.
Spiegò Frannie agli amici, in particolare Aladdin e Jasmine. Gli altri ne avevano già sentito parlare, ai tempi era stato protagonista di uno scandalo molto famoso.
-Cos'è successo a Bertha, mamma?
Continuò, con lo strano ma insistente pensiero che fosse una domanda importante.
-È andata in ferie il mese scorso, per una settimana. Non é mai più tornata. 
Rispose la donna, alzando le spalle.
-Come...? Non lo sapevo! 
Esclamò Edmund incredulo. Leggeva la Gazzetta del profeta tutte le mattine, e se fosse uscita una notizia del genere se ne sarebbe ricordato.
-Oh, non lo sa nessuno credo. Bertha è fatta così, si sarà persa. Neanche gli auror ci hanno dato molto peso, quindi la notizia non è stata diffusa.
Laetitia si morse il labbro, dubbiosa. Quella versione non era molto convincente. Passarono per il campo, la loro postazione a quanto pareva sarebbe dovuta essere abbastanza vicino all'entrata. Il campeggio era pieno di tende di ogni tipo, forma e dimensione. Videro qualche bambino che si inseguiva su una scopa giocattolo, e diversi maghi coi cappelli a punta. Non c'era da stupirsi che Crouch si fosse lamentato. Quel babbano doveva essere molto confuso. Jasmine e Aladdin decisero di andare a fare un giro per vedere se avessero trovato qualche connazionale, così si accordarono per le dieci e mezza alla tenda. Quando videro il 221A, Jane imprecò.
-Cazzo. Ma quando sono arrivati?
Nella piazzola sorgeva una stravagante costruzione di seta a righe bianche e celesti, simile a un palazzo in miniatura, con parecchi pavoni vivi legati all’ingresso. Lo stile era inconfondibile.
-Shh ragazzi, facciamo silenzio. Magari non si accorgeranno che siamo qui. 
Laetitia arricciò il naso, capendo di chi si trattava. Frannie e Edmund si guardarono, sorridendo beffardi. Lui le fece l'occhiolino. Mentre Jane e le altre due cercavano di fare tutto il più in silenzio possibile, Edmund ghignò.
-Allora, Frannie, non trovi che sia tutto così bello qui?
Disse a voce molto alta, scandendo bene le parole.
-Sì Edmund, davvero uno spettacolo! Non vedo l'ora di vedere la partita!
Rispose l'amica quasi gridando, facendo un occhiolino di rimando. Jane imprecò sottovoce e buttò lo zainetto a terra.
-Montatela voi. Io... ho da fare.
Mormorò, per filarsela alla velocità della luce. Margaret e Laetitia li guardavano con disprezzo. Ci fu silenzio per un lungo istante, in cui le ragazze considerarono l'idea di filarsela dietro Jane, ma non fecero in tempo. Un lembo della tenda si alzò, e uscì fuori un Draco Malfoy piuttosto assonnato. Teneva una tazza di tè tra le mani ed era ancora in pigiama. Laetitia, che non frequentava per ovvi motivi la Sala Comune dei Serpeverde, per poco non scoppiò a ridere essendo abituata a vederlo in divisa o comunque vestito piuttosto elegante. Il ragazzo spuntò fuori abbastanza di buon umore, ma l'espressione si guastò impercettibilmente quando vide Margaret e Laetitia.
-Frannie, Edmund! Siamo vicini di tenda! Forte, eh? Buongiorno, Rosander.
Il suo sguardo si fermò un istante su Laetitia, ma non proferì parola su di lei.
-Forte, sì! 
Rispose Frannie, sorridendo smagliante. Si poteva quasi vedere la nuvola nera che aleggiava sulle teste di Margaret e Laets.
-Sai, noi siamo venuti da ieri sera. Non avevamo voglia di svegliarci così presto. Vi piace la tenda? È nuova. 
Le due ragazze stavano maledicendo interamente gli amici in tutte le lingue possibili, quando Frannie sgranò gli occhi.
-La tenda! Oh, no!
-Che hai, Frannie?
Chiese Edmund, guardandola confuso.
-Mamma se ne è andata. Come la montiamo? Non possiamo usare la magia!
Sospirò sconsolata, abbassandosi sullo zainetto della madre. Infilò tutto il braccio al suo interno, in cerca di qualcosa. Non trovandola ci infilò la testa, e rischiò di caderci dentro. Margaret la afferrò per i fianchi.
-Attenta! Anche se ti meriteresti di cascarci... Borbottò, e dall'interno dello zaino la ragazza gridò
-Trovata!
Quando sbucò aveva i capelli arruffati ma sorrideva. Buttò un insieme di teli e paletti sul prato e sospirò di nuovo.
-V vado a chiamare mio padre, può montarla lui!
Balbettò Draco, mortificato. L'assenza di magia lo faceva genuinamente impietosire. La cosa irritò sia Laetitia che Margaret, che urlarono
-NO!
All'unisono. Mag tossicchiò e aggiunse
-È una sfida, capisci? Ormai dobbiamo farlo per forza.
Draco alzò le spalle, poi sbadigliò.
-Capisco cosa intendi. Se ci riescono i babbani perché non dovremmo riuscirci noi?
Laetitia storse il naso.
-Più o meno...
-Noi saremo nella tribuna d'onore accanto al ministro! 
Si pavoneggiò, mentre Margaret tentava di districare i teli della tenda.
-Anche mia madre sarà con voi! Noi eravamo troppi, così abbiamo preso i posti in curva sud. Meno male che ho con me l'omniocolo.
-Oh, mi dispiace. Un vero peccato. Ho sentito che ci saranno i Weasley... davvero disdicevole. Lasciare fuori voi per far salire loro...
-Evidentemente hanno prenotato prima!
Sbottò Laetitia, ormai al limite, poi cambiò in fretta argomento.
-Fran, tu che l'hai già usata... il telo verde va sotto o sopra?
Lei sorrise malefica. Edmund la guardò complice.
-Oh, non chiederlo a me. È una sfida dopotutto, non è così?
-Già, non vorremmo mai metterci tra voi e i vostri obiettivi.
La appoggiò l'amico. Gli occhi di Margaret erano due fessure.
-Laets, mi ricordi perché siamo venute? A me neanche piace il Quidditch.
-Cosa stai dicendo Mag? Tu giochi a... oh.
L'amica la guardava come per farsi reggere il gioco.
-Hai perfettamente ragione! Perché non siamo andate ai mondiali di calcio? 
-Caccio...?
Chiese Draco confuso. Edmund capì.
-CaLcio, non cacCio. È uno sport babbano, è una figata, dovresti provarlo. Il ragazzo arricciò il naso, disgustato.
-Non ne ho mai sentito parlare. Voi?
Disse con voce piatta e un po' distaccata. Edmund scosse la testa, alzando le spalle.
-Comunque, devo vestirmi ora. Ci sentiamo ragazzi.
Borbottò Draco sbrigativo, e sparì dentro la tenda. Margaret ghignò, Laetitia sospirò di sollievo.
-Ok, ok ragazze. Brave stavolta. Uno a uno.
Sbuffò Edmund, avvicinandosi alla tenda. Frannie li guardò affranta.
-Non c'è un altro modo per montarla?
Margaret aggrottò le sopracciglia.
-Frannie, se mi chiami Lucius Malfoy giuro che...
-EDMUND?!
Una voce lo fece voltare di scatto. Quella voce.
-Caspian?! Ma che... Caspian!
A pochi metri da loro stavano Peter e Susan, sorridenti. Una ragazza Corvonero che loro conoscevano di vista, dell'anno di Susan, era un po' in disparte e li guardava timidamente. Se non si erano sbagliati il suo nome era Penelope. Ma la persona che occupava la scena era indubbiamente il ragazzo che non avevano mai visto. Aveva i capelli corvini lunghi sino alle spalle, era alto più meno quanto Peter, fisico asciutto. Un sorriso furbo da yankee e un accento che gridava "USA". Laetitia riconobbe la maglia da Quidditch di Tuono Alato, una casa di Ilvermorny. La sorella gliela aveva portata da una vacanza in America. Il ragazzo, Caspian, spalancò le braccia e, in un salto, strinse Edmund in un abbraccio. Mag e Fran, che sapevano che l'amico non era tipo da gradire affettuosità inaspettate, per un attimo furono sicure che lo avrebbe respinto in malo modo. Edmund invece rispose all'abbraccio, dando qualche pacca affettuosa alla schiena dell'altro.
-Che bello vederti, amico!
Esclamò Caspian, sciogliendo la stretta.
-Meno male che qualche mese fa lo odiava...
Sussurrò Frannie a Margaret all’orecchio. Mag ridacchiò.
-Margaret, Frannie, Laetitia... lui è Caspian. 
Frannie si sporse avanti e gli strinse la mano, entusiasta.
-È un grande piacere conoscerti, davvero. I Pevensie parlano tanto di te! Sono Frannie.
-Molto piacere!
Rispose, con un mezzo inchino. Peter, Edmund e soprattutto Susan erano arrossiti. Anche Margaret venne avanti e gli porse la mano. Lui gliela strinse.
-Già, già, voi siete le amiche di Edmund... Peter mi ha parlato di voi qualche volta.
Anche Laetitia si presentò, poi Peter guardò il groviglio di teli e paletti su cui Margaret e Laetitia stavano lavorando sino a un attimo prima.
-Ehm, vi serve una mano, ragazzi?
Chiese, incerto. Frannie esultò.
-Per la barba di Merlino, grazie Peter!
Lui si grattò la testa confuso,
-Non credo di sapere come si fa.
Caspian ridacchiò mentre Susano alzò gli occhi al cielo. Prese la bacchetta dalla tasca e disse
-Erecta construtio. 
Laetitia dovette saltare da un lato, perché i paletti schizzarono in cielo per poi piantarsi a terra. I teli si dispiegavano lentamente e come grosse ali volarono sino a posarsi come falene sullo scheletro della paleria. Quando fu pronta, sembrava una normale tenda familiare. Non troppo piccola, ma niente a che vedere con quella dei Malfoy. Era verde e blu, con una F rossa ricamata su un lato.
-Wow.
Mormorò Caspian, ma non guardava la tenda. Susan arrossì.
-Volete accomodarvi, ragazzi?
Chiese Frannie, entrando nella tenda subito seguita da Edmund e Margaret. Laetitia aspettava Peter, che entrò immediatamente dopo, e infine gli altri tre.
-Adoro la magia!
Sussurrò Mag, e Edmund sorrise. La tenda era grande come un appartamento di medie dimensioni. Poteva vedere il salottino e la cucina dall'ingresso, ognuno con il suo lampadario. I mobili che la arredavano erano rustici ma di classe. Frannie posò lo zaino della madre su un divano, e avanzò verso una tenda. Scostandola, scoprì una stanza con due letti a castello.
-Noi dormiremo qui. Dietro quell'altra tenda c'è la stanza di mia madre e lì in fondo,
indicò una tenda spessa e nera,
-C'è il bagno.
-Io dormo sopra! 
Esclamò Edmund, tirando il suo borsello sul letto di sinistra. Peter scoppiò a ridere. Era incredibile come stesse costantemente vicino all'amico e come sorridesse ogni volta che si girava verso di lui, e l'altro faceva lo stesso. A Frannie ricordò quando l'anno prima aveva incontrato un suo amico di Uagadou, che non vedeva da un anno. Le amicizie a distanza facevano questo effetto, a volte. Conoscendo Edmund, non si sorprese del fatto che era geloso. Anche se Peter non avrebbe mai messo qualcuno prima del fratello. Lo sapevano tutti.
-Io non ci penso neanche. Dormo sotto.
Disse frettolosamente Margaret, occupando il letto sotto quello di Edmund con la borsa.
-Non è forte, Ed? Dormiremo nella stessa stanza finalmente!
Esclamò Frannie, buttando con malagrazia la sua borsa sull'altro letto superiore, di fronte a quello del ragazzo.
-Forte, sì.
Rispose diventando rosso, guardando Margaret di sottecchi.
-Vedo che avete deciso dove dormirò io, insomma!
Borbottò Laetitia, guardando il letto inferiore accanto a quello di Margaret. Come ebbe finito di parlare si scosse e aggiunse
-Aladdin e Jasmine?
-Loro non restano a dormire. Andranno via subito dopo la partita.
Rispose Margaret, sistemando il baule sotto il letto.
-Oh. Che peccato...
Mormorò Laetitia, mordendosi il labbro.
-Perché non restate a pranzo? Abbiamo abbastanza da mangiare! 
Esclamò Edmund ai fratelli, entusiasta. 
-Non so se mia madre sarebbe felice di avere ospiti senza preavviso. Senza offesa, ragazzi.
Fu costretta a dire Frannie.
Peter alzò le spalle.
-Non c'è problema, Fran.
-Siamo al 568C, se volete venire a trovarci, più tardi. Altrimenti ci vediamo dopo la partita, magari!
Disse Susan, cordiale.
-Ovviamente!
Rispose Laetitia sorridendo.
-È stato un piacere rivederti, Edmund.
Esclamò Caspian, prendendogli la mano e stringendola.
-Anche per me, davvero. Ci vediamo dopo!
-Ciao ragazzi!
Salutarono Susan e Peter, e sparirono all'uscita della tenda. Edmund si sedette sul letto di Margaret, si tolse le scarpe si mise a gambe incrociate.
-Beh? Che ne pensate?
Chiese, sorridendo speranzoso. Frannie scosse la testa.
-Devi spiegarmi una cosa. Seriamente, questa volta. 
Lui la guardò un po' atterrito, Margaret sembrava confusa.
-Ma come fate a essere tutti belli?  
Lui la guardò con gli occhi sgranati.
-Siete davvero tutti belli, tutti e quattro e avete  amici belli, sì, ci sto inserendo nel gruppo, e anche Caspian, beh...
-Cosa cavolo stai dicendo? 
Chiese Edmund con un tono insolitamente acuto. Margaret si era imbarazzata al suo posto e si copriva la bocca con le mani.
-La mia è pura curiosità scientifica!
Rispose Frannie, alzando le spalle. Laetitia scuoteva la testa.
-Sembra uno a posto, Edmund. E sembra che faccia stare bene tutti voi, in famiglia. Mi piace!
Disse Margaret guardando Frannie con disapprovazione, cercando di rispondere alla domanda dell'amico in modo più normale.
-Ecco, grazie.
Rispose lui, guardandola soddisfatto. Laetitia si sedette sul suo letto.
-Anche a me ha fatto un'ottima impressione. Non sembra che non vi vediate mai, siete abbastanza... abbastanza...
-Affiatati.
Completò Frannie. Gli altri la guardarono ancora diffidenti e lei alzò le spalle. Prima che chiunque potesse dire altro udirono un fruscio e una voce esclamò
-Seconda colazione!
Jane si infilò nella stanza con un sacchetto di carta in mano. Sembrava più rilassata di quando era andata via, doveva aver trovato qualche suo amico. Edmund acchiappò il sacchetto al volo e lo aprì, conteneva quattro zuccotti di zucca e quattro bignè, due al cioccolato e due alla crema.
-Vado a prendervi del succo.
Esclamò, e corse verso la cucina.
-Gli effetti del Quidditch, ecco che incominciano! Vedrete tra qualche ora...
Disse Frannie, ridendo sotto i baffi.
-Qui è tutto bellissimo. Poi dobbiamo assolutamente fare un giro!
Sussurrò Laetitia sorridendo, mentre si sdraiava sul letto con tutte le scarpe.
-È vero, avete visto quanta gente c'è? Da tutto il mondo!
Aggiunse Margaret con sguardo sognante.
-Sì, dovremo farci un giro per forza!
Esclamò Edmund, alzandosi in piedi.
-Ma... dopo pranzo!
Continuò, sedendosi subito dopo. Le altre risero di gusto. Quattro bicchieri pieni di succo di zucca arrivarono volando dalla cucina, i ragazzi li afferrarono.
-Cavolo, siamo davvero in vacanza!
Sospirò Frannie, con un sorriso stampato sul volto.
-Da non credere, eh?
Rispose Margaret, beandosi del caldo che entrava sin dentro la tenda. Il sole quel giorno batteva forte. 
Dopo la seconda colazione, i ragazzi decisero di sistemare la loro camera. Tolsero i bauli dalle borse, che erano state incantate dalla madre di Frannie la sera prima, e li posarono sotto il letto. Le ragazze scelsero i vestiti per la sera, rigorosamente bianchi e verdi per l'Irlanda, e Edmund già pronto le guardava annoiato. Quando ebbero finito misero il naso fuori dalla tenda, iniziava a fare parecchio caldo. Laetitia si mise fuori a leggere su una sdraio, dopo che Jane ebbe trasfigurato un arbusto accanto alla tenda in un ombrellone. Dopo poco anche Mag la seguì, mentre gli altri due giocavano a gobbiglie sul prato. Per un po' anche Draco Malfoy venne a passare pigramente del tempo con i due giocatori, e le ragazze ringraziano Merlino di aver deciso di leggere e di poter sembrare così del tutto legittimate a disinteressarsi. Quando Malfoy venne richiamato dal padre per il pranzo, Margaret alzò gli occhi da Les Miserables e guardò verso il campo, preoccupata.
Aladdin e Jasmine non si vedono da un po'. Dite che dovremmo andare a cercarli? Avevano detto che sarebbero tornati per le dieci e mezza, è quasi l'una ormai!
Edmund aveva appena segnato un punto a Frannie quando alzò la testa per rispondere, ma non ci fu bisogno. Aladdin e Jasmine tornavano ridacchiando, presi per mano. Sembravano parecchio divertiti.
-Al! Jas! Stavamo iniziando a preoccuparci!
Esclamò Margaret alzandosi. Laetitia, un po' contrariata, chiuse il suo libro e si alzò a sua volta.
-Scusate ragazzi, abbiamo avuto qualche problemino!
Rispose Jasmine, ancora ridendo, mentre si avvicinava.
-Cos'è successo? 
Chiese Edmund, guardandoli preoccupato.
-Oh, niente di che.
Rispose Aladdin, visibilmente imbarazzato. Jasmine prese la parola, elettrizzata.
-Abbiamo fatto un giro sul tappeto e a quanto pare abbiamo infranto qualche restrizione sulla sicurezza. Sapete, c'è una famiglia babbana qua in giro. Sono i padroni del campeggio.
I ragazzi li guardavano turbati. Cosa c'era da ridere in tutto ciò?
-Ci hanno chiesto nomi e cognomi. Volevano farci la multa credo, o quantomeno scrivere a Silente. Però... quando hanno sentito chi ero, ovviamente, si sono scusati e ci hanno lasciati andare. Ho il visto diplomatico, sapete. Non possono toccarci. Quando hanno visto i documenti han fatto una faccia… stanotte sogneranno mio padre che viene ad arrestarli, ci scommetto! È stato uno spasso!
Aladdin sembrava abbastanza scosso nel rivivere l'esperienza, Jasmine ne parlava piuttosto divertita.
-Siete proprio dei criminali, ragazzi.
Disse Laetitia scuotendo la testa, però sorrideva. La testa di Jane sbucò fuori dalla tenda.
-Oh bene, siete qui. Il pranzo è pronto!
Esclamò entusiasta. I ragazzi la seguirono all'interno.
-Forte! Quindi è qui che dormirete!
Disse Jasmine, affacciandosi nella loro stanza.
-Che figata questo posto!
Commentò Aladdin, guardandosi intorno.
-Mi dispiace molto che non restiate con noi, ragazzi.
Mormorò Laetitia tristemente.
-Dispiace anche a noi, Laets. Ma la nostra nave salpa domattina.
Rispose la ragazza, sinceramente dispiaciuta. Si sedettero al tavolo pronti a mangiare, Jane aveva preparato un pranzo tipico per una giornata sportiva: le alette di pollo speziate con le patate. I ragazzi mangiarono avidamente, ne avevano bisogno. Tutto fu innaffiato da succo di zucca ghiacciato e qualche burrobirra. 
-Come fai a essere così tranquilla?
Chiese Frannie alla madre, mordicchiando un osso di pollo.
-In che senso, Fran?
Rispose lei, cercando di infilzare l'ultimo pezzo di patata che continuava a sfuggirle.
-Una tua collega è scomparsa!
La donna sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Basta con questa storia, non è il momento di parlarne. Sono sicura che se la questione diventerà sospetta manderanno una squadra di soccorso.
La ragazza mugugnò con disappunto, Jane si alzò. I piatti erano ormai vuoti e li sollevò con un movimento di bacchetta.
-Tergeo.
Disse, e divennero all'istanti lindi e profumati. Li spedì in una cassettiera e si schiarì la voce.
-Ora vado a riposare. Potete farvi un giro nel campeggio, ma a una condizione!
I ragazzi annuirono.
-Non dovete entrare nel bosco o uscire dai confini del campeggio, neanche una volta! E portatevi dietro le bacchette, almeno una, per sicurezza. Sì, so che non potete usarle, ma non si sa mai. Per legittima difesa potrebbero servirvi. Frannie alzò gli occhi al cielo.
-Abbiamo capito, ma'. 
-E Tornate per le sei! Alle sette c'è la partita, dovete cambiarvi e poi dobbiamo arrivare sino allo stadio, è parecchio lontano da qui. 
-Sì, signora Firwood.
Rispose Margaret, annuendo diligente.
-Bene.
Il volto di Jane si era addolcito,
-A dopo, allora.
I ragazzi uscirono all'aperto, il sole splendeva più che mai. L'ombrellone della mattina era tornato a essere un alberello. Videro Narcissa Malfoy prendere il sole leggendo un libro fuori dalla tenda. I ragazzi, stavolta col beneplacito di Edmund e Frannie, decisero di far piano per non destare la sua attenzione. Quando furono abbastanza lontani, Edmund si stiracchiò. Era raggiante. Le amiche pensarono quanto si notasse la differenza da quell'inverno. Il ragazzo col sole rinasceva, letteralmente. Jasmine invece aveva inforcato gli occhiali da sole, camminava a braccetto con Aladdin guardandosi intorno. I due arabi erano decisamente abituati al sole e al caldo, erano freschi come rose. Margaret, Frannie e Laetitia erano un po' provate dal sole battente, Mag si era messa un cappellino celeste sulla testa. Si guardavano intorno deliziate,  le tende erano centinaia, forse migliaia, di ogni tipo forma e dimensione. Ce n'erano di piccole e di grandi, che sembravano semplici tende babbane e altre palesemente magiche, una persino che levitava a qualche metro da terra. Qualche gufo volava nel cielo per portare informazioni e a Margaret sembrò di intravedere un patronus. Passarono accanto alla zona irlandese, bellissima, una distesa di tende verdi con quadrifogli ricamati, in piccoli vasetti accanto alle tende o persino fatti crescere con la magia a grandezza d'albero nelle varie piazzole. Edmund giurò di aver visto un leprecauno inseguire un galeone d'oro che rotolava dentro una tenda, ma nessun altro riuscì a vederlo. Margaret in compenso vide Seamus Finnegan, Grifondoro di origini irlandesi, giocare a scacchi su un tavolino accanto a una tenda coperta di quadrifogli con il migliore amico Dean Thomas. Non lo disse all'amica per evitare che continuasse con la storia poco convincente della loro omosessualità, e loro non li videro perché concentrati sul gioco. Appena uscirono da quell'oceano verde e dorato l'attenzione di Frannie fu catturata da un ragazzo intento ad arrostire della carne su un fuoco, vicino a una piccola tenda color cachi. La ragazza diede una gomitata a Margaret trattenendosi dall'urlare. Fece comunque abbastanza trambusto da farlo voltare verso di loro. Il ragazzo sorrise caloroso e salutò con la mano.
-Tony!
Strillò Frannie sbracciandosi e correndo verso la tenda. Edmund e Margaret si scambiarono un breve ghigno e Laetitia alzò gli occhi al cielo cercando di non farsi vedere. Aladdin fece qualche passo svelto in avanti, tirandosi dietro Jasmine, che teneva per mano. A lui Tony stava molto simpatico.
-Ciao Fran! Ragazzi...
Li salutò lui, continuando a girare lo spiedo.
-Che bello vederti! Come hai passato le vacanze?
Chiese la ragazza, accovacciandoglisi accanto.
-Abbastanza bene, grazie. A voi? Eccitati per la partita?
-Moltissimo!
Esclamò Edmund, mostrandogli la maglia di Lynch. 
-Ho sentito che hai preso dei buoni GUFO! Congratulazioni!
Aggiunse Margaret.
-Oh, beh, grazie! Anche i tuoi devono essere stati belli, no?
-Sono soddisfatta, sì! 
Rispose la ragazza sorridendo.
-Ti va di farti un giro con noi?
Chiese Frannie, entusiasta.
-Stiamo andando a cercare Fred e George e poi passiamo dai miei fratelli. C'è un nostro amico venuto dall'America!
Disse Edmund, che raramente avevano visto più disteso.
-Oh, no grazie ragazzi. Non abbiamo ancora pranzato. Mio padre è andato a riposare un po', mi ha lasciato a guardare il fuoco. Penso starò un po’ con lui oggi. Sapete, mio fratello è qui con i suoi amici, non so nemmeno dove abbiano piantato la tenda... ci sono solo io a fargli compagnia!
Rispose Tony, alzando le spalle,
-Però grazie di avermelo chiesto! È contento il tuo amico americano? Se fossi stato in lui non sarei mai venuto! Ci sono anche i mondiali di calcio quest'anno e sono proprio negli Stati Uniti... è il mio sogno andarci. Però era troppo lontano, troppi soldi... anche la coppa del mondo è fighissima però, ovviamente. Sono contento.
Laetitia si morse il labbro. Aveva parlato poco prima del calcio babbano con Margaret, ma in realtà non le piaceva molto. Le ricordava le lagne di suo padre.
-Forte! Ho sempre desiderato imparare le regole del cacio babbano!
Sospirò Frannie. Tutti e cinque gli amici la guardarono per un istante, sapendo bene che era una grande scemenza.
-Da... davvero?
Balbettò Tony sorpreso. Questa non se la aspettava.
-Assolutamente! Dovresti darmi qualche lezione in proposito l'anno prossimo!
Prima che la situazione diventasse troppo imbarazzante, Margaret la prese sottobraccio.
-Beh Tony, ci vediamo in giro allora! È stato un piacere!
Borbottò, trascinandola via. Gli altri la seguirono.
-Ci sentiamo, eh Tony?
Fece in tempo a urlare Frannie, torcendo il collo per guardarlo mentre lo salutava. Il ragazzo li guardava perplesso.
-Sei proprio una frana, Fran.
Sussurrò Jasmine mentre si allontanavano.
-Lo so.
Borbottò l'altra, calciando un sasso sul terreno. Edmund rise e scosse la testa.
-Prima o poi andrà meglio.
La consolò Margaret, posandole una mano sulla spalla. Camminarono ancora un altro po', sinché una risata inconfondibile non attirò l'attenzione di Laetitia. Si voltò di scatto e li indicò.
-Eccoli!
Esclamò, Margaret fu la prima a girarsi, sorrise. Fred e George erano seduti per terra con la schiena posata a un albero. Davanti a loro, seduta a gambe incrociate, la loro sorellina Ginevra. A qualche passo di distanza, su un tavolino, Ron Weasley e Harry Potter giocavano a dama, mentre Hermione Granger leggeva pacificamente un libro su una sdraio. 
-Ragazzi!
Esclamò Edmund, facendoli trasalire. Hermione sollevò un istante gli occhi dal suo libro, storcendo il naso.
-Ehi! Ma guardate un po' chi si vede...
-... il club dei secchioni al completo...
-... che ci fate alla coppa del mondo di Quidditch?
-Non preferireste, chessò, un bel campionato di bridge?
Aladdin scoppiò a ridere e corse ad abbracciarli. Era un loro compagno di casa, ed erano piuttosto affiatati.
-Idioti.
Commentò Laetitia, sorridendo sotto i baffi.
-Allora ragazzi, come state?
Chiese Margaret, sorridendo da un orecchio all'altro. I gemelli la mettevano (quasi) sempre di buon umore.
I due alzarono le spalle.
-Ce la caviamo...
-... nostra madre ci ha confiscato tutti gli scherzi...
-... confidiamo che li riprenderemo presto...
-... abbiamo fatto una scommessa, una bella somma...
-... sul risultato della partita, pensiamo che stavolta sia veramente vincente!
-Mamma ha dato veramente di matto vedendo i risultati dei GUFO...
-... però siamo qui ora, no?
-Stiamo bene!
-Ce la faremo, e per i soldi della scommessa abbiamo grandi progetti!
Anche Jasmine e Laetitia, che generalmente erano le più restie all'apprezzare gli esperimenti dei Weasley non poterono che notare il luccichio emozionato negli occhi dei ragazzi.
-Quando vi metterete in proprio sarò vostra cliente fissa, promesso!
Esclamò Frannie entusiasta.
-Se continuerete così andrete lontano, davvero!
Aggiunse Margaret con un sorriso.
-Dovrete avvisarci quando aprirete un negozio, per forza!
Continuò Edmund, con convinzione.
-Sarete i primi a saperlo!
Disse Fred, posando il braccio intorno alle spalle del fratello.
-Così i GUFO sono andati male, eh? Mi dispiace.
Commentò Aladdin, mordendosi il labbro. Loro, sincronizzati, fecero un gesto come per scacciare una mosca.
-Nah, non ci importa.
Dissero in coro.
-Per quello che abbiamo in mente...
-... non c'è GUFO che tenga!
-Contenti voi!
Replicò Margaret alzando le spalle. 
-Su cosa avete scommesso?
Chiese Edmund curioso. I due si guardarono ammiccando.
-È un segreto...
-... ma se vinceremo...
-... state pure sicuri che lo capirete!
Sentirono uno sbuffo venire dal tavolo accanto. Ron aveva sbuffato a quelle parole, probabilmente non si fidava molto dei fratelli. I due gli lanciarono un'occhiataccia.
-Noi stiamo andando da Peter e Susan, vi va di unirvi a noi?
Propose Laetitia, che non vedeva l'ora di andare per chissà quale motivo. Li videro pensarci un istante. Guardarono la sorellina, che era rimasta là nell'erba e faceva finta di niente. George sospirò e posò una mano sulla spalla di Fred. Ci fu uno sguardo eloquente tra i due, e poi alzarono entrambi la testa verso gli amici.
-Per stavolta passiamo, ragazzi...
-...abbiamo già un impegno.
La ragazzina si illuminò. Edmund sospirò, 
"Perché non abbiamo portato Lucy?" 
Pensò, in un moto di nostalgia. Però non lo disse. Invece esclamò
-Capisco, non preoccupatevi. Ci vediamo in giro, ok?
-Ciao ragazzi! Ciao ehm, Ginevra.
Disse Jasmine senza pensarci troppo. Sembrò come se le avesse dato uno schiaffo. George si batté una mano sulla fronte.
-Ginny! Per carità, chiamala Ginny!
Rise Fred scuotendo la testa.
-Ehm, sì, grazie.
Aggiunse lei, un po' seccata. Jasmine aggrottò le sopracciglia.
-Va bene, ok, scusami...
Mormorò fredda. Quando si allontanarono, sbuffò.
-Bel caratterino eh? 
Le disse Aladdin dandole una gomitata scherzosa. Intanto Margaret teneva la mappa del campeggio e Edmund, camminandole accanto, contava le piazzole, cercando quella della sua famiglia.
-559… 560...
Laetitia sorrideva, si guardava intorno con la testa per aria. Sembrava di ottimo umore. Frannie, rimasta indietro di qualche passo, guardò la combriccola e sorrise affettuosamente.
"Vi voglio bene, ragazzi"
Pensò, affrettando il passo. 
-Dovrebbe essere... qui!
Esclamò Edmund entusiasta, indicando una piazzola poco più in là. Come previsto, una piccola tenda viola con un leone ricamato in oro era piantata poco più avanti, e proprio accanto quattro ragazzi intorno a un fuoco parlavano tra loro. Edmund fu il primo ad avvicinarsi e vide Peter che rideva a crepapelle, Susan sorrideva divertita mentre Penelope sembrava un po' in imbarazzo e guardava pigramente le fiamme. Quello che sembrava star peggio era Caspian, rosso in viso e dall'aria contrita. Quando vide i ragazzi avvicinarsi Peter spalancò gli occhi e tra un singhiozzo e l'altro fece segno di avvicinarsi. Sembrava un bambino a cui avevano appena regalato una fetta di torta. Frannie e Margaret sorridevano sotto i baffi, già prevedendo che si sarebbero divertite molto.
-Ehi ragazzi! La sapete l'ultima?
Chiese Peter ridacchiando.
-Peter Pevensie, non ti azzardare!
Tuonò Caspian, tentando di pestargli un piede. Susan e Penelope si avvicinarono ai due ragazzi per fare spazio, e anche gli altri si sedettero attorno al fuoco. Laetitia e Peter si sorrisero, lei si era seduta accanto a lui. Penelope sembrò infastidita, molto probabilmente Susan, a suo tempo, le aveva parlato di un'uscita a quattro per convincerla.
-Il nostro amico qui è stato accusato per crimini!
Gli altri rimasero interdetti.
-In che senso, scusa?
Chiese Edmund, confuso.
-È solo uno stupido sogno che ho fatto...
Borbottò Caspian, imbarazzato.
-Un incubo, vorrai dire!
Corresse Susan, ridendo al ricordo.
-Avreste dovuto sentirlo! Si è svegliato strillando! Cos'è che hai blaterato al risveglio, Caspian?
Continuò Peter, mentre il ragazzo diventava sempre più rosso.
-Responsabile e punibile!
Citò Susan, scuotendo la testa. Anche gli altri ragazzi ora ridevano, così Caspian si convinse a raccontare il suo sogno. Quando arrivò alla parte in cui due strane ragazzine ci provavano con Edmund e Peter Margaret fece una smorfia di disappunto, mentre quando nominò un certo tasso che aveva compito di ricordare qualcosa Frannie commentò
-Bel compito del cazzo!
Suscitando le risate generali.
-Comunque anche Margaret è campionessa per quanto riguarda i sogni strani!
Rise Edmund, guardandola malevolo.
-Sì, quando non sogna di solcare il mare su una nave pirata!
Aggiunse Frannie prendendola in giro.
-Oh, zitti voi due!
Borbottò scontrosa la ragazza.
Parlarono di sogni ancora un po', poi Frannie espose anche agli altri l'enigma lasciato dai suoi genitori. Nessuno aveva idea di cosa potesse aspettarli alla l'anno seguente, anche se ognuno aveva qualche idea improbabile.
-Potrebbe essere uno spettacolo!
Tentò Frannie,
-A Uagadou gli studenti peparono uno spettacolo e lo mettono in scena a fine anno! Quando sono stata io stavano preparando l'Hatia!
-Non ce la vedo la McGranitt a preparare un musical...
Commentò Edmund, poco convinto.
-Magari ripropongono il club dei duellanti! Come due anni fa! 
Propose Margaret, eccitata.
-Ma non hanno mai interrotto il Quidditch per il club dei duellanti!
Obiettò Laetitia. 
-E se fosse il Torneo Tremaghi?
Disse Peter, un po' deluso. Se proprio l'anno dopo il suo diploma avessero portato il torneo ci sarebbe rimasto certamente male. 
-Non essere sciocco, Pete. Lo hanno sospeso duecento anni fa, non lo fanno più ormai!
Rispose Susan, secca.
-Qualunque cosa sia, sembra interessante! Verrei a Hogwarts solo per vederlo!
Commentò Caspian, sognante. Susan si voltò verso di lui e gli sfiorò la mano con la punta delle dita,il ragazzo le intrecciò con le sue.
-Com'è Ilvermorny? A proposito, io sono Jasmine. Lui è il mio ragazzo, Aladdin. Neanche noi siamo inglesi.
Il ragazzo strinse a entrambi la mano. Quando si era presentato con gli altri, infatti, i due non erano presenti.
-Piacere ragazzi. Ilvermorny... com'è Ilvermorny? È grandiosa! Non vi so dire se è la migliore scuola di magia del mondo... ma sicuramente la migliore in cui sono stato.
-Perché? Ne hai viste anche altre?
Chiese Laetitia, curiosa. I Pevensie si scambiarono uno sguardo gelido. Susan posò una mano sulla gamba di Peter e uno sulla gamba di Edmund. Lo sguardo di Caspian si spense leggermente, ma lui continuò a sorridere come se niente fosse.
-Sono stato a Durmstrang, un periodo. Ma è durata poco. È stato molto tempo fa.
-Mi piacerebbe vedere qualche altra scuola un giorno.
Commentò Aladdin, pensieroso.
-Ma sono contento che sia Hogwarts. È la mia casa, adesso.
Jasmine lo guardò con occhi adoranti e gli sfiorò la mano.
-Anche io amo Hogwarts.
Mormorò Margaret, fiera.
-Però conoscere qualcuno di qualche altra scuola piacerebbe anche a me.
Aggiunse Laetitia,
-Beauxbatons per esempio... amo davvero la Francia! Ci sono stata con la mia famiglia qualche anno fa... mi affascina tantissimo!
Edmund fece una smorfia.
-Non è il mio genere. Ilvermorny, lì sì che farei un giro.
-Posso mettere una buona parola per te, amico. Devi solo chiedere!
Commentò Caspian. Susan trasalì, infastidita.
-Lui non va da nessuna parte!
-E ti pareva...
Commentò il ragazzo, alzando gli occhi al cielo. Parlarono ancora qualche ora, Penelope tirò fuori delle tutti i gusti e solo Aladdin ebbe l'ardore di provarle. Evidentemente il fato aveva deciso di graziarlo, perché trovò lampone e cannella, anche se Jasmine a vederle temeva potessero essere cerume e concentrato di pomodoro. Risero molto, ma come il sole cominciò ad abbassarsi, decisero che era ora di andare.
-Non so se riusciremo a vederci dopo la partita... ci vediamo domani sera, va bene?
Disse Edmund, alzandosi in piedi.
-Divertitevi, ragazzi!
Li salutò Caspian, cordiale.
-E, Pete... per Merlino, non dimenticarti di venirmi a prendere.
-Glielo ricordo io Ed, tranquillo!
Lo rassicurò la sorella, facendogli l'occhiolino . Mentre se ne andavano, Margaret vide con la coda dell'occhio Caspian passarle un braccio intorno alle spalle.
-Mi piace molto, sai?
Commentò Aladdin mentre tornavano verso la tenda.
-Sì. Anche a me.
Mormorò Edmund in risposta. Arrivati nuovamente alla zona irlandese videro una bancarella che prima non c'era e Jasmine si fermò a comprare omniocoli per tutti tranne per Frannie, che lo aveva già. Inizialmente Edmund e Margaret rifiutarono, ma lei insistette dicendo di non aver pagato il biglietto e che le sembrava il minimo comprare qualcosa per tutti. Margaret allora, per non sentirsi da meno, comprò tre burrobirre, che divisero sulla strada per la tenda, Aladdin e Jasmine, Margaret e Edmund e Laetitia e Frannie, che la bevve quasi tutta perché la compagna non aveva molta sete. Edmund si guardava intorno frenetico, cercando di riconoscere Krum tra la folla, dal momento che desiderava immensamente il suo autografo. Quando arrivarono al 221B, Jane aveva completato la sua trasformazione. Li accolse completamente su di giri, con il volto dipinto di bianco e verde, una tunica bianca con un boccino ricamato lunga sino ai piedi e un cappello coi quadrifogli. Vedendola Frannie scosse la testa, mentre gli amici erano sbalorditi. La donna solitamente era distinta e professionale, non se la sarebbero mai potuta immaginare in quel modo. 
-Mia madre diventa davvero folle con il Quidditch.
Sospirò Frannie, cambiandosi in stanza con le ragazze. Edmund, già pronto, sedeva sul letto con il cuscino sulla faccia, per dare alle ragazze un po' di privacy. 
-È straordinario, Fran!
Commentò Laetitia, infilandosi i pantaloncini.
-Una volta i Puddlemore hanno perso contro gli Appleby per dieci punti e mio padre ha fatto l'errore di prenderla in giro... ha fatto letteralmente esplodere il divano, bombardandolo. 
-Speriamo vinca l'Irlanda, allora!
Mugugnò Edmund attraverso il cuscino. Quando furono pronte era ora di andare. Margaret aveva un vestito verde bottiglia stretto sul petto e morbido ai fianchi, con una stampa bianca di due scope incrociate. Quello di Frannie, simile nel taglio, era bianco con un fitto ricamo verde di trifogli. Laetitia aveva una maglia a strisce con i colori della bandiera irlandese e dei pantaloncini arancioni. Jasmine, che non dovendo passare la notte al campeggio non aveva cambio con sé, si lasciò contagiare dalle amiche e pregò la madre di Frannie di trasfigurare i suoi vestiti cambiando solo il colore, da celeste a verde foglia. La donna eseguì con piacere. Quando uscirono nuovamente dalla tenda iniziava a fare più fresco e si era alzata un po' la nebbia. Tutti iniziavano a spostarsi, e la comitiva si inserì in una lunga carovana che andava verso il campo. Attraversarono prima il campeggio e poi il bosco, e man mano che si avvicinavano iniziarono a intravedere la costruzione più monumentale che avessero mai visto. Non aveva niente a che vedere con il campo di Hogwarts, e neanche con quello dei Puddlemore che Frannie aveva visto qualche volta con la madre. Le tribune, apparentemente di muri d'oro, erano alte come un palazzo di almeno venti piani, e la circonferenza dell'anello superiore era almeno cinque volte quella di Trafalgar Square. Al momento dell'entrata, quando dovettero stampare i biglietti, Jane li salutò e si diresse verso la tribuna del ministro. I ragazzi trovarono i loro posti senza difficoltà e Frannie esultò: si trovavano esattamente due file dietro Tony e dalla sua posizione poteva vederlo benissimo. Vide che parlava col padre e che ridevano, la mano dell'uomo era sulla gamba di lui,  gli sussurrava qualcosa all'orecchio. Non aveva mai visto John McMartian, questo era il suo nome, ma se lo avesse incrociato per strada lo avrebbe riconosciuto subito. Il mago era identico al figlio, solo con meno capelli, più grigi, e un paio di occhiali. 
-Sonorus!
La voce di Ludo Bagman sovrastò il ruggito che riempiva lo stadio, echeggiò sul pubblico, rimbombando in tutti gli angoli delle tribune. I ragazzi trasalirono. 
-Signore e signori… benvenuti! Benvenuti alla finale della quattrocentoventiduesima Coppa del Mondo di Quidditch!
Gli spettatori urlarono e applaudirono. Edmund si alzò in piedi e cominciò a gridare la sua approvazione. Migliaia di bandiere sventolarono, aggiungendo al frastuono i loro inni nazionali discordanti.
-E ora, senza altri indugi, permettetemi di presentarvi… le Mascotte della Nazionale Bulgara!
Il settore destro, che era una marea compatta di rosso, emise un ruggito d’approvazione. Margaret si chiese quello che avessero portato, quando Frannie esultò a gran voce. 
-Ora sì che si ragiona!
Fecero irruzione nel campo delle donne… le donne più belle che Edmund avesse mai visto… solo che non erano — non potevano essere — umane. Aladdin, Edmund e Frannie rimasero interdetti per un attimo, mentre cercavano di indovinare che cosa potessero essere; che cosa potesse far brillare in quel modo la loro pelle di un candore lunare, o far ondeggiare i loro capelli d’oro pallido senza che ci fosse il vento… ma poi cominciò la musica, e smisero di preoccuparsi del fatto che non erano umane: in effetti, smisero di preoccuparsi di qualunque cosa. 
Le Veela avevano cominciato a ballare, e le loro teste si erano completamente, beatamente svuotate. Tutto ciò che importava al mondo era continuare a guardare le Veela, perché se avessero smesso di ballare, sarebbero successe cose terribili… 
E mentre le Veela danzavano sempre più in fretta, brandelli di pensieri selvaggi presero a rincorrersi nella mente confusa di Frannie. Voleva compiere qualcosa di molto impressionante, e proprio in quel momento. Si alzò e camminò verso il bordo della tribuna, cercando di buttarsi giù.
-Che cavolo stai facendo?
Strillò Jasmine, afferrandola per un pelo.
-Veela.
Rispose Margaret, preoccupata. Ma la loro amica non era l'unica ad aver avuto quella reazione. Qualche uomo più coraggioso degli altri era già ruzzolato giù nel campo.
-Sai che sono io sultano, proprio da ieri?
Chiese Aladdin instupidito, rivolto alla sua ragazza.
-Al, ma che stai dicendo?
Edmund sbuffò.
-Tsk. Io diventerò il nuovo preside di Hogwarts quest'anno.
Margaret si batté una mano sulla fronte scuotendo la testa. Laetitia rideva a crepapelle.
-Che cos'ho addosso?
Esclamò Frannie, tentando di strapparsi il vestito,
-E dov’è la mia maglia della Bulgaria?
La musica cessò. Margaret strappò di mano la bacchetta a Edmund, che stava cercando, usandola come bastoncino, di grattar via la bandiera dell'Irlanda dalla sua maglia.
-Deboli.
Commentò, alzando le spalle.
-E ora, ruggì la voce di Ludo Bagman,
-gentilmente puntate in aria le bacchette… per le Mascotte della Nazionale Irlandese!
Un attimo dopo, quella che pareva una gran cometa verde e oro entrò saettando nello stadio. Fece un giro completo, poi si divise in due comete più piccole che si scagliarono verso gli anelli dorati e all’improvviso un arcobaleno s’inarcò sul campo, unendo le due sfere di luce. La folla fece “oooh” e “aaah” come davanti a uno spettacolo di fuochi d’artificio. Poi l’arcobaleno sbiadì e le sfere di luce si riunirono e si fusero; avevano formato un enorme trifoglio splendente, che si alzò in cielo e prese a fluttuare sulle tribune. Qualcosa di simile a una pioggia dorata parve cadere giù… Aladdin aveva gli occhi spalancati dalla gioia. Si riempiva le tasche di monete esclamando
-Sono ricco! Sono ricco! 
Jasmine afferrò un galeone dal pavimento della tribuna e lo osservò attentamente, al posto del numero uno aveva un trifoglio composto da minuscoli leprecauni.
-È finto amico, stai pur tranquillo.
Gli disse dolcemente Edmund, posandogli una mano sulla spalla.
-Oh.
Rispose lui afflitto, rovesciando il contenuto delle sue tasche per terra. Jasmine gli diede un piccolo bacio di consolazione. Bagman presentò le due formazioni e Edmund si alzò nuovamente in piedi a battere le mani quando sentí il nome di Krum. Quando uscirono Moran e Lynch cominciò a saltare. Erano i suoi giocatori preferiti. Anche Aladdin e Margaret esultarono  gran voce. Gli irlandesi esibirono in una formazione testa di falco, e con un passaggio di Porskoff Moran passò la pluffa a Troy, che segnò i primi dieci punti. La folla era in delirio. Aladdin e Jasmine si abbracciavano urlando, e anche Laetitia batteva le mani come una pazza anche se era quella meno eccitata per la partita. Edmund non si toglieva l'omniocolo da quando la partita era iniziata. Margaret notò che anche Frannie sembrava molto concentrata sulla partita, ma puntava il suo omniocolo in un punto diverso da quello in cui si svolgeva l'azione. Margaret, incuriosita pensando avesse visto il boccino, puntò anche il suo da quella parte. Sbuffò.
-Guarderai Tony tutto il tempo?
-Sì. Oh, guardalo! Guardalo! Ha fatto una faccia dolcissima!
Tornò indietro per vederla meglio a rallentatore.
-Come si salva su questo coso?
Chiese, tentando di spingere qualche bottone. Margaret scosse la testa e tornò sul gioco. A circa mezz'ora dalla partita, Lynch e Krum sfrecciarono  velocità sbalorditiva verso il suolo. Bagman imprecò, la sua voce echeggiava per il campo mentre tutti i presenti strillavano. Krum deviò il volo appena in tempo, ma Lynch si schiantò a terra a tutta la velocità. La sua scopa era esplosa per l'impatto, e lui era rotolato via in posizione scomposta.
-Incredibile! Una finta Wronsky!
Gridò Edmund, portandosi una mano alla bocca. Mentre Lynch veniva rianimato da calici di pozione e la sua scopa riparata, Krum volava attento per il campo. Margaret pensò che fosse impressionante la sua naturalezza su una scopa. Dopo che l'arbitro era stato sedotto dalle Veela, le mascotte bulgare erano state espulse dal campo, ma queste si erano rifiutate di abbandonare la partita e avevano scatenato una furiosa rissa con i leprecauni ad altezza terreno sotto la partita. L'Irlanda era in abissale vantaggio, Viktor Krum, col naso rotto, decise di mettere la parola fine a quella partita, per salvare la dignità della sua squadra. Col volto sanguinante sfrecciò, superando Lynch, afferrando il boccino al volo a mano tesa.
-Ma come fa? Non vedrà nulla conciato in quel modo.
Chiese Laetitia confusa. Margaret alzò le spalle.
-È il cercatore migliore del mondo, del resto.
Rispose. Ma ormai non contava più. Il boccino era stato conquistato, ma l'Irlanda era troppo in vantaggio. Avevano vinto. La partita era finita. La folla era in delirio. Frannie con l'omniocolo diede uno sguardo alla madre, che si era alzata in piedi e strillava. Tony sventolava una bandiera dell'Irlanda tenendo il braccio in alto, teso sopra la testa. Laetitia e Jasmine saltavano abbracciate mentre Edmund tirava i galeoni dei leprecauni come fossero coriandoli, intonando l'inno di Hogwarts perché non conosceva quello irlandese. I fischi e gli strepiti dei bulgari furono in fretta superati dall'esultanza degli altri, che erano la maggioranza. Tornarono alla tenda cantando e bevendo, fuochi d'artificio verdi erano sparati sopra il bosco e i leprecauni continuavano a far piovere galeoni d'oro di cui i più sprovveduti si riempivano le tasche, suscitando l'ilarità dei più informati. Aladdin e Jasmine si accomiatarono e si affrettarono  a prendere una delle passaporte serali per Londra. Arrivati in tenda Jane era così euforica che permise ai ragazzi di restare alzati sino a tardi, e rimase con loro in cucina a parlare di quidditch sino a tarda ora. Nessuno aveva sonno, e sembrava che anche il resto del campo non avesse intenzione di dormire. All'ennesimo petardo che scoppiava, sempre più vicino, iniziarono a sentire che qualcosa stava cambiando. Udirono delle urla e il pianto di un bambino.
-Ora però stanno esagerando.
Borbottò Jane, scura in volto,
-Scusatemi un attimo, vado a controllare. 
Si alzò e uscì di corsa dalla tenda. I ragazzi si scambiarono uno sguardo preoccupato. 
-Dite che dovremmo affacciarci anche noi?
Chiese Edmund, teso.
-Se ci beccasse mia madre diventerebbe una furia. Io non lo farei.
Rispose Frannie, preoccupata. Dopo qualche minuto la donna riapparve. Sembrava un'altra persona. Il trucco si era tolto, il cappello caduto. Il volto era una maschera di cera. 
-Prendete le bacchette. Tenetele  in mano. Non sono gli irlandesi.
-Mamma, che succede?
-Questo posto non è sicuro. Dovete andare  prendere una passaporta, subito. La prima disponibile. 
-Una passaporta? Ma... ma per dove?
Balbettò Frannie, ora seriamente turbata.
-Non importa per dove! Avete sentito cosa ho detto? Andate, presto! Fuori! Non fermatevi lungo la strada. Vado ad aiutare il ministero. Verrò a prendervi quando tutto sarà finito. Ti manderò Dante e potrai dirmi dove vi trovate.
-E i bauli?
Domandò Laetitia guardando verso la loro camera.
-Ci penserò io. Ora fuori, presto!
I ragazzi vennero letteralmente spinti fuori dalla tenda, e Jane sparì tra la folla. Lo spettacolo che si trovarono davanti era a dir poco sconvolgente. Videro che dalle tende più vicine al campo divampava un incendio. Maghi e streghe correvano da tutte le parti, molti calpestandosi a vicenda. La tenda dei Malfoy non c'era più.
-I mangiamorte! I mangiamorte!
Strillavano, molti avevano i vestiti bruciacchiati, alcuni sembravano addirittura ustionati. Sentirono un colpo esplodere più vicino e si piegarono, tappandosi le orecchie. Edmund, senza pensarci, prese la mano di Margaret che sussultò ma la strinse.
-Andiamo. Stiamo vicini.
Disse il ragazzo prendendo le redini della situazione. 
-Dove si va?
Chiese Laetitia ad alta voce, cercando di superare i botti e le grida.
-L'uscita del campo è da quella parte! Seguitemi!
Urlò Frannie, iniziando a correre. Superarono  la zona verde degli irlandesi, molte tende erano state buttate giù. Frannie rimase congelata  sul posto, e gli altri, che le stavano dietro, andarono a sbattere su di lei. 
-Frannie, cosa c'è?
La ragazza non rispose.
-Oh, merda.
Disse Edmund, rafforzando la stretta sulla mano di Mag. La tenda di Tony era completamente bruciata.
-No! No, no, no!
Strillò la ragazza, correndo verso i resti della tenda dei McMartian. Non ne restava molto. Edmund la afferrò da dietro per i fianchi, cercando di contenerla.
-È tutto ok. È tutto ok, sarà con il padre. Non puoi fare niente per lui ora. È tutto ok.
-Tony! Devo trovare Tony!
Continuava a urlare e agitarsi, mentre l'amico la stava ancora tenendo. Margaret le si parò davanti e la prese per le spalle. 
-Hai sentito tua madre, dobbiamo andare via. Tony starà bene. È in gamba, ed è col padre, che lavora al ministero.
Laetitia aveva il volto tra le mani. Frannie non rispose, ma iniziò a dibattersi sempre più debolmente. 
-Sei con noi, Frannie?
Le chiese Margaret. La ragazza annuì. Edmund la lasciò andare.
-Non allontanarti, ok?
Lei fece un lungo respiro.
-Scusate. Scusate.
Laetitia le mise una mano sulla spalla e la strinse, guardandola con affetto. La mano di Edmund tornò a quella di Margaret con un gesto meccanico. I ragazzi continuarono a correre ma nella folla impazzita non capivano più dove stavano andando. Molte tende erano state calpestate, e si accorsero che ormai anche loro avevano iniziato a passare in mezzo alle piazzole. Mentre correvano, spaesati, sentirono una voce chiamarli.
-Babbo?
Chiese Frannie, incredula, voltandosi verso il suono.
-Mi hanno appena chiamato, c'è tutto il San Mungo in servizio, credo. Avete le bacchette?
I ragazzi annuirono. 
-Verso il bosco c'è la tenda dei medimaghi. C'è una passaporta che va e viene da casa di ognuno di noi colleghi ogni cinque minuti, entrate nella tenda e dite che siete con me. Prendete la mia e andate a casa e restate lì, intesi? 
-Sì signore.
Rispose Edmund, annuendo serio. Josh abbassò la testa in segno d'intesa e corse verso il centro dell'azione.
-Verso il bosco!
Esclamò Frannie, e i ragazzi si lanciarono in quella direzione. Girando l'angolo tra un cumulo di teli e paletti e l'altro, andando controcorrente rispetto alla folla, li videro. Erano tanti, sembrava non avessero la faccia. Erano incappucciati e vestiti con pesanti teli neri, il volto coperto da una maschera grottesca. Sopra di loro, appesi come burattini, quattro persone dall'aria estremamente sofferente, in pigiama, tra cui due bambini che piangevano. I ragazzi riconobbero il padrone del campeggio. Margaret trasalì e si lasciò scappare un singhiozzo.
-È orribile.
Sussurrò. Uno dei mangiamorte si voltò verso di loro, con la bacchetta alzata. I loro cuori si fermarono. Prima che potesse fare qualunque cosa, però, i ragazzi vennero inghiottiti da una luce forte. Per un istante si sentirono come sollevati. Un leone luminoso ruggì verso i mangiamorte e cominciò a trottare intorno al gruppo, protettivo.
-Seguitemi.
Disse, con una voce inconfondibile.
-Peter. 
Mormorò Edmund, per poi lanciarsi all'inseguimento del patronus quando questo balzò in tutt'altra direzione. Dopo qualche minuto di corsa forsennata, si ritrovarono in un'area del campeggio stranamente più calma.
-Ed! 
Strillò Susan, vedendoli da lontano.
-Per Merlino.
Sospirò sollevato Peter.
-State tutti bene?
Chiese Caspian guardandoli apprensivo mentre si avvicinavano di corsa. Il leone svanì. Penelope piangeva, probabilmente a causa dell'ansia e dello stress.
-Sì.
Rispose Laetitia, un po' affannata.
-Abbiamo pensato che siccome qui sono già passati saremmo potuti essere al sicuro.
Spiegò Peter, guardandoli con attenzione per accertarsi che fossero tutti interi. Margaret e Edmund si accorsero di avere ancora le mani strette tra loro, e le lasciarono imbarazzati.
-Ho incontrato mio padre, lavora al San Mungo. Ha detto che dentro la tenda del personale c'è una passaporta che porta a casa mia. Propongo di andare tutti lì. I miei non torneranno prima della mattina.
Susan annuì.
-È un'ottima idea. Venite.
Disse agli altri, e Penelope si mosse verso di lei.
-Volete che vi accompagni?
Chiese Peter, apprensivo.
-In che senso "volete che vi accompagni"? Tu vieni con noi.
Rispose Edmund, categorico.
-Io e Peter serviamo qui. Andiamo a dare una mano.
Spiegò Caspian, la bacchetta stretta in mano.
-Bene. Allora rimango anche io.
Rispose Edmund, deciso.
-Non ci pensare neanche. Hai ancora la traccia!
Lo aggredì il fratello.
-Con questo casino? Chi mai potrebbe controllare tutti gli incantesimi scagliati? Sii serio, Peter.
-Anche io voglio restare. Voglio cercare Tony.
Disse Frannie guardando l'amico per appoggiarlo nelle sue ragioni.
-Pensavo avessimo chiarito questo punto, Frannie!
Sbottò Laetitia, irritata.
-Secondo me dovremmo andare tutti via. Per il soccorso c’è già tutto il ministero.
Disse Margaret, preoccupata, cercando di essere ragionevole.
-Io non me ne vado senza di te, è fuori discussione.
Continuò Edmund, guardando il fratello negli occhi. Caspian alzò le spalle.
-Però ha ragione, Pete. Un'altra mano ci farebbe comodo. Facciamolo restare.
-NON CI PENSATE NEMMENO! È la mia ultima parola. Non sto scherzando, Edmund. Tu prenderai quella passaporta.
-Bene. Dovrai schiantarmi allora.
Rispose, con gli occhi che brillavano. Le amiche non lo avevano mai visto così duro. Dopo qualche istante, Peter sospirò. Per un attimo Margaret temette che gli avrebbe consentito di restare, invece disse
-E va bene. Torniamo a casa. Tutti.
Si trovarono tutti d'accordo con quella decisione. Susan sembrava molto sollevata.
-Dobbiamo stare uniti. Prendiamoci per mano.
Propose la ragazza, tendendo la sua a Caspian e Peter. Edmund guardò il fratello con astio e esclamò
-Figurati se ti tengo la mano!
Margaret rimase interdetta da quello scambio di parole.
"Perché ha tenuto la mia, allora? Pensavo fosse per lo stress del momento, ma allora avrebbe tenuto anche quella di Peter."
-Fai come ti pare, Ed. Forza, andiamo.
Disse Peter aspro. I ragazzi iniziarono a camminare, ma Laetitia si fermò, un'espressione di puro orrore dipinta sul volto.
-Laets! Cos'hai?
Chiese Peter, voltandosi nervoso. Lei indicò un punto imprecisato sopra le loro teste. Molti dei presenti intorno a loro urlarono di terrore. Fu quando lo videro che capirono la gravità della situazione. Margaret sentiva le gambe molli. Frannie si portò le mani al petto.
-Impossibile.
Sussurrò Susan. Penelope aveva ricominciato a singhiozzare.
-È un marchio nero, vero? L'ho visto sul libro di storia europea.
Sussurrò Caspian, con un nodo in gola. Gli altri annuirono.
-Andiamo, presto. E tenete le bacchette alzate.
Disse infine Peter, e i ragazzi ripresero a camminare. C'era decisamente meno gente ora, anche i mangiamorte sembravano essersene andati. Con il cuore che batteva forte tanto che temettero potesse schizzare fuori dal petto, trovarono a testa china la tenda del San Mungo senza difficoltà. Al suo interno diversi maghi e streghe con ossa rotte o col volto ustionato, persino un bambino che piangeva. I ragazzi erano agghiacciati. Frannie si identificò, e un medimago le indicò un bicchiere sbeccato. I ragazzi lo afferrarono senza dir nulla, in attesa. Dopo circa due minuti, si illuminò. Quando arrivarono a destinazione caddero tutti gli uni sugli altri, provati dalla serata.
-Vi mostro le stanze. Venite.
Sibilò Frannie. Gli elfi domestici dovevano essere tutti addormentati. Nella stanza delle ragazze, Caspian ingrandì il letto matrimoniale di Frannie, in modo che ci entrassero in tre: lei, Margaret e Laetitia. Peter intanto duplicava la brandina ai piedi del letto, le due che ne ricavò erano destinate a Penelope e Susan. Nella camera degli ospiti fecero la stessa cosa al letto di Edmund, per due volte. Lì avrebbero dormito i tre ragazzi.
-Fate come foste a casa vostra. 
Mormorò loro Frannie, prima di tornare nella sua camera. Nessuno aveva voglia di convenevoli.
Neanche uno dormì bene quella notte... ma ci fu a chi andò peggio che agli altri.
Edmund mugugnò nel sonno e si girò dall'altro lato, con un'espressione sofferente.
Era ancora alla coppa. Sentiva le persone che urlavano, i bambini che piangevano. Nevicava. Pensò che era strano, per una giornata di fine Luglio. Non gli piaceva.
-I mangiamorte! I mangiamorte!
Faceva sempre più freddo, e lui aveva la maglia a maniche corte. Si strinse nelle spalle, facendosi strada tra la folla. In lontananza, tra la nebbia, alla luce della luna, si stagliava un castello. Il suo castello.
-Jadis. No... non può essere.
Vide un gruppo di mangiamorte che camminavano fieri facendo esplodere tutto quello che avevano accanto. Le loro maschere, tutte uguali, avevano la sua faccia.
-Stronza maledetta!
Urlò, e tutti si girarono verso di loro. Notò che le figure che tenevano straziate sopra le loro teste erano i fratelli con Caspian. Urlavano di dolore. Cercò la bacchetta nelle tasche senza trovarla. Questo era davvero troppo. Ora le vittime si erano trasformate, erano Margaret, Frannie e Laetitia. Tentò, dato che non aveva la bacchetta, di saltare addosso a quei mostri, picchiarli, strangolarli, fare qualunque cosa, ma si accorse di avere le membra pesanti. Sentì qualcuno afferrargli la mano e si voltò. Era lei. Pieno di orrore tentò di divincolarsi dalla stretta, ma non riusciva a muoversi. Lei gli sorrise famelica, stringendo la presa sulla sua mano. 
-Edmund, svegliati.
Lui aggrottò le sopracciglia, perplesso. Perché Jadis avrebbe dovuto dirgli qualcosa di così strano? La presa si rinforzò.
-Ed... Eddie, svegliati. Svegliati, avanti.
Continuò la strega, non sembrava più minacciosa. Improvvisamente si sentì cadere.
Aprì gli occhi di scatto, scattando a sedere. Ansimava. Si accorse che Peter era seduto sul suo letto e gli teneva la mano. La ritrasse con una smorfia, ancora spaventato.
-Si può sapere che fai?
Sussurrò, attento a non svegliare Caspian, addormentato sul letto accanto.
-Piangevi nel sonno. Ho dovuto svegliarti. Scusami.
Lui si irrigidì e si asciugò le guance, accorgendosi solo in quel momento che erano bagnate.
-Che ci fai sveglio a quest'ora?
-Non sei l'unico che ci pensa ancora, sai.
Rispose l'altro, solidale. Il ragazzo rimase di sasso. Non pensava che anche Peter ancora fosse perseguitato da quella storia. Che anche lui a volte non riuscisse a dormire.
-La tua amica ha detto di fare come se fossimo a casa nostra. Ti va una camomilla?
Rispose il maggiore. Lui ci pensò un po' su, poi annuì.
-Muffliato.
Sussurrò Peter, facendogli l'occhiolino.
-Ok. Possiamo andare.
Disse con un volume di voce normale. Si alzarono e scivolarono fuori dalla stanza.
-Sai, quando ti viene da fare la mamma chioccia sei peggio di Susan.
Borbottò Edmund, scendendo le scale.
-Esagerato! 
Rispose l'altro con noncuranza. Passando dal salotto, lo costrinse a sedersi sul divano.
-Ecco, è proprio questo che intendevo.
Esclamò Edmund, sbuffando.
-Ah, sta' zitto.
Il Tassorosso si infilò in cucina e appellò la camomilla e il bollitore, che uscirono sferragliando da un cassetto e finirono con gran baccano sul tavolo. Ringraziando Merlino di aver incantato il muffliato, cercò due tazze e si mise a scaldare l'acqua. Tornò dopo pochi minuti, Edmund era dove lo aveva lasciato.
-Dovresti smetterla con questo complesso dell'eroe, Peter. Davvero.
Disse, afferrando una tazza fumante che l'altro gli porgeva.
-Senti chi parla, signor "diventerò un auror"!
-Cos... ma cosa c'entra adesso? Allora sarò un adulto, e preparato...
-Ma io sono adulto e preparato.
-Pfff. Ma per favore.
-Alla fine sono venuto, no? Sono qui.
-Vorrei ben dire!
Rispose Edmund, guardandolo con astio.
Quando Margaret l'ora dopo si svegliò perché aveva sete, aveva ancora un po' di magone. Scivolò fuori dal letto cercando di non svegliare le amiche. Si fermò qualche istante sull'uscio   a guardarle, sentendo un po' di sollievo alleggerirle il petto. Le persone a cui teneva stavano bene. Quando dovette passare dal salotto per entrare in cucina a prendersi dell'acqua, li vide. Due tazze vuote sul tappeto, una rovesciata. Loro dormivano, con la testa posata sui due braccioli opposti del divano, le gambe intrecciate. Margaret sorrise. Un po' di speranza la aveva riguadagnata.
"Non tutto è perduto."

Nota autrice
Bene, questa Coppa del Mondo è cominciata con il sole ed è finita in tragedia. I nostri ragazzi sono stati colti completamente alla sprovvista dai mangiamorte.
I fratelli Pevensie sono uniti come sempre, litigano ma morirebbero l'uno per l'altro, ormai lo abbiamo capito... e finalmente abbiamo visto Caspian. Come lo avete trovato?
Il suo incubo riprende alcuni cliché delle fanfiction più comuni sulle Cronache di Narnia.
Nel prossimo capitolo, qualcosa che ci siamo lasciati in sospeso dal libro precedente... si va al cimena!
A venerdì!

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