I quattro campioni

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“Incredibile” disse Mag quando si sedette sul divanetto in Sala Comune. Ser Jaime le saltò sulle gambe e iniziò a fare le fusa “…Non so se mi sconcerta di più quel che abbiamo appena sentito o l’idea che Potter partecipi al Torneo. Ha quattordici anni, cavolo!”
“Certo che non facevo Philip così stupido” disse Frannie sfogando finalmente l’ilarità per la scena alla quale aveva appena assistito.
“O forse è molto innamorato” la corresse Mag.
“Idiota” disse Edmund “E comunque avete dato tutte per scontato che avrebbe vinto, persino lui…”
“Io no!” protestò Frannie “Anche se in effetti le probabilità erano alte”
“Beh, ma perché avrebbe vinto lui!” disse Mag fermamente.
“Saresti stata così sicura della mia vittoria se avessi partecipato anche io?” buttò lì Edmund guardandola dritto negli occhi. Mag distolse subito lo sguardo e lo fissò sul gatto.
“Ma certo che sì!” rispose subito, arrossendo violentemente “Beh, tu sei bravo, sei stato il migliore nei GUFO, te l’ho detto”
“E poi non bisogna trascurare l’elemento fondamentale che ti contraddistingue” disse Frannie incrociando le gambe sulla poltrona con noncuranza. Mag e Edmund la guardarono, felici che l’amica avesse interrotto la loro imbarazzante conversazione. Poi però Frannie parlò e i due desiderarono sprofondare.
“…Hai un gran bel faccino, Eddie”.
Edmund sbuffò ma finì col ridere, mentre Mag arrossì ancora di più. Frannie era sempre la voce della verità.
“Comunque la capisco. Aurora intendo. Anche io sarei stata un po’ in ansia per voi” disse Mag continuando ad accarezzare il gatto “Anche per te, Frannie, dato che ci tenevi a partecipare”
“Sei troppo tenera, Maggie, mi commuovi” disse Frannie portandosi con un gesto teatrale le mani al cuore.
“Mi sto già pentendo di averlo detto” disse Mag alzando gli occhi al cielo “E non chiamarmi Maggie, ti supplico”
“…Figurati, ormai sono abituato a essere circondato da gente apprensiva” disse Edmund sorridendole con affetto.
Per qualche strano motivo che ormai aveva imparato a comprendere e accettare, non gli dava neanche fastidio quel che aveva detto Mag. Forse perché, nonostante l’apprensione, sapeva che Mag lo avrebbe supportato in ogni caso, come gli aveva dimostrato quel pomeriggio in cui si era aperto con lei sui suoi timori.
Rimasero a parlare ancora un po’ del grande colpo di scena che aveva riservato la serata, poi andarono a dormire. 

L’indomani la doppia lezione di Pozioni stroncò completamente la voglia di vivere dei ragazzi. Il professore era più arrabbiato del solito, ma fortunatamente non se la prese troppo con i Serpeverde. Ormai il suo astio nei confronti di Potter non faceva più notizia, per cui accettarono passivamente quella lezione sugli antidoti per l’Amortentia e, una volta finita, furono ben felici di recarsi nell’aula di Astronomia.
Dopo pranzo le loro strade si divisero: Frannie e Edmund andarono verso l’aula di Babbanologia, mentre Mag andò in biblioteca in attesa dell’ultima lezione della giornata.
I due ragazzi presero posto in un banco a metà della fila. La professoressa Burbage entrò poco dopo. Era una strega che metteva molta passione in quello che insegnava, per questo era difficile non amarla, anche se la materia non era delle più interessanti e non era spiegata nel migliore dei modi. Probabilmente aveva vissuto fra i Babbani per lungo tempo, ma faceva molta fatica a spiegarsi con la classe composta perlopiù da maghi e streghe Purosangue, nati e cresciuti in ambiente magico.
“Dato che ci avviciniamo all’inverno, ho deciso di affrontare un argomento che sicuramente vi piacerà molto!” disse allegramente andando verso il proiettore magico e puntandogli la bacchetta contro.
Edmund diede una gomitata a Frannie e le fece un cenno verso i gemelli Weasley che si stavano già addormentando. Erano riusciti a strappare un Accettabile nel GUFO solo grazie alle informazioni che il padre ripeteva loro da quando erano nati.
Sul lenzuolo bianco apparve l’immagine di un aggeggio piuttosto strano, mai visto prima. Sembravano i tasti di un pianoforte attaccati al muro, solo che erano privi dei tasti neri.
“Vi siete mai chiesti come facciano i Babbani a non morire di freddo, in inverno?” chiese la Burbage alla classe nella penombra. Avevano tutti gli sguardi persi. Nessuno se lo era mai chiesto, in effetti.
“Ecco, questo è un termosifone!” disse la Burbage “Qualcuno di voi sa già che uso ne fanno i babbani?”
“Forse l’ho visto a casa di una mia amica, ma non le ho chiesto a cosa serviva” disse Frannie vedendo che nessuno dei compagni interveniva.
Edmund la guardò con aria interrogativa. Non ricordava simili aggeggi in casa di Mag.
“Bene, è già un inizio” borbottò l’insegnante mantenendo il sorriso.
“Il termosifone è una componente dell’impianto di riscaldamento di una casa” spiegò. “Vedete, ce ne sono di vari tipi”
Fece passare alcune immagini che raffiguravano diversi tipi di termosifone: grandi, piccoli, a parete, portatili, attaccati al muro o con le rotelle. Gli studenti erano già confusi, ma comunque affascinati.
“Ora vi spiegherò come funzionano” disse la Burbage sfregandosi le mani. Fred sussultò, ma poi tornò a dormire con la testa sul banco.
“Dunque, il termine esatto per indicare quello che comunemente i Babbani chiamano termosifone, è calorifero. La parola stessa fa capire qual è la funzione: portare il calore all’interno dell’abitazione o più semplicemente nella stanza dove si trova. Fino a qui è tutto chiaro?”
Alcuni studenti annuirono concentrati, come se stessero cercando di risolvere un’equazione difficilissima.
“Mi scusi, professoressa” disse Edmund alzando la mano “Ma non hanno anche loro i caminetti e le stufe?”
Frannie alzò gli occhi al cielo. Verso la metà dell’anno precedente, l’amico era diventato lo studente più attento e interessato alla materia, anche se faceva molta fatica.
“Sì, certo, nelle case più vecchie troverete sicuramente le vecchie stufe, ma a partire dagli anni sessanta, quindi trent’anni fa, si è diffusa in tutte le case questa nuova tecnologia” disse la Burbage colpita dalla domanda interessata “…Tecnologia oserei dire geniale!”
“…Bene, passiamo a vedere come funziona!” disse facendo scorrere le immagini “…In un circuito idraulico si instaura una circolazione convettiva a causa della sola differenza di densità tra volumi di fluido a temperature diverse”
Frannie e Edmund si guardarono in faccia.
“Che ha detto?” chiese Edmund sottovoce.
“Non ne ho idea” rispose la ragazza prima di alzare le spalle “Beh, chiediamo dopo a Mag”.
“…È un circuito chiuso ad anello disposto su un piano verticale. Se si scalda una parte laterale del tubo, l'acqua al suo interno diminuisce di densità e tende a salire nella parte superiore dell'anello, spingendo verso il basso l'acqua più fredda già presente. L'acqua giunta nella parte superiore della metà opposta dell'anello (lato freddo), inizia a cedere calore verso l'esterno, aumentando di densità e scendendo verso la parte inferiore del circuito. Da qui viene richiamata a sostituire l'acqua che a causa del riscaldamento si sposta nella parte superiore, completando il ciclo.”
Frannie si accorse che a un certo punto la professoressa aveva iniziato a leggere dal libro.
“Beh, semplice, no?” disse la Burbage con un gran sorriso.
“Io non ho capito niente” disse Edmund alla compagna di banco un po’ troppo ad alta voce.
“Beh… C’è una macchina chiamata caldaia che manda l’acqua ai termosifoni – o caloriferi – che la riscaldano” rispose la professoressa.
“E come è fatta la cadaia?” chiese Frannie, che si stava immaginando un lavandino in miniatura. Ci rimase un po’ male quando l’insegnante mostrò l’immagine di una grossa scatola bianca dalla quale usciva una grande quantità di tubi. 
“Come fa a riscaldare l’acqua? Con il fuoco?” chiese improvvisamente Belle, che era rimasta in silenzio fino a quel momento e sentiva il bisogno di dimostrare all’insegnante che anche lei stava ascoltando.
“Beh, alcune funzionavano così anni fa” disse la Burbage “di certo non usano la magia”
“E cosa c’entra l’anello?” chiese Frannie poco convinta.
“Non c’è un vero anello! È una metafora per far capire come funziona!” disse Edmund.
“Esatto Pevensie!” disse la Burbage ringraziando mentalmente il cielo, forse c’era qualche speranza “cinque punti a Serpeverde!”
In quel momento George, che nel frattempo si era svegliato e stava tagliuzzando i capelli a Fred, si ridestò.
“Ma come? Non ha detto niente!” protestò.
“Zitto, Weasley!” sibilò Frannie dopo aver dato il cinque a Edmund sotto il banco.
“Sicuramente è più attento di te, signor Weasley!” disse la professoressa “Se solo provaste a partecipare alle lezioni…” azzardò per l’ennesima ramanzina, ma poi decise che non ne valeva la pena.
“Ragazzi, non potete entrare in una casa Babbana senza sapere come funziona un termosifone!” aggiunse.
“Secondo me Mag non le sa tutte queste cose” disse Frannie a bassa voce “L’anno scorso non sapeva neanche funziona un sistema idraulico”
“Secondo me lo sa” disse Edmund con convinzione.
“Scommettiamo?” disse Frannie con un sorriso strano e porgendogli la mano “Se vinco io, alla prossima gita a Hogsmeade mi paghi la Burrobirra”
Edmund alzò le spalle; era sicuro che l’amica lo sapesse e strinse la mano a Frannie.
“Avete qualche domanda?” chiese la Burbage ai due, vedendo che parlottavano fra di loro sottovoce.
“In che materiale sono fatti?” chiese Edmund dopo che Frannie gli diede una gomitata.
“Possono essere di acciaio, alluminio o ghisa, questi ultimi sono quelli più vecchi”.
“Ma se sono attaccati al muro, non lo tirano giù?” chiese Frannie fingendosi incuriosita.
“Molto bene, Firwood. Domanda molto acuta!” disse la Burbage tutta contenta “No, contrariamente a quanto possiate pensare, le case dei Babbani, la maggior parte almeno, sono costruite con materiali molto resistenti, ricordate? Lo abbiamo studiato due anni fa!”
Frannie pensò che era già tanto che si ricordasse quel che aveva mangiato un’ora prima.
“Certo!” disse con un sorriso.
“Bene, bene! Altri cinque punti a Serpeverde!”
Il resto della lezione passò piuttosto in fretta. Dopo l’assurda spiegazione sul funzionamento degli impianti di riscaldamento, passarono a parlare di come i Babbani si comportano con i termosifoni, delle loro opinioni in merito – “sapete, c’è una grossa percentuale di Babbani che li ritengono la più grande invenzione della storia” – e di come non vadano utilizzati, per esempio sedersi sopra. Raccontò che una volta c’era stato un mago che, infreddolito, si era seduto su un termosifone incandescente, procurandosi delle scottature incredibili.
“E quindi, non fate mai una cosa del genere!” disse la professoressa in conclusione. Frannie e Edmund si alzarono ridendo e uscirono dall’aula in fretta per raggiungere l’amica, impazienti di sapere chi avrebbe vinto la scommessa.

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