Capitolo 15 - I found you.

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Un misero cartoncino 8x5, è il contenuto della terza busta da lettere che ho trovato posata sul mio letto subito dopo essere rientrata in camera dalla lezione. 
Un'unica parola scritta in maiuscolo e sottolineata più volte: 

TROVATA

La superficie della carta è ruvida e fredda. O forse sono io ad esserlo. Sento le mani perdere la sensibilità e il sangue sembra come defluire dal mio corpo. 
Questa volta non piango, no che non posso. Questa volta non mi farò trascinare giù da un misero e innocuo pezzo di carta. Stavolta però non resto neanche. Il messaggio è chiaro, adesso più che mai; mi ha trovata.
Senza alcun'esitazione mi dirigo all'armadio, tiro fuori la mia valigia e la poso sul letto.
Vestiti, scarpe, libri. Ci ripongo ogni mia cosa lì dentro, con una calma che non sento appartenermi davvero in questo momento. Vorrei urlare, vorrei prendere a pugni il muro, magari piangere e ripetere che non è così che sarebbe dovuta andare. Non di nuovo.
Un improvviso bussare alla porta mi fa sussultare e alcune maglie cadono sul pavimento, altre sparse sul piumone. Resto inerme per un po', come se il mio corpo avesse deciso di rifiutare ogni impulso inviato dal mio cervello. Le gambe sono rigide, il respiro corto e le mani mi tremano. 
Bussano di nuovo alla porta e decido di non rispondere.
Kyla ha le chiavi, se fosse stata lei non avrebbe bussato. Axel non mi rivolge ancora la parola. Non aspetto nessuno.
«Ash », bussano ancora. La voce arriva ovattata ma ciò non mi impedisce di riconoscere al volo di chi si tratti. Nonostante ciò non riesco ancora a muovermi, o forse adesso più che mai non voglio farlo. Vedrebbe la valigia, gli scaffali vuoti. Mi farebbe delle domande e pretenderebbe risposte che non posso dargli. Scaverebbe in meandri pericolosi e io non posso permetterglielo. Ma lui bussa ancora, ostinato. 
Mi torna alla mente la rosa tatuata sul suo petto, la sua pelle calda e il nostro bacio. Guardo la valigia e sento un inaspettato senso di colpa bruciare nel petto. 
«Ash so che ci sei, ti ho vista entrare qui », altri due pugni alla porta, ma questa volta più deboli. «Aprimi, si congela qui fuori. »
Mi dirigo alla porta e poso la fronte sul legno freddo, la mano sul pomello. 
«Cosa ci fai qui? » Cerco di mantenermi calma e fingere indifferenza, cerco di non far tremare la voce ma questa esce più flebile che mai. 
«Voglio solo vederti »
«Torna più tardi », quando sarò sparita da questo posto e dalla tua vita. Perché so che è così che dovrebbe andare, sarebbe meglio per tutti. La mia presenza nella vita altrui non porta mai niente di buono e sparire è quel che mi riesce meglio, e devo farlo. 
«Apri, Ashlie. » Seguono minuti di silenzio, ma lo sento muoversi al di là della porta. Così apro.
Nonostante lo abbia lasciato fuori per tutto questo tempo, mi accoglie con un sorriso e le braccia aperte. Sento l'irrefrenabile  desiderio di fiondarmici dentro, ma non lo faccio. Non mi muovo, mantengo le distanze, ma ben presto lui le annulla. Mi cinge la vita con il braccio e posa l'altra mano dietro la mia testa spingendomi verso di lui, contro il suo petto. Mi irrigidisco ma istintivamente inspiro e mi lascio invadere dal suo profumo.
«E' da tutta la mattina che aspettavo questo momento », mi solleva delicatamente il viso tenendo la mano destra sotto il mio mento e prima che possa dire o fare qualcosa, le sue labbra ricoprono le mie. Un bacio delicato ma allo stesso tempo pieno di bisogno. Quando si allontana un sorriso è stampato sul suo volto, sorriso che diventa incerto non appena il suo sguardo si posa sulla mia valigia mezza piena, fino a scomparire del tutto.
«Che succede? Vai in vacanza? » 
«In un certo senso », mi allontano da lui ed evitando il suo sguardo continuo a piegare i miei indumenti all'interno della valigia.
«Dove vai? »
«A casa », anche se una casa non ce l'ho più. Io ed Alex abbiamo lasciato il vecchio appartamento, a casa dei nostri genitori è l'ultimo posto in cui metterei piede e non ho idea di dove potrei andare. Ma devo andarmene, non ho un'alternativa.
«Io ho in mente un'idea migliore, vuoi sentirla? » Si mette davanti a me, il mio letto è l'unica cosa che ci divide.
Ha le mani in tasca, il giubbotto di pelle aperto, indossa una felpa grigia tutta sgualcita. Vorrei guardare un'altra volta ancora i suoi occhi, ma sento che poi potrebbe risultarmi quasi difficile attraversare questa porta e chiudermela alle spalle.
Sento la maglia che tengo tra le mani essere tirata via, così d'istinto alzo il volto e vedo il suo ghigno.
«Vuoi ascoltarmi? » me lo chiede sorridendo, io annuisco. «Vieni via con me. »
«Come? »
«Hai sentito bene », ride. Una risata profonda, una di quelle che fa gettando la testa all'indietro. «Ero passato proprio per chiederti questo e visto che hai la valigia pronta, puoi venire a casa con me per il Ringraziamento. »
«Io non credo che sia una buona idea », mi allontano da lui, fingo di controllare che non abbia lasciato niente all'interno dell'armadio ma la verità è che ho solo bisogno di un appoggio e di guardare qualcosa che non sia lui.
Lo sento fare dei passi e in un batter d'occhio è alle mie spalle. Afferra alcune ciocche dei miei capelli e le sposta dietro le mie spalle.
Mi sfiora il collo con le dita, più volte. Poi il suo viso si ferma affianco al mio.
«Non accetterò un no come risposta.»

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⏰ Last updated: Aug 28, 2023 ⏰

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