Capitolo 2 - Days Inn Night Club

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A volte capita di arrivare ad un punto in cui si è stanchi.
Una stanchezza che ti fa sentire esausto, e non fisicamente. Una stanchezza che è difficile da spiegare, che se non la vivi non la capisci. Una di quelle che ti toglie la voglia di fare qualsiasi cosa, dalla più piccola alla più grande. Una stanchezza che ti fa venir voglia di restare a letto tutto il giorno, senza mangiare, uscire, parlare. È una di quelle che ti fa capire che ne hai avuto abbastanza.
Però la stanchezza devi tenertela, perché star male è un lusso che non puoi permetterti. Perché devi dar conto a troppe cose poi, a troppe persone. E allora omettere è più facile, camuffare è meglio. Quindi il letto lo lasci, anche se è li che vorresti sprofondare. Oltre ai vestiti scegli anche la maschera da indossare, ed esci. Affronti la luce del giorno, la gente e le frasi di circostanza. Vai a lavoro, osservi in silenzio, aspetti che il tempo passi. Fai ciò che devi fare, prima di poter tornare in quella stanza così vuota di realtà.

È ancora Domenica, una di quelle Domeniche che molti giudicano pesanti, Domeniche infinite dalle quali vorrebbero solo scappare. Forse perché monotone, forse perché senza nessuno con cui passarle. Ma non per me, perché che sia Lunedì o Domenica non c'è differenza. Sono soltanto giorni che si susseguono a rilento ed in disordine, senza mai lasciar niente che valga la pena di vivere o ricordare.
Stasera l'aria sembra essere diversa dal solito, mentre mi muovo tra i rumori del traffico e con gli sguardi addosso. Sguardi di chi non sa, sguardi di chi giudica senza conoscere. E io cammino per la mia strada, che dei loro pregiudizi poco importa, con il telefono spento in borsa. Che per me è un giorno come gli altri, ma per altri è un giorno in cui si sentono tenuti a risorgere dalle loro vite ben separate dalla mia, solo per dei finti auguri.
Auguri che non sono disposta ad accettare, e dei quali ho sempre fatto a meno. Auguri senza alcun valore da parte di chi per vent'anni non si è mai preoccupato di conoscere il mio libro o colore preferito, da chi non ha mai capito i miei silenzi e non ha neanche tentato di farlo. Da parte di gente che ha sempre dato per scontato la mia esistenza, pensando di avermi conosciuta ma che in realtà non lo ha mai fatto.
Non me ne faccio niente di una chiamata da parte della donna che per vent'anni non ha mai accettato il ruolo di madre, che ha sempre preferito i soldi ed una bottiglia di vino alla sua unica figlia. E quindi il telefono sta bene lì dov'è, irraggiungibile da false voci ed emozioni inesistenti.
Mi fermo davanti una massiccia porta di metallo, busso quattro volte e si apre. Non mi sorprendo nel vedere la figura dello stesso ragazzo con cui poche ore fa ho condiviso il letto. È in questo locale che ci siamo conosciuti, ed è qui che lavoriamo dal Martedì alla Domenica, condividendo la maggior parte dei turni.
Non mi bacia, non mi sfiora, un semplice cenno. È il nostro tacito accordo. Dylan si scansa ed io entro nel retro del locale, già da qui riesco a sentire l'odore di birra e altri diversi alcolici. Supero anche i camerini delle ballerine, e i ricordi della prima volta che sono entrata qui si fanno spazio nella mia mente.
Ero arrivata da pochi giorni, con solo una valigia e nient'altro in mano. Il costo da pagare per la mia libertà era un compromesso: vivere in una casa da condividere nei week end con il mio fratellastro e occuparmi delle mie spese. Niente prestiti, niente favori da una famiglia che non volevo più, e che non mi aveva mai voluta. Mi si era presentata l'occasione dal nulla, e l'avevo colta al volo, con niente da perdere e niente di troppo da guadagnare. E ho iniziato così a lavorare in questo locale per adulti, un susseguirsi di sere che passo a versare alcol e ignorare sguardi languidi di persone ubriache.
Ricordo anche quello che c'era prima, i momenti prima della partenza. Quei momenti in cui l'unica cosa che faceva sì che mi alzassi dal letto era la voglia di andarmene lontano da menzogne e false accuse, lontano da una vita di inganni e materialismo. Lontano da ricordi e voci. Lontano da perdite che ignoravo avrei portato con me.
Ricordo gli scatoloni nell'angolo di una camera che non ho mai sentito mia, ricordo me in piedi al centro di una stanza ormai vuota fissarli senza che niente riaffiorasse. Niente rabbia, niente tristezza.
Non me ne importava nulla che i miei diciotto anni di vita fossero ridotti a dieci inutili scatole. Mi chiedevo se fosse normale, o quando era stato il momento esatto in cui avevo smesso di lottare e avevo iniziato a sopportare. Poi l'immagine di quella stanza buia e umida tornava, il dolore lancinante che provai al ventre si fece così vivido da dover trattenere un urlo. E mi servirono da risposta. Mi dissi che non valeva la pena starsene a rammentare con nostalgia una vita che aveva smesso di appartenermi da tempo, una che non avevo mai considerato tale e conoscenze che si erano rivelati castelli di carta. Divenni consapevole del fatto che in realtà è quello che le persone normali fanno: pensano ai momenti felici, alle vecchie avventure e alle persone con cui si condividono dolci ricordi. Li rammentano con un po' di amaro in bocca ma con il sorriso sulle labbra. Ma non io, che la normalità non mi è mai appartenuta.
E poi è difficile provare nostalgia per qualcosa che non si ha mai avuto, la nostalgia è fatta per chi ha dei bei ricordi da custodir gelosamente ed io non faccio parte di quel gruppo di persone. Tutto ciò che riguarda la mia vita dai sei anni in poi vorrei cambiarlo, o dimenticarlo. Ma entrambe le cose sono impossibili da fare, così mi limito a rinnegare.
Che potrei essere definita in tanti modi dalle persone, che potrebbero pensare di sapere. Ma nessuna di loro potrebbe mai sapere davvero. Perché ciò che a volte le persone ignorano è che per perdere la propria vita, o meglio il controllo di essa, non bisogna necessariamente morire. E quando succede, smetti. Ti limiti ad esistere e basta, perché non c'è altro da fare. Perché di forze per trovare qualcosa da fare, non ne hai più.

Past. || l.h.Where stories live. Discover now