37. Moicana

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MARTEDÌ 15 MARZO

Quando stamattina ho buttato l'occhio fuori dal lucernario della mansarda, il mio piumino bordeaux cento grammi mi è sembrato un po' troppo invernale per i raggi del sole che per poco non perforavano il vetro sporco, però non appena ho messo il naso fuori casa, l'aria frizzante di inizio primavera mi ha fatta ricredere. Odio quando il clima cambia ripetutamente, perché mi costringe a ripensare i miei outfit da capo, a Damiano invece i cambi di stagione probabilmente piacciono, e il sole di stamattina deve aver confuso anche lui, sicuramente non si aspettava questo freddo quando ha deciso di lasciare a casa il suo giacchetto di jeans sbiadito per affidarsi completamente ad un maglioncino a collo alto, grigio topo. Nel momento in cui lo vedo, appoggiato ai soliti tre mattoni in via di Bravetta, con il mozzicone quasi finito tra le labbra, devo sforzarmi immensamente per non arrossire, mentre abbasso gli occhi sulle mie Puma e inspiro profondamente. Due giorni fa le sue labbra hanno toccato le mie e non riesco a levarmi questo pensiero dalla testa. In questo momento sento che se anche il mondo intero si impegnasse a farmi perdere il sorriso non ci riuscirebbe: c'è Damiano a tirarmi su, con i suoi sorrisi storti e le sue labbra umide. Ieri non ci siamo visti perché lunedì io entro alla seconda ora e lui esce alla quarta, in più nell'intervallo non ci siamo incontrati per colpa della mia professoressa di inglese che ci ha tenuti in classe oltre il suono della campanella. Se speravo che questo potesse aiutare a schiarirmi le idee prima di ritrovarmelo davanti in tutto il suo splendore mi sbagliavo di grosso, perché sono qui e ancora non ho idea di come mi devo comportare. Quando giungo al suo cospetto e lui alza lo sguardo, liberandosi delle auricolari e gettando lontano il mozzicone spento, non so che fare e tremulo un 'ciao', pronta per incamminarmi su sulla scalinata, senza baci, abbracci e sdolcinatezze di alcun tipo.

"Fai pure con carma eh" sibila lui ironico con un sopracciglio alzato, mostrandomi l'ora sul telefono, interrompendomi prima che voli via in classe come una farfalla spaventata. Non è tanto più tardi del solito, e soprattutto uno o due minuti di ritardo in più del solito non sono niente di sconvolgente se si considera lo scarso riguardo che ha Damiano per qualunque cosa abbia a che fare con la scuola e i suoi rigidi orari mattutini, ma io comunque lo guardo colpevole e gli faccio segno di entrare, convinta che sia preoccupato per la reazione che avrà il professore di turno al suo ingresso in classe. Lui invece mi blocca un polso, stringendolo sopra il piumino sottile, e sorride sghembo portandomi un po' più vicina al suo petto, a contatto con la lanetta del suo maglioncino.

"Tre anni che sogni de limonà co' mme e mo non sfrutti l'occasione?"

I suoi occhi sono piantati nei miei e prego perché affoghi nel blu dell'oceano abbastanza da perdersi il rossore che dopo questa frase si è diffuso sul mio viso leggermente sconvolto.

Aò, ma che stai a dì? Che ne sai di cosa sogno 'a notte?

...Ma chi ce casca.

La sua frecciatina finisce solo per illudermi, perché dopo un ulteriore ammiccamento lui gira i tacchi indifferente.

La mattinata scorre lenta come lo shampoo quando sei alla fine del tubicino, e la campanella del primo intervallo, per quanto snervante e fastidiosa, ha un suono soave se penso che finalmente posso alzarmi da questa sedia. Mentre i miei compagni si scaraventano fuori in gruppo, io mi trascino pigramente fino alle finestre per spalancarle, deridendoli mentalmente per tanta fretta. Affacciandomi distrattamente scorgo Margot e Marco, avviarsi veloci verso il retro del cortile, lei con una sigaretta già posizionata tra le labbra e lui che rolla tranquillamente la sua con le dita, il filtro in bocca e il tabacco che spunta dalla tasca della felpa. I capelli di Margot, legati in uno chignon sopra la testa, sembrano un nido di rondini quando li raggiungo in cortile mezzo minuto dopo, con ancora il fiatone per via delle scale che ho percorso velocemente (in tutta la mia incoerenza) e il maglione a trecce bordeaux ancora stretto in una mano pronto per essere infilato. Se nell'ultimo periodo ero stata piuttosto schiva nei loro confronti, improvvisamente mi ha colpito un senso di rivalsa: non ho alcuna intenzione di dir loro del bacio con Damiano, ma ora che so che la mia amica si era sbagliata sul nostro conto, mi sento meno in difetto del solito.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneWhere stories live. Discover now