25. Un incontro indesiderato

1.3K 53 29
                                    


DOMENICA 10 GENNAIO 2016

Prima di partire per questa gita mi sono chiesta come avrei fatto a sciare praticamente per sette giorni di seguito, mattino e pomeriggio, quando il massimo che faccio di solito è andare tre o quattro volte in tutta la stagione. In effetti già dal terzo giorno in poi la maggior parte di noi crollava nel letto subito dopo cena, con i muscoli a pezzi e gli occhi che non aspettavano altro che potersi godere il buio pesto delle nostre camere. Anche oggi però, mentre con Alessandro saliamo sulla prima seggiovia, all'alba delle otto e dieci, l'aria tersa come non mai, il pizzicare del vento sulla piccola porzione della mia pelle non coperta da strati di tessuto, è in grado di svegliarmi come una doccia gelata, un vero e proprio antidoto per la sonnolenza mattutina. Io e lui abbiamo avuto modo di parlare di più in questi giorni, prendendo quasi sempre la seggiovia insieme, io nel posto a sinistra e lui in quello a destra; i nostri discorsi vertono per lo più sulla pallanuoto, lui adora parlarne – o più che altro su questo argomento non è taciturno come su tutto il resto – e a me piace starlo ad ascoltare, mentre mi racconta delle partite, dei campionati in giro per l'Italia, delle scomodità delle lenti che è costretto ad indossare durante gli allenamenti, fin da quando è piccolo, per via della sua miopia. Ho scoperto di avere un debole per il modo che ha di pronunciare la s – un po' troppo simile a Jovanotti – per i suoi occhi verde limpido e le sue spalle enormi, e per il fatto che se non ha nulla da dire, e capita spesso, lui sta zitto, e ti puoi godere il frusciare dell'aria gelida di montagna sulla superficie del casco, senza inutili interruzioni.

" 'Nnamo da Mimmo stasera, ci sei?" mi domanda quando ormai siamo quasi giunti alla fine della seggiovia, cogliendomi stranamente di sorpresa, con questo cambio repentino di argomento.

Il cielo che sovrasta i campi da sci oggi è privo di macchie e sbuffi di nuvole, è completamente e interamente azzurro, assomiglia ad una tela su cui è stata scaraventata una tonnellata di tempera, con un pennello gigante. Quelle strisciate di colore vivido sembrano far scintillare la superficie verde delle iridi di Alessandro, che sta per tirar giù di nuovo la maschera e su la sbarra protettiva della seggiovia. Durante le serate passate i professori ci avevano tenuti reclusi in casa alpina dopo le undici di sera, in sala giochi oppure direttamente nelle nostre camere, ma a quanto dice lui pare che verso fine settimana bianca concedano sempre una o due serate fuori, e quel momento pare essere finalmente arrivato. Un po' come in una gita ad un qualche museo, metà del corpo insegnanti presenti verrà con noi al pub, "da Mimmo" come l'ha chiamato Alessandro, per cui saremo comunque sorvegliati, ma il mio vicino di seggiovia, che ha come compagni di squadra alcuni ragazzi più grandi, iscritti al Montale, mi racconta – visibilmente orgoglioso di potermi dire qualcosa che non so – che negli scorsi anni i professori avevano sempre fatto finta di non vedere quando i ragazzi bevevano o avevano atteggiamenti un po' ambigui, salvo che qualcuno di loro non esagerasse troppo con l'alcol. Per cui era più o meno come se non ci fossero.

"Per Damiano 'n compleanno senza bere n'è un compleanno... stasera recuperiamo" afferma per poi lasciarsi andare ad una delle sue risate baritone e profonde, che potrebbero rimbombare per tutta la montagna e far venire giù una valanga. Quando avevo convinto il cuoco a preparare la cheesecake, avevo pensato anche di far portare uno spumante, ma sapevo che difficilmente me l'avrebbero consentito. Ad ogni modo la reazione di Damiano alla sua torta di compleanno era stata anche meglio di ciò che mi aspettavo: era felice e sorrideva, tanto.

"No vabbè regà! La mia preferita" aveva ammesso ingenuamente, osservando allegro il piatto che avevano depositato al tavolo, mentre i camerieri andavano a prendere i coltelli per tagliarla, e io non avevo potuto evitare di sorridere sotto i baffi. Non aveva intuito nulla e io l'avevo fatta franca.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneWhere stories live. Discover now