6. Le panche

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Le panche di cui parlava Damiano poco fa sono due strutture in legno, mezze distrutte e piene di scritte, che insieme ad un tavolo da picnic sono gli unici oggetti che si distinguono nel bel mezzo del nulla, circondati da una distesa verde con chiazze marroni e qualche albero tanto grande da coprire alla vista quasi metà cielo. Nel momento in cui io e Marco raggiungiamo il gruppetto, capisco immediatamente il motivo della prima espressione perplessa che mi aveva rivolto Marco quando gli avevo proposto di andare con lui, e capisco anche perché lunedì scorso, dopo la mia solita oretta in piscina ho visto Damiano sgommare via sul suo scooter, o il motivo che stava dietro alle parole che sua madre ha rivelato alla mia confidandosi. Mi imbecco per la mia ingenuità, deglutendo fugacemente, mentre lui, vedendoci arrivare, fa un segno di saluto e lascia fuoriuscire dalle labbra una nuvoletta di fumo, talmente densa che per qualche secondo il suo viso viene completamente coperto da un velo bianco e candido. Sento la lingua asciugarsi e la sensazione di essere completamente fuori posto dilagare dentro di me, mentre realizzo che è qui che si incontrano, probabilmente tutti i pomeriggi, per fumare erba dopo scuola.

Non appena ci sediamo, Marco imbecca Damiano, che sta rovistando nella sua sacca alla ricerca di qualcosa.

"Damià calcola che ce deve bastà per domenica"

"per la festa la porta Chicco"

"No zì, non se ne parla. Fa schifo la ganja di Chicco, sei l'unico che riesce a fumare quel rifiuto"

"Ma non è vero è buona..."

"Buona? Ma stai fuori de testa Margherì?"

"Niente da fà zì, Chicco ha promesso a Mentucci che porta tutto lui, perciò 'n se discute"

Il tono categorico di Damiano, mentre si impossessa di nuovo della canna per fare un lungo tiro, impone il silenzio al gruppo, almeno per qualche secondo; Marco e Margot si scambiano uno sguardo complice ed è nuovamente palese che hanno capito qualcosa che a me è sfuggito, come lo è anche il fatto che non smetterò mai di sentirmi un'estranea fra di loro, così poco informata sui fatti della scuola da non sapere neanche dell'esistenza di Mentucci e del suo diciottesimo, prima di qualche giorno fa.

"Ma Chicco lo sa sì che Mentucci se ne sbatte di chi la porta? Daje Damià, sappiamo tutti e due che non gliela dà comunque, è solo uno l'uccello che ha in testa e andrà cinguettando alla ricerca di quello tutta la sera"

"Hai presente Federica Mentucci? – mi chiede Margot dopo aver intercettato il mio sguardo confuso dalle parole di Marco dato che fino a poco fa pensavo parlassero di un ragazzo; si sporge verso di me estraendo il telefono dalla tasca – ti faccio vedere"

"Ed è il tuo, zì" sento concludere Marco che non ha badato a noi, mentre io bado a Damiano, che si limita a rispondere con un sorrisetto compiaciuto. Margot scorre le foto sul profilo Instagram di una Federica dalle labbra molto carnose, le gambe molto lunghe, e un seno molto prominente. Brevemente è una ragazza che ha molto di tutto – a essere sincera non mi sembra minimamente alla portata di Chicco – deve essere una ragazza del quinto al Montale.

"Lasciamolo fare, io ho già avuto il mio turno e in più ho altro per la testa adesso zì" ribatte Damiano, cedendo nuovamente la canna a Marco, mentre Margot è rimasta di stucco quanto me, e quindi perde il suo turno.

"Oi, dammi qua! – strilla fregandogliela dalle dita – sarebbe?" domanda alla fine, non riuscendo a contenere la curiosità. Se io mi sono persa più che altro nella realizzazione che Damiano ha frequentato la Mentucci, una ragazza bellissima, di due anni più grande di me e che con me non ha proprio nulla in comune, Margot sembra focalizzarsi su tutt'altro, e da come Damiano fa il vago, scrollando le spalle, sembra che l'obiettivo fosse esattamente questo.

Damiano | Limerenza e Dissimulazioneजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें