l o o k a l i v e , s u n s h i n e.

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Silenzio, solo silenzio dentro quell'aula. Tutti gli alunni presenti stavano eseguendo la loro verifica scritta.

Solo un piccolo tintinnio risuonava all'interno di quella stanza: la Dattilobraille del piccolo quindicenne seduto ai primi banchi.

Oramai dopo anni di scuola i suoi compagni si erano abituati a quel rumore -all'inizio fastidiosissimo- ma non era colpa sua se doveva per forza scrivere con quella.

Frank Iero semplicemente non vedeva, fin dalla nascita non era mai stato capace di vedere nulla.

La madre, quando seppe dai dottori che il suo pargoletto era cieco, era così triste e abbattuta.

Ma non demorse, aveva finalmente dato alla luce un bambino dopo tante e tante volte che aveva tentato e ritentato.

Frank non aveva proprio una vita normale, per quanto ci provasse.

In tre anni di scuola superiore si era fatto solamente un'amica, non che gli altri lo discriminassero per il suo essere, ma non a tutti piaceva stare con persone così.

Secondo i compagni di classe di Frank, essere amico suo voleva dire dover stare per tutto il tempo sull'attenti per evitare che questo si faccia male o che sbagli strada per tornare a casa.

Jamia era l'unica persona in quella classe che era diventata amica di Frank.

Gli stava sempre accanto, lo aiutava coi compiti a casa, a studiare, gli faceva compagnia pomeriggi interi e lo accompagnava ogni giorno a casa dopo scuola.

Insomma, gli voleva davvero bene.
Era sempre stata al suo fianco sin dal primo anno di liceo. Non per pena o per altro, Jamia e Frank andavano molto d'accordo.

Condividevano passioni, la musica ad esempio.
Si trovarono fin da subito in sintonia tra di loro, anche se Frank non ha mai visto Jamia sa più o meno, tramite il tatto e alcune sue descrizioni, com'è fatta.

Frank non era mai stato innamorato, non avendo rapporti con chissà quante persone non aveva mai avuto occasione di provare certi sentimenti.

Jamia? Oh no no, lei per lui era solo la sua migliore amica, l'unica che gli era sempre stato accanto e così era anche per lei.

Il compito in classe che quel giorno stavano svolgendo, andò bene. Frank era bravo a scuola, tranne che in matematica. Quella non la sopportavo per niente.

Lui la matematica non la capiva proprio, era troppo complicata secondo lui.

"Al diavolo la matematica!" Esclamava ogni volta che, con Jamia, ripassava l'infinito di regole che questa costituiva.

"Frank studia!" Rispondeva sempre Jamia, con rimprovero nella voce, ma in fondo Frank sapeva che lei scherzava, sentiva sempre l'accento di risata alla fine della frase.

Il giorno dopo quel test, a scuola arrivò un nuovo studente, nella loro classe.

"Uhm, sono Gerard. Gerard Way." Disse in un sussurrò il ragazzo, palesemente in enorme disagio.

La professoressa gli indicò un posto libero, di fianco a Jamia e dietro Frank, nel quale lui si sedette senza dire una parola.

Subito dopo, l'insegnante riprese a spiegare.
Spiegare quella materia che Frank tanto odiava: matematica.

Nella quale Gerard era molto bravo, come si era potuto notare quando la professoressa l'aveva chiamato alla lavagna per sapere a che punto di studio fosse.

A lezione finita, Jamia stava tranquillamente riordinando la propria borsa, restando poi seduta in attesa che tutti gli alunni avessero lasciato l'aula.

ONE SHOT.Where stories live. Discover now