12. Un colpo alla banca del seme e uno alla botta e via

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Enrico è a casa da solo, ha già finito i compiti ed è in soggiorno a controllare Instagram.
Sul giradischi c'è Punk.
Lui sta lì a scorrere la home e ogni tanto apre WhatsApp per rispondere a Checco.
Parlano di cazzate, di musica, del campionato e del basket.
Il volume delle casse è quasi al massimo e Enrico non sente i suoi arrivare.
Suo padre entra come una furia e toglie il vinile dal giradischi strisciandolo.
«Papa!»
«Devi usare il mio giradischi? DEVI USARLO!?»
«No... Ma non facevo niente di male.»
«NON MI INTERESSA! NON LO DEVI USARE!»
Spezza a metà il disco e, insieme alla custodia, lo lancia addosso al figlio.
Enrico rimette il disco rotto nella scatola e lo ripone su una mensola mentre una lacrima gli riga la guancia.
Vorrebbe fumarsi una canna, ma non ha erba e si deve accontentare di una sigaretta, due sigarette.
Finisce di ascoltare Punk con le cuffie nelle orecchie.
Checco e Berto non rispondono ai suoi messaggi.
Si sente solo ancora una volta.
Si stende sul letto.
Non è triste o arrabbiato, non sente queste emozioni, non sente nessuna emozione. È vuoto.
Il giorno dopo va a scuola, lo hanno cambiato di classe, ma ha mantenuto gli stessi professori, i compagni sono meno cagacazzo.
La sua vicina di banco sembra anche simpatica, si chiama... non lo sa il suo nome, non l'ha ancora chiesto, i prof chiamano tutti per cognome e lui non parla molto con i compagni.
Va a casa, neanche il tempo di togliersi il giubbotto che subito suonano.
Checco è lì con delle buste del Take Away cinese.
Il ragazzo appoggia il pranzo sul tavolo in cucina.
«Oggi ti faccio mangiare bene.»
«Quanto hai speso?»
«Non tanto, tranquillo.»
«Dai. Quanto ti devo?»
Si siede sul tavolo con un sorrisetto bello bello.
«Vediamo... Mi devi esattamente... Un bacio.»
Enrico si avvicina e salda il debito.
Mangiano insieme, poi si buttano sul divano a guardare la partita.
Vanno un camera di Enrico e giocano a smash.
Carota vince tutto.
«Non è possibile che tu vinca sempre! Ma quanto ci nerdi?»
«Non ci nerdo! Sono solo bravo in tutto!»
«Come no!»
«Dai se vuoi ti faccio vincere la prossima.»
«Oh, no! Non ci sarà nessuna "prossima".»
Checco solleva Carota e lo butta di peso sul letto poi si stende sopra di lui.
Gli stampa un bacio poi inizia a fargli il solletico sui fianchi.
«Hahah ti prego smettila!»
«No! Stavolta vinco io!»
«Hahah ti prego! Mi arrendo! Mi arrendo!»
Checco la smette, ma non si alza.
Resta sopra di lui a guardarlo negli occhi.
Inizia a baciarlo.
Prima sulle labbra per sentire il suo sapore, poi scende sulla mascella, sul collo, sulla clavicola.
Gli lascia molti segni rossi.
Gli toglie la maglia e si toglie la sua.
«Ti amo.»
Fanno sesso un'altra volta.
Stanno entrambi tremendamente bene.
Restano un po' nel letto e Checco gioca con i capelli di Carota.
Quando si alzano Enrico va a guardarsi allo specchio guardando tutti i succhiotti che ha sul collo e sulla clavicola.
Francesco lo abbraccia da dietro e inizia a baciarlo sul collo.
«Potevi evitare di farmi tutti sti succhiotti però!»
«No che non potevo, adesso tutti sapranno che sei occupato e che non ci possono provare.»
«Non ci proverebbero comunque.»
«Io scommetto che hai la fila.»
Si gira verso di lui.
«L'unica persona in fila ha già raggiunto la cassa.»
Lo bacia.
«Carotino, ora è tardi. Devo andare.»
«Ok.»
Si rivestono, si danno un altro bacio davanti alla porta poi Checco esce.
Enrico si prepara qualcosa e cena in camera perché i suoi sono in cucina.
Dopo cena esce.
Con la sigaretta e le cuffiette cammina verso il bar.
Fa un freddo del diavolo e per fortuna ci mette poco a raggiungere il locale e a prendere posto assieme a Berto.
Restano lì a parlare un po' del più e del meno e della partita che hanno visto quel pomeriggio.
Alberto vede i segni dei 'baci' lasciati da Francesco.
«Te li ha fatti Checco quelli?»
«Sì. È un problema?»
«Sì, lo è. E fidati mi dispiace. Mi dispiace tanto.»
«Devo sapere!»
«Hai ragione, hai ragione devi sapere tutto.»
«Quindi?»
Controlla un momento il telefono.
"Ora torna a casa e fai la strada che passa per il parco."
"Perché?"
"Perché così saprai."
Enrico esce, inizia a camminare con la sigaretta in bocca, come sempre.
Gira a destra invece che proseguire dritto e arriva al parco.
È buio, ma i lampioni illuminano tutto ciò che c'è da vedere.
Il precario equilibrio che si era costruito con il tempo viene demolito dalla stessa persona che lo aveva aiutato a metterlo in piedi.
Corre via distrutto.

Amarsi Male                  ~Lo Stato Sociale [completa] Where stories live. Discover now