6. Puoi percepire il mio distacco dal concetto di contento

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Enrico vorrebbe parlare con qualcuno di Francesco, ma non ha nessuno con cui farlo.
Il giorno dopo, quando esce da scuola, inizia a squillargli il telefono.
Alberto C.
Lascia squillare, gli piace la sua suoneria.
Si sforza di mangiare qualcosa, ma non ci riesce.
Va in camera e si spoglia, poi va in bagno a pesarsi. È dimagrito ancora.
Apre lo specchio e si guarda.
Riesce a contarsi tutte le costole.
Sembra un piccolo fantasma, davvero piccolo, davvero fantasma.
Si fa schifo.
Chiude l'armadio e apre il primo cassetto.
Sta steso sul letto con la cicca in bocca e gli auricolari nelle orecchie.
Il telefono sul comodino squilla di nuovo.
Sempre Alberto C.
Ascolta ancora la sua bellissima suoneria.
La Playlist finisce e cala il silenzio.
Inizia a sentirsi male.
Gli viene da vomitare, ma non ci riesce perché non ha mangiato nulla.
Gli viene da piangere, ma non riesce a fare neanche quello.
Inizia a singhiozzare, sente gli occhi umidi e gonfi, ma le lacrime non scendono.
Inizia a tirare pugni sul muro, va a tempo con i pensieri.
Non sei capace a tenerti gli amici.
Non sei capace a tenerti la ragazza.
Non sei capace a mangiare.
Non sei neanche capace a piangere.
Non sai fare niente.
Non so fare niente.
Non sei niente.
Non sono niente.
Tira altri due pugni, più forti, il muro si colora di rosso.
Prende il telefono con le mani che tremano.
Non scrive niente, invia solo la posizione al drago e aspetta, con gli occhi gonfi e le lacrime che non vogliono scendere.
Dopo 10 minuti suona il campanello.
Va ad aprire con le braghe grigie della tuta, una maglia bianca a maniche corte troppo grande per lui e il braccio che sanguina.
Francesco vede la faccia rossa del suo amico(?)
Entra in casa, si toglie il cappotto e senza dire niente lo abbraccia.
Lo stringe forte, quasi dovesse ucciderlo, e invece gli sta salvando la vita.
Vanno in camera e si chiudono dentro a chiave.
Enrico abbraccia Francesco e gli sporca la felpa di sangue.
Gli appoggia la faccia sulla spalla e finalmente riesce a piangere, mentre Checco gli accarezza piano la schiena.
Dopo un po' si stacca e Francesco gli asciuga le lacrime.
«Hey, guardami.»
Ma Enrico non riesce ad alzare la testa e a sostenere il suo sguardo.
«Hey, andrà tutto bene, sistemeremo tutto.»
«No. Non ce la faccio più.»
«Non sei da solo.»
Enrico abbassa ancora lo sguardo e si lascia cadere addosso a Francesco che lo stringe con un braccio.
Dopo qualche minuto si staccano.
«Io... Mi... Mi dispiace per la tua felpa.»
«Tranquillo, un po' di acqua fredda e andrà via.»
«Perché sei venuto?»
«Te l'ho detto, sono testardo e mi sono messo in testa di aiutarti.»
«Grazie...»
Restano un po' in camera con la musica accesa mentre Enrico fuma l'ennesima sigaretta della giornata.
«Non dico di smettere di fumare, ma dovresti cercare di diminuire un po' le cicche. Quante ne fumi al giorno?»
«Non le conto saranno un pacchetto o due.»
«Amico, sono tantine sai.»
«Lo so.»
«Senti... Posso chiederti dei tuoi genitori?»
«Che genitori? Non credo si ricordino nemmeno di me, non sono mai a casa e se ci sono o si urlano dietro o scopano.»
«Mi dispiace.»
Restano in silenzio per bel po', poi il telefono di Enrico suona, Alberto C, rifiuta la chiamata.
Francesco guarda l'ora, le 8 di sera.
«Se ti cucino qualcosa io mangi?»
Lo guarda con un mezzo sorriso.
«Sì.»
Il frigo è quasi vuoto, Checco prepara un frittata, fa porzioni uguali per entrambi.
Iniziano a mangiare ed Enrico si ferma prima di aver finito.
Smette di mangiare anche Francesco.
«Tu non hai fame?»
«Ho moltissima fame, ma mangio quello che mangi tu.»
«Ma...»
«Se non mangi mi farai morire di fame.»
«Così non vale. Giochi sui sensi di colpa.»
«Dai, fai il bravo bambino e mangia tutto.»
«Ma, hahaha. Ti odio.»
«Haha, non è vero.»
Enrico finisce di mangiare.
Tornano in camera e si siedono sul letto.
Dopo un po' Enrico esce per andare in bagno e Francesco resta solo nella stanza.
Si mette a frugare in giro e trova un po' di lamette, le prende tutte e le mette nella sua sacca.
Quando Enrico torna ha di nuovo gli occhi rossi e in testa il pensiero fisso del mondo di merda.
Francesco lo abbraccia un'altra volta, pensa sia come si abbracciano i fratelli, ma non lo sa per certo, non ha mai avuto fratelli.
E quello non è un abbraccio tra fratelli.

Amarsi Male                  ~Lo Stato Sociale [completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora