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Era notte fonda. La casa era silenziosa e buia. Martinel, completamente vestito era in piedi accanto al letto che la guardava. Si chinò lentamente e diede un bacio sulla fronte a Sofie che stava dormendo nel letto, poi si girò silenziosamente per uscire dalla stanza. Un agente gli aveva comunicato che il sospettato era uscito dal suo appartamento. Si era vestito cercando di non svegliare sua moglie, fortunatamente Sofie metteva i tappi nelle orecchie perché diceva che lui russava e spesso la notte la disturbava e non la faceva dormire. Sulla porta della camera si girò nuovamente a guardarla. Sorrise, Sofie era tutta la sua vita. Con passo veloce andò nel suo studio per prendere la pistola d'ordinanza. La controllò e la mise nella fondina sotto l'ascella sinistra e uscì di casa, un'auto con due agenti era già ferma lì davanti che lo attendeva. Sapeva che Lafitte era già sul posto, nel tentativo di preparare una trappola al killer. Quando in mattinata gli aveva comunicato i suoi sospetti e la sua sensazione che sarebbe successo qualcosa quella notte, gli aveva anche accennato ad un'idea che gli era venuta in mente. Una trappola che avrebbe permesso di catturare il sospettato con le mani nel sacco. Conosceva bene Lafitte e le sue capacità, si fidava di lui, quindi aveva acconsentito e visto che il sospettato, uscito di casa, stava recandosi sul luogo sembrava proprio che il suo vice non si fosse sbagliato. Entrò in auto e appena partì, prese il cellulare per chiamare Jean. Aveva decisamente un'ottima squadra al suo servizio.

***

Appena partì il motivetto della suoneria preimpostata, Jean aprì gli occhi e prese il cellulare dal comodino. Il nome che comparve sullo schermo non prometteva nulla di buono

"Martinel" sospirò

«Pronto ispettore»

«Il nostro uomo è uscito di casa»

Si girò verso Eliane sdraiata accanto, non voleva lasciarla da sola, non quella notte, ma non aveva altre possibilità doveva andare «sta andando ai giardini?»

«Si, Lafitte è sul posto»

«Chi c'è con lui?»

Lei aprì gli occhi e si avvicinò a lui

«La squadra di sorveglianza e io con altri due uomini stiamo raggiungendoli sul luogo»

«Arrivo immediatamente» disse guardando Eliane al suo fianco, che lo guardava con tristezza. Non poteva lasciarla, l'avrebbe portata con sé, non l'avrebbe lasciata per nulla al mondo. Non quella notte. Dopo tutto quello che era successo e dopo che era stata così male. Non poteva restare da sola

«Lafitte gli ha preparato un'imboscata, sperando di riuscire a catturarlo» continuò l'ispettore

«Dieci minuti e sono lì»

Riagganciò.

«Preparati» disse rivolto verso di lei «vieni con me»

***

La notte fredda non lo avrebbe fermato. Entrò nel sottopasso come aveva fatto nel pomeriggio, sapeva di trovarlo lì, aveva visto le sue cose quando ci era passato qualche ora prima. Camminava piano cercando di stare attento a dove metteva i piedi illuminato solo da una debolissima luce gialla in alto sul soffitto. Più o meno a metà del sottopasso lo vide sdraiato sotto alcune coperte e pezzi di cartone. Sorrise. Continuò a camminare fino all'altra uscita. Si fermò a guardare i giardini deserti. Fece due profondi respiri gustandosi il freddo della notte. In lontananza sentì il latrato di un cane. Girò lo sguardo più volte per essere sicuro che non ci fosse nessuno, poi ritornò sui suoi passi verso l'interno del sottopasso. Arrivò nuovamente vicino a quel copro inerme. Si tolse la custodia della chitarra dalle spalle e l'aprì estraendo la bottiglia di benzina che aveva portato. Svitò il tappo e prese l'accendino dalla tasca del giubbino. Nel momento in cui stava per versarla sull'uomo steso a terra, questi si alzò con una velocità sorprendente puntandogli contro una pistola

«Enrich Fournier la dichiaro in arresto» urlò il vice ispettore Lafitte vestito come un clochard

Enrich restò come paralizzato dalla sorpresa, con la bottiglia in mano spaventato vide sbucare dalle due entrate del sottopasso alcuni uomini con in mano delle pistole puntate verso di lui. Da dove erano spuntati? Era ancora confuso vedeva gli uomini avvicinarsi sempre di più e il finto clochard con la pistola in pugno pronto a sparare. Lui era la mano di Dio, possibile che Dio gli avesse voltato le spalle? Poi capì. Fu un lampo. Improvvisamente tutto gli apparve chiaro nella sua mente. Sapeva esattamente cosa doveva fare, cosa voleva Dio da lui. Non gli aveva voltato le spalle, lui era la sua mano sulla terra. La fiamma dell'accendino che aveva nelle mani comparve nell'istante in cui si versò addosso la benzina. Fu un movimento velocissimo, una frazione di secondo, un istante e il suo corpo prese fuoco illuminando la piccola galleria come una torcia enorme.

***

Arrivarono ai giardini giusto in tempo per vedere la luce rossa delle fiamme illuminare l'ingresso del sottopasso. Improvvisa e accecante nel buio della notte. Fermò l'auto e scese gridando a Eliane di restare nella macchina. Correndo entrò nel sottopasso. La scena che gli si prospettò davanti fu raccapricciante e gli rimase stampata nella mente per parecchio tempo. Non l'avrebbe più dimenticata. Compreso quell'odore forte e intenso di carne bruciata. Un corpo completamente avvolto dalle fiamme stava correndo verso di lui inseguito da altri uomini che cercavano di fermarlo per spegnere le fiamme. Era una torcia umana che gli si stava scagliando contro. Istintivamente prese la pistola senza rendersi conto nella confusione del momento che Eliane dietro di lui lo stava raggiungendo. Tutto si svolse in una frazione di secondo. L'uomo urlando frasi senza senso gli passò accanto gettandosi sulla donna dietro di lui. Jean girò lo sguardo e sparò un colpo per fermarlo, e in quello stesso istante la vide.

«No» gridò rendendosi conto in quel momento che lei era sulla stessa traiettoria del proiettile.

La torcia umana si accasciò davanti a Eliane, che sgranò gli occhi sorpresa e spaventata guardando Jean per un brevissimo istante prima di crollare al suolo, con il sangue che usciva a spruzzi dal suo collo, accanto al corpo dell'uomo che bruciava.

© Dan Ruben

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